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Io venia pien d’angoscia a rimirarti

Creato il 04 marzo 2013 da Atlantidelibri

“O graziosa luna, io mi rammento
Che, or volge l’anno, sovra questo colle
Io venia pien d’angoscia a rimirarti:
e tu pendevi allor su quella selva
siccome or fai, che tutta la rischiari”

1990 per la prima edizione, sotto l’egida di Longanesi, poi nel 1998 toccò a Marsilio proporre il libro con una copertina dai toni molto “licantropeschi”. Ora è nuovamente riproposto da Cavallo di ferro, e torniamo nell’immagine iniziale ad una versione più vicina al romantico plenilunio.
Il libro ripropone il tema del doppio, il classico dualismo Dottor Jekyll e Mr. Hyde, dando vita ad un romanzo epistolare grazie ad un raffinato gioco letterario dal sottofondo apertamente gotico; basato anche su riscontri biografici e filologici ci si troverà così di fronte ad una sorta di apocrifo leopardiano. Perfettamente ricostruito il tono ottocentesco dell’ambientazione, abilmente ritratto dall’autore!

Michele Mari, Io venia pien d’angoscia a rimirarti , Cavallo di ferro

Recanati, 1813. In un austero palazzo nobiliare, il giovane Orazio Carlo tiene un diario nel quale riporta le parole e le azioni del fratello maggiore, Tardegardo Giacomo. Ad attirare l’attenzione del ragazzo è il comportamento misterioso di Tardegardo, che si diletta di poesia e ha tranquille abitudini da erudito, ma è anche roso da una sconvolgente irrequietezza. Si alternano così la rivisitazione della vita e delle opere di un giovane poeta e gli elementi di un romanzo nero, con delitti efferati, strane simbologie e antiche vicende di sangue.
Riprendendo i modi della prosa italiana dell’800 il racconto è l’esecuzione musicale di un apocrifo leopardiano, ed è al contempo un’originale variazione sul tema del doppio, «un apologo misurato ed elegante», ha scritto Lorenzo Mondo  «sulla faccia notturna della vita, sulle pulsioni selvagge che ricollegano l’uomo al tempo delle origini».

mari
La copertina dell’edizione Marsilio

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