Lo scorso agosto Iper Orio ha comunicato alle organizzazioni sindacali l’intenzione di procedere al licenziamento collettivo di ben 120 dipendenti per crisi aziendale e conseguente riorganizzazione/ ristrutturazione del punto vendita. La società Iper s.p.a., che gestisce due ipermercati (uno a Orio al Serio e l’altro a Pescara), fa parte di un Gruppo cui fanno capo anche altre imprese (in particolare Iper Montebello S.p.a. e Fiordaliso s.p.a.) che svolgono la stessa attività di Iper Orio e al cui vertice vi è la holding Finiper s.p.a.
Iper Orio ha motivato la richiesta di mobilità riconducendola ad una riduzione degli spazi di mercato e del fatturato, conseguenti anche alla tanto invocata, proprio dalle imprese del settore, liberalizzazione delle aperture domenicali. Una confessione in piena regola: quella che veniva sventolata come la panacea che avrebbe rilanciato i consumi, l’occupazione e la crescita complessiva del settore della grande distribuzione organizzata si è risolta con centinaia, se non migliaia di esuberi del settore. Insomma, uno dei tanti esempi di “razionalità” del mercato!!!
Paradossale è che la società Iper, e il Gruppo di cui fa parte, se da un lato dichiara la crisi, dall’altro persegue e attiva operazioni di valorizzazione tipiche del moderno capitalismo finanziario perché ad una parziale dismissione del core business (rappresentato dalla commercializzazione di prodotti alimentari e non) accompagna operazioni di valorizzazione del proprio patrimonio immobiliare affittando il secondo piano dell’Iper di Orio al Serio al Gruppo Inditex -detentore, tra l’altro, del marchio Zara- e facendo ingenti investimenti in vista di Expo 2015, Iper s.p.a. e la capogruppo Finiper s.p.a., infatti, hanno avviato i lavori per la realizzazione di un ipermercato presso l’ex area Alfa di Arese.
Siamo di fronte ad un semplice antipasto rispetto a quello che sarà il banchetto di Expo: un processo di arricchimento per pochi, di precarizzazione della forza lavoro e di sfruttamento del territorio.
Il Gruppo a marchio Iper sta pensando bene di far pagare la sua riorganizzazione in vista di Expo 2015 ai lavoratori di Orio al Serio, e forse non solo a loro, offrendo un semplice “miraggio” al territorio di Arese, che ha già sperimentato sulla propria pelle la fallimentare politica industriale del ceto dirigente, politico e industriale di casa nostra.
La stessa classe dirigente che, in piena collaborazione o, comunque, senza la minima contrapposizione sindacale, sta perseverando nella gestione dell’ennesima crisi sul territorio lombardo inserendo il “pilota automatico” rappresentato dall’attivazione degli ammortizzatori sociali in deroga (con costi a carico della collettività), senza tentare minimamente di imporre il riassorbimento degli esuberi agli stessi cyborg economici responsabili della crisi/riorganizzazione: il Gruppo Iper e il Gruppo Inditex.
Ai lavoratori di Iper Orio non resta che assumere in prima personale plurale questi ultimi obiettivi, autorganizzarsi e “vendendo cara” la merce-lavoro…
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