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Il mese del (mio) papà.

Creato il 03 marzo 2015 da Denise D'Angelilli @dueditanelcuore

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OVVERO: come superare magnificamente il mese della festa del papà anche senza avere un papà.

Il mese del papà è il mese più bello dell’anno. E questo post potrebbe anche chiudersi qui.

Nella vita bisogna imparare a sdrammatizzare tutto, sempre, e con gran velocità. Ingoiare i rospi il più facilmente possibile, sorridere a trentadue denti, abituarsi a tutte le novità che questa vita di merda ci mette davanti ogni santo giorno. Figuriamoci se possiamo stare lì, a contare i cocci e a cercare di rimetterli insieme con lo scotch, mentre fuori va tutto così veloce che sembra quasi che siano sempre tutti inseguiti da dei vampiri.

Se siete come me, la primavera vi distrugge. Vi regala una sexyssima voce nasale, un naso smocciolante, rosso, screpolato e dolorante, un simpaticissimo blocco delle vie respiratorie, una lacrimazione continua degli occhi che diventano rossi come i capelli di Florence Welch e una gioiosa sonnolenza che vi fa addormentare a caso sul bus facendovi saltare la fermata. Eppure è così bello poter rimettere il pellicciotto nell’armadio  e uscire senza collant, fumare su una panchina senza rischiare il congelamento del culo e delle mani, andare a prendere una birra alle sette di sera e poter usare i tavolini all’aperto. Se siete come me, però, provate anche un amore spesso imbarazzante per il vostro papà, vi piace anche il suono stesso della parola, avete sempre sognato di trovare un fidanzato a sua immagine e somiglianza, siete state gelose di tutte le sue fidanzate, avete controllato se nel suo portafogli c’era ancora la vostra foto di quando avevate sei anni. La mia foto c’è ancora oggi.

A casa mia il mese di Marzo è sempre stato il mese completamente dedicato alla mia persona preferita, una combo festa del papà più compleanno che mi ha per anni svuotato il portafogli e impiastricciato le mani di colla coccoina e pennarelli. Quattro giorni di tour de force per rendere tutto perfetto: colazioni a letto, libri con dediche, penne stilografiche, confezioni di pocket coffee, torte con scritte imbarazzanti, dischi di Pat Metheny. Ogni anno mettevo tutte le poche forze che la primavera mi lasciava in corpo per inventare modi nuovi e diversi per dirgli grazie, per abbracciarlo fortissimo, per dimostrargli che senza di lui sarei solo un ammasso di ossa buttato sulla Terra per sbaglio.

Diamo tutto per scontato fino a quando qualcosa non viene a mancare. Amore, soldi, salute, persone, felicità. Ti fai pure venire il sangue amaro perché porca miseria, ma il suo compleanno doveva cadere proprio di sabato? Io volevo andare a sentire i Gazebo Penguins. Poi così, puf, niente più bigliettini d’auguri da firmare. Il primo anno senza mio padre ho dovuto fare finta di niente quando un dialogatore di Save the Children mi ha detto “oggi è la festa del papà! Regala una donazione a tuo padre”, poi sono scappata a piagnucolare seduta sul cesso lercio della stazione di Cadorna, il secondo anno ho depennato entrambi i giorni dal calendario e sono stata strafatta (e scusate, ma non me ne vergogno) per i famosi quattro giorni di fila, il terzo anno è quest’anno e ci ho fatto il callo, come i chitarristi quando fanno le prime lezioni. Ho smesso di incazzarmi con le mail della apple che mi diceva che gli ipad erano scontati e che quindi avrei potuto comprarne uno per mio padre, con la commessa della profumeria che voleva per forza farmi acquistare un magico e profumatissimo dopobarba davvero meraviglioso a soli cinque euro perché che fai, il 19 marzo ti presenti a mani vuote? Mi sono abituata e ho iniziato a sdrammatizzare: “signorina, guardi che carino questo bagnoschiuma a forma di macchina Ferrari, lo vuole prendere per suo padre?” “La ringrazio molto, sono sicura che se fosse ancora qui gli sarebbe sicuramente piaciuto ma sa, dov’è adesso mi resta un po’ difficile spedirglielo, credo che mi farebbero nera con le spese di spedizione”. Ho capito che stare dalla parte di chi riceve le domande scomode non è poi così drammatico come credevo, e so incassarle con una classe che Bianca Balti in passerella per Dolce e Gabbana levati.

Devo più che altro ringraziare la geniale illuminazione che ho avuto un giorno mentre correvo: quindi se non sono fidanzata non posso festeggiare San Valentino? Se non sono sposata non posso andare a un matrimonio? Se sono vegetariana non posso entrare nell’hamburgeria? Se non ho un figlio non posso andare sull’altalena al parco? Se non ho un papà non posso festeggiare la sua festa? Perché una festa non può rimanere tale comunque?

Adesso passo senza problemi tra le corsie dell’esselunga addobbate con le confezioni di pocket coffee e set da doccia dell’adidas, metto foto su instagram in cui inauguro il mese dedicato a mio padre e parlo al presente se gli fanno gli auguri, ma auguri sì, cazzo, è il mese dei papà, ma del mio un po’ di più. Possiamo forse rovinare una giornata così bella alle bambine che scriveranno biglietti d’auguri sgrammaticati? Possiamo forse andare contro i colossi dei cioccolatini? Possiamo forse boicottare una festa solo perché noi non abbiamo nessuno con cui festeggiarla? Chi cazzo siamo, gli organizzatori del Family Day? Possono forse toglierci il diritto di festeggiare? Possono forse toglierci i film a tema? Possono forse toglierci il ricordo delle feste passate? Possono forse vietarci di uscire di casa?

Quindi facciamo così, fate una cosa per me: il giorno della festa del papà provate a dimenticarvi di quella volta che vi ha vietato di uscire con la gonna giro fica e vi ha fatte incazzare come iene e mettetegli un pocket coffee sul comodino. Forse non vi avrà mai comprato i baci perugina a San Valentino, forse non vi avrà mai comprato la mimosa finta ogni 8 marzo, ma avrà sicuramente fatto qualcosa di buono per voi. Scrivetegli un bigliettino che gli faccia capire che anche se avete 15, 20, 30, 40, 50 anni, voi sarete per sempre la sua piccoletta con le gambe storte. A voi costerà un euro e un minuto, lui se lo ricorderà per tutta la vita, metterà tutto in una scatola e anni dopo potrete passare le ore a rileggere tutto, ad abbracciare l’aria facendo finta che abbia una forma, a sentire la sua voce per le scale e a dirgli, ancora una volta, che i mon cheri che gli avete regalato se li deve mangiare tutti lui, perché a voi fanno schifo più del sapore dello sciroppo per la tosse alla banana. Fatelo per chi può solo parlare alle nuvole e godetevela, Cristo.

Se, invece, siete come me, vi autorizzo a piangere un pochino e a mettere la testa nel vaso da tre chili della nutella, tanto poi i brufoli li possiamo coprire con il correttore, a mettere a palla gli One Direction e a ballare in mutande in camera, a comprare una scatola di pocket coffee e a mangiarveli tutti, a spruzzare il suo profumo e ad annusare l’aria della vostra camera fino a che non vi brucerà la gola, a prendere la famosa scatola con i vostri bigliettini e a tuffarvici dentro come fosse la piscina piena di spaghetti di Patch Adams,  però poi asciugatevi quelle lacrime, cretine, perché quante volte ve lo devo dire ancora che nessuno torna, ma nessuno se ne va mai per davvero. Poi fate gli auguri a tutti gli altri papà che conoscete: uno zio, un nonno, un fratello, un cugino. I papà sono i papà e basta, anche se non sono i vostri meritano un augurio speciale. Io ho ricevuto gli auguri nel giorno di San Valentino da chi mi ama anche senza stare insieme a me, ed è stato più bello del camminare scalze sull’erba appena tagliata. Non abbiamo un papà ma ce l’abbiamo avuto, che per caso ve lo siete scordato?

Tanti auguri pà, questo è il tuo mese, e nessuno me lo può togliere, quindi metto del vodka lemon nella tazza che ti ho regalato anni fa e mi soffio il naso con la carta igienica, come se fosse normale, come se io fossi normale.

 



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