Io vi disprezzo #Brindisi

Da Aoirghe

Io non so come si racconta una bomba che scoppia davanti a una scuola.

Da altre parti succede di continuo, quasi un bollettino di morte annunciato – e sappiamo che i bollettini annunciati annoiano i media e assuefanno la gente -, ma da noi, da noi no. Mai. Ammazzare dei ragazzini un sabato mattina, mentre bighellonano davanti al cancello della scuola, è una tragedia nuova, luccicante di una bassezza tanto profonda e fangosa da riuscire impossibile abitarla. Mafia, Sacra Corona Unita, racket, la più variegata gamma di criminalità organizzata, terrorismo: non sappiamo chi abbia messo quelle bombole a gas, chi abbia premuto il tasto del detonatore facendo a pezzi il corpo e l’esistenza abbozzata di Melissa Bassi, chi abbia goduto alla vista di adolescenti ustionati, di libri e sangue e scarpe e genitori con gli occhi avvelenati dall’angoscia più incredula, visto che, in fondo, avevano solo mandato a scuola i propri figli. Non sappiamo i loro nomi, ma li disprezziamo già. Eppure, dentro di me, provo anche un altro risentimento. Si dibatte e batte convulso, mi monta alla testa con una ferocia sanguigna, e ha una direzione precisa: lo Stato. Il nostro beneamato Stato italiano, che da più da vent’anni a questa parte ha fatto del Paese la sua latrina: che ha scherzato con i problemi, rapinato, promesso e non mantenuto, aperto cantieri senza mai chiuderli, fatto della politica una barzelletta, una perdita di tempo, una carriera, il limbo perfetto – e redditizio – per pregiudicati corrotti e dalla cravatte in tono. Cosa c’entra tutto questo con le bombe di Brindisi? C’entra: perché l’Italia è tuttora un Paese dove è possibile ricoprire alti incarichi e ruoli di responsabilità anche se si è stati condannati per corruzione, mafia, falso in bilancio; anche se ci si paga finte lauree e SUV col denaro pubblico, anche se non si ha nessuna competenza, anche se ci si è resi responsabili di una delle peggiori truffe bancarie del secolo, anzi, con un curriculum del genere perché non fare i consulenti finanziari? Io, questo Stato, lo disprezzo. Non è nemmeno più uno Stato, si è dimostrato più una cricca di rapinatori e incompetenti, sostituita ad hoc da rapinatori competenti e più oculati nel mantenere un certo aplomb e una certa buona educazione. Stamattina, a Brindi, è morta una ragazzina di sedici anni e, certo, aspetterò anch’io di sapere chi sia il diretto responsabile di questo scempio. Ma i complici li conosco già, le loro facce popolano il nostro presente. E oggi la mia rabbia è cieca. Come si fa a spiegare? Tre bombe contro una scuola vogliono dire guerra alla sicurezza quotidiana, al cambiamento, a chi stringe i pugni nel dire Mandate i vostri figli a scuola, è il luogo più sicuro, l’unica vera possibilità di sollevare la testa da questi cieli pieni di veleno, e poi non s’aspetta di vedere dei ragazzini saltare in aria così, a bruciare sotto il sole pugliese.

Nel nostro Paese, amante del melodramma e degli abbracci collettivi, siamo molto bravi a piangere, a scavare nelle pagine di Facebook e scoprire che Melissa Bassi era bellissima e aveva capelli da sirena. Ci piacciono le fiaccolate ed “esprimere vicinanza alle famiglie”. Ma ora temo non sia più sufficiente. Dovremmo infuriarci per davvero. Prenderli uno a uno, inchiodarli davanti alle loro responsabilità; imparare un po’ di ferocia. Volere tutta la verità, sempre. Vergognarci. Partecipare. Perché altrimenti la disperazione dell’innocente arriverà a picchi estremi e la violenza, che sempre aborriamo e vorremmo aborrire, diventerà man mano più comprensibile. Non condivido ma capisco. Sarà la distruzione delle ultime basi del vivere civile e la cosa peggiore è che, dopo averle fatte pezzi, ne saremo sollevati.


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :