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Ipnosi e Meditazione: La mente deve vagare oppure no?

Da Genna78

Ipnosi e Meditazione: La mente deve vagare oppure no?
Ciao,
ipnosi e meditazione sono la stessa cosa oppure
si tratta di "cose diverse? Questo argomento che
pare di facile soluzione nasconde una piccola grande
verità. Se mi segui da un po' di tempo sai che sono
diventato un "fan della meditazione", ovviamente
senza mai mettere da parte lo strumento che mi
permette e mi ha permesso di aiutare tante persone,
l'ipnosi. Questo argomento gira intorno ad una
strana domanda: lasciar vagare la mente è un 
bene o è un male?


L'hai ascoltato? Allora è meglio far vagare la
mente oppure no? In un recente studio condotto da
Jian Xu e coll. ci si poneva proprio questo tipo di
quesito. Così gli scienziati hanno voluto testare
quelle che a loro dire sarebbero le due forme più
note di meditazione: una basata sulla piena e
completa concentrazione ed una seconda invece
basata sul lasciar scorrere i propri pensieri.
Come ti raccontavo “molti post fa” il secondo tipo
di meditazione è del tutto simile alla auto ipnosi
moderna. Non mi riferisco a quelle boiate dove si
pensa di riuscire ad “auto-programmarsi”....se
anche tu come me hai avuto la brutta esperienza
di averci a che fare hai perfettamente intuito a
cosa mi riferisco. Ma parlo di quel tipo di ipnosi
che si basa sulla associazione e ri-associazione
dei nostri contenuti mentali...
...questo tipo di “ipnosi”, portato avanti da famoso
Milton Erickson, è la moderna psicoterapia ipnotica.
Dove si raccontano storie e metafore per fare in
modo che la mente possa vagare semi-liberamente
all'interno di un contesto creato dal professionista.
In questo tipo di approccio, il vagare della mente
è visto positivamente, come una sorta di mini
trance ipnotica naturale...la every day common
trance ipotizzata da Rossi ed Erickson.
Secondo questo approccio, durante i nostri bei Day
dreaming (sogni ad occhi aperti) noi lasciamo che
la mente vaghi libera e questo ha un doppio effetto:
da un lato ci permette di entrare in uno stato che si
potrebbe chiamare di “assorbimento” o meglio di
dissociazione
dalla realtà esterna. Dall'altro questo
lasciar correre i pensieri ci porterebbe di facilitare
quel processo riassociativo che sta alla base
della psicoterapia ipnotica.
Così i nostri scienziati quando hanno messo sul banco
di prova i due tipi di meditazione si sono resi conto che
quella basata sulla concentrazione, era del tutto simile
a quando stiamo facendo qualcosa di impegnativo che
richiede la nostra attenzione. Mentre, al contrario,
hanno notato delle differenze significative dallo stato
naturale di coscienza, in quella meditazione dove
era possibile lasciar scorrere i propri pensieri.
I ricercatori hanno così concluso che il metodo migliore
per meditare sia quello che permette alla mente di
correre liberamente. Anzi i famosi scienziati vedono
la mindfulness come un primo tipo di meditazione
mentre sono qui a dirti il contrario. Se è vero che
all'inizio è necessario allenare l'attenzione in modo
che resti fissa in un punto, via via che l'alleniamo
lei diventa sempre più flessibile fino a permetterci
di restare nel presente mentre osserviamo i 
nostri pensieri scorrere.
Infatti uno degli esercizi avanzati di minfulness è
proprio il lasciar andare i pensieri ed accettare ogni
cosa che arriva, anche la peggiore ed in alcuni casi
di richiamare proprio specifici pensieri ed emozioni,
come abbiamo visto in passato. E' proprio questo
stato di disidentificazione a permetterci di fare un
buon lavoro su noi stessi. Non è solo la capacità di
restare nel presente o di non giudicasi, anche se
queste due fanno tantissimo...
...ma è anche la capacità di osservare ciò che accade
restando per così dire “in disparte” senza farci in un
qualche modo catturare dai nostri contenuti mentali.
Come nella nostra metafora del fiume: quando inizi
a meditare è come se fossi sempre in acqua e dovessi
per così dire schivare i tuoi contenuti che arrivano
ad altissima velocità ed intensità. Via via che ti
addestri, diventa sempre più facile schivarli fino
a quando riesci a restare sulla riva...
...di tanto in tanto qualche pensiero ha il potere di
trascinarti nell'acqua, ma a furia di ritornare sulla
riva diventa sempre più facile rimanervi. Al punto
che, si riesce ad osservare pienamente la propria
attività mentale senza esserne coinvolti. E da qui
iniziano i veri miracoli della meditazione, infatti
osservare i propri pensieri ed emozioni non ti
permette solo di effettuare una "esposizione" ai
tuoi contenuti mentali, ma soprattutto di
diventarne consapevole...
...è il primo passo per il loro cambiamento e per il
loro miglioramento. Lascia che mi spieghi meglio:
immagina di voler apprendere come gestire la tua
rabbia (o qualsiasi altra emozione) la prima cosa da
fare affinché qualcuno ci riesca è che se ne renda
conto. Ma questo non basta, non basta sapere che
si è inclini alla rabbia per smorzarla...una delle
cose più utili è rendersene conto mentre sta
accadendo in modo da poter mettere in atto
alcune strategie...
...fra le più note c'è il contare da 1 a 10 così come
il cercare di allontanarsi dall'oggetto che ci spinge
alla rabbia. Il semplice “notare quando accade” può
da solo già migliorarci tanto...ma perché? Perché
incide sull'automatismo che abbiamo creato. Se ad
esempio stai per fare un gesto sportivo che hai
appreso quando eri piccolo, più diventi per così
dire “consapevole” prima di farlo e più diventi
aperto ad una sua modifica...
...tanto che, quando ci porti l'attenzione a caso (per
non dire a “cazzo”) rischi di influire negativamente
con le tue performance. Se dici ad un calciatore di
diventare cosciente quando entra in area lo stai
ostacolando, influendo sul suo automatismo. Lo
stesso accade mentre mediti, diventi sempre meno
schiavo di quei processi automatici e questo ti
permette di “giocare in una realtà virtuale”...
...ti permette di esporti anche ai tuoi contenuti peggiori
e che di solito non osserveresti per la loro forza. In
altre parole ti da un punto di vista privilegiato in cui
puoi disattivare per qualche istante i tuoi “piloti
automatici” e allo stesso tempo ti permette di creare
uno stato di “tranquillità presente” da cui poter
osservare anche i contenuti più brutti che possono
emergere durante la meditazione.
In questo modo operi una “esposizione ai tuoi contenuti
mentali”, qualsiasi essi siano e di qualsiasi qualità. Ma
farlo non è facile e la condizione resta la pratica...
ecco la mia “ricetta personale”:
1) Bodyscan: la cosa più semplice e veloce che
puoi fare è il bodyscan, qui su psinel ne trovi due
in audio, che sono la meditazione olistica e la
meditazione della montagna. Con entrambe queste
meditazioni formali, cioè da fare tutti i giorni con
regolarità, si può apprendere come osservare i
propri pensieri ed emozioni traendo vantaggio
dalla nostra mente vagante.
2) Meditazione informale: porta la tua attenzione nel
quotidiano, ogni volta che te ne rendi conto. Per farlo
bene, secondo me, è utile fare un po' di pratica formale
prima...o delle piccole esperienze non formali come
la meditazione del cibo e quella camminata.
3) Il respiro: prestare attenzione al respiro è qualcosa
di un po' più difficoltoso perché la attenzione stessa
rischia di guidarlo o di modificarlo. Il mio consiglio è
di partire dai “3 minuti di respiro” per aumentare
con gradualità. Alcuni si sentono più velocemente
a proprio agio con il respiro, ma non tutti.
4) Accettare tutto ciò che accade: sia mentre respiri e
sia mentre porti attenzione ad una parte del tuo corpo.
Accettare è alla base di tutte le altre pratiche ma per
creare quel “sè come contesto” è bene prima essere
allenati con le pratiche precedenti, in modo da
riuscire a disidentificarti.
Ricapitolando: mentre nell'ipnosi ci serviamo di
quel potere associativo del proliferare di pensieri,
attraverso “suggerimenti” che permettano una
ri-associazione dei contenuti mentali. Nella
meditazione invece ci limitiamo ad osservare
che cosa succede dentro di noi...e questo modo
di osservarci ci cambia, forse nel modo più
naturale possibile.
Attenzione per quanto riguarda  la psicoterapia
ipnotica sono convinto che rimanga una delle
forme più efficaci per aiutare le persone. Ma
invece, per quanto riguarda la “auto-ipnosi”
penso che sia davvero difficile da apprendere
e da utilizzare con profitto... mentre questo
livello di meditazione, anche se difficile
da raggiungere...
...è a mio parere il più potente strumento di
crescita personale che tu possa utilizzare se
desideri migliorarti e conoscere te stesso.
Sei un “sostenitore dell'auto-ipnosi?” prova le
meditazioni che ho linkato tra i consigli, unica
condizione è la frequenza...tutti i giorni per
almeno 4 mesi. Scegli un audio e ti lasci guidare
dopo un po' di ascolti inizi a farlo senza audio.
E poi torna qui a raccontarci come ti senti :)
Ti invito a cliccare su mi piace e a farmi tutte
le domande che "ti saltano in mente"...
A presto
Genna


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