Magazine Diario personale
I figli ti regalano il senso dell’immortalità. Sarà questo il moventeantropologico che spinge una moltitudine di persone a continuare a replicarsi, nonostante l’umanità vada rapida verso la debacle totale (menomale che la sinistra ci restituisce il senso della certezza , regalandoci l’ennesima ineluttabile sconfitta elettorale).
Dal primo vagito, i neo genitori vivono ogni processo evolutivo della loro creatura, in modo così struggente e totalizzante (ma consapevole), da dimenticarsi di contare le zampe di gallina che invadono le palpebre. Provate ad affacciarvi nel cortile di una scuola il primo settembre: una schiera di omini spauriti, tremanti e con il moccolo al naso trascinano per mano distratti bambini con lo zainetto sulle spalle.
Ovvero, mentre le chiome si imbiancano, noi siamo troppo impegnati ad imparare di nuovo le addizioni.
Quando il bel biondino con riccio furbo porge per la prima volta alla vostra bella figliola il disegno di loro due chiusi in un grande cuore, voi lo guarderete commosso, forse lo incornicerete, sicuramente lo mostrerete a tutti parenti e amici: intanto la bimba ci avrà già spiaccicato una caccola sopra (adesso lo sta porgendo ad un cane randagio).
Esaltanti gioie, dolori lancinanti.
E così capita (nella vita spesso) di trovare l’amichetta un po’ bulla, che sapientemente elargisce gocce di cattiveria, ferendo l’animo della prole.
- Mamma oggi siamo andati con Flolinda all’orto (ndr Botanico). Siamo saliti su una scala e io sono caduta, le calze si sono rotte e T. ha riso.
- E perché ha riso?
- Perché io sono caduta! Però nessuno dei miei amici rideva, solo T. rideva.
Ora, un genitore serio e maturo, come ad esempio Fabio, direbbe: “Bè Matilde devi dire a T. che non si ride quando un bimbo cade. Perché potrebbe essersi fatto male, quindi deve correre ad aiutarlo”.
Invece un genitore che è uscito da poco dall’adolescenza, portandosi dietro un bel fagotto di sociopatia, dice: “E tu le hai detto che è una stronza? No, perché solo le stronze ridono quando qualcuno cade. Anzi vieni qui, che ti insegno qual è il dito che si alza in queste occasioni.”
Inoltre, nel caso non fosse sufficiente quanto detto, la genitrice vendicativa organizza una festa a casa, invita l’infida, fa partire il motivetto di bennihillishow e le mette lo sgambetto.
T. è antipatica e (lo so che non si dice dei bambini) ma lei è davvero brutta: è colpa della cattiveria che la trasfigura.
Oggi Matilde ha messo gli occhiali, che sono viola e sono belli. Dopo un primo momento di ritrosia, alla fine si è convinta, anche se aveva le lacrime che le giravano in quegli occhi infiniti.
È difficile per lei accettare che la sua immagine da bella e impossibile possa essere intaccata da quell’aggeggio di vetro e plastica, che però adesso è diventato indispensabile.
E a nulla valgono le facce sorprese di chi la vede occhialuta e le dice che è ancora più bella, lei per ora non si guarda allo specchio.
Aggiornamento: -Papà io mi vedo allo specchio, ma tu mi accompagni?
- Certo Mati.
- OO sono brutta.
- Ma che dici, Mati sei bella bella.
- Vabbè. Ma se mi levo gli occhiali l’occhio fugge?
Ho prontamente chiesto alla mamma di Andrea R. (il suo Andrea) di convincere il bimbo a riempire di complimenti la mia pupa (sì lo so che fa tanto: mando i fiori anonimi a San Valentino alla mia figlia zitella, ma tant’è).
Andrea R. anche in quest’occasione ha saputo comportarsi come solo un gentleman sa fare e ha risposto alla madre: - Mamma, ma Mati è sempre bella.-
Ed è questo il motivo per cui io lo adoro.
Ora il mio dubbio è: avrei dovuto avvertire anche la mamma della belva bulla? E se domani T. osa dire che la mia bambola è brutta? Non faccio bene ad organizzare in maniera preventiva e scaramantica la spedizione punitiva per bucare le ruote della genitrice di tale concentrato di malignità?
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