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Ipotesi su come fermare il femminicidio…

Creato il 11 marzo 2013 da Uccronline

Femminicidio 
di Francesco Agnoli*
*da Il Foglio 28/02/13
 
 

Si fa un certo parlare, da un po’ di tempo, di “femminicidio”. Cioè di un numero crescente di donne vittime di omicidi passionali, di raptus, di gelosie, di colpi di testa in seguito a una relazione difficile, a un amore fugace, a un matrimonio che si rompe…

Amore libero, sesso libero, divorzio facile ecc. avrebbero dovuto liberare l’umanità da tutto questo. Accantonato il vecchio concetto di peccato, di concupiscenza, e di temperanza, e tutto il patrimonio rétro del cristianesimo, avremmo dovuto vivere in un mondo sessualmente soddisfatto e felice. Fatto di uomini e donne emancipati, leggeri, che stanno insieme e che si separano, che hanno relazioni carnali e che le archiviano, senza contraccolpi, senza rimorsi, senza problemi. Non è andata così. E allora giù di appelli e di manifestazioni. Ah, se veramente il mondo si cambiasse così, con due star della tv, un manifesto sui giornali, e un po’ di retorica… La natura umana, ahimè, è leggermente più complicata. Ho provato allora a immaginare la ricetta più moderna, contro questo terribile fenomeno. Ho pensato che si potrebbe risolvere il problema, legalizzandolo. E’ una soluzione, dicono, che avrebbe funzionato per l’aborto e che potrebbe funzionare per la droga. Perché non, allora, per i femminicidi?

Oppure si potrebbe provare una soluzione di stampo femminista radicale: che le donne non abbiano più a che fare con quei porci violenti degli uomini. Segregazione dei sessi. Solo “matrimoni” tra maschi e “matrimoni” tra donne. Insieme al divorzio sempre più veloce, e al matrimonio dei preti, sono ormai il futuro. Uomini con uomini, così se ci scappa il morto, non si possono fare recriminazioni di genere. L’unico contatto con le donne sia rigidamente controllato: apposite agenzie, già esistenti, si occuperanno di affittare gli uteri agli “sposi” uomini e di consegnare alle gestanti, brevi manu, l’embrione congelato, così da impedire promiscuità di sorta. Le donne, invece, con donne, e per procreare, siringoni di sperma, quelli che negli avanzatissimi paesi del nord Europa che fu protestante, si vendono via Internet.

Oppure si potrebbe introdurre nelle scuole un altro po’ di educazione sessuale, non più a dodici anni, ma a partire dagli otto (accade già): sesso, sesso come tecnica, fin da piccoli, così ci si abitua, e se da grandi le cose vanno male, niente drammi. La tecnica aiuterà a superare… Del resto “rispettare una donna è… usare il preservativo”. Oppure si potrebbe aumentare un po’ la dose media di pornografia giornaliera: anche qui, carne, carne, carne, vista in modo asettico, come dal macellaio (una coscia di vitello qua, un petto di pollo là). Chissà che non serva a rendere noi uomini meno possessivi, meno gelosi, più elastici.

Sarà perché molto moderno non sono, però mi sembra che quella sopra indicata non sia la strada più efficace. Forse è ancora meglio ricorrere alla ricetta di un tempo, quella che mette in gioco l’uomo, ogni singolo uomo, la sua responsabilità, senza cancellare mai del tutto i rischi insiti nella nostra natura decaduta. La ricetta è quella evangelica: “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio”. Non è facile essere puri di cuore. La purezza, insegna la chiesa da secoli, è un habitus dell’animo, che si conquista con il sacrificio (per esempio della quaresima), dicendo no, tante volte, alla concupiscenza; rifiutandosi persino di desiderare una donna altrui, nel proprio cuore; opponendosi alla tentazione di ridurre una persona al suo corpo, alla sua carnalità; controllando e domando la voce spesso impersonale e potentemente distruttiva dell’istinto.

La carne, per il cristianesimo, è “il cardine della salvezza”, ma solo se non ne veniamo fagocitati; se non diveniamo schiavi dei suoi capricci, dei suoi voleri mutevoli, delle sue pulsioni bestiali. Oggi, mi confida fra Renzo Gobbi, iniziatore con alcuni amici religiosi, dell’associazione “Cuori puri”, «il materialismo fa relativizzare l’amore riducendolo a passione: ma così la famiglia, e l’individuo, si distruggono, perché la passione passa dopo tre minuti di rapporto, dopo un litigio…». La passione, se è da sola, si consuma e ci consuma. Si impadronisce di noi, e poi ci butta via, come stracci. «San Francesco – continua Gobbi – dice che le virtù sono tutte sorelle: la purezza è sincerità, perché riserva all’atto il suo significato vitale; è ricchezza, perché riconosce la preziosità dell’altro; è libertà perché non fa ‘dipendere’ dall’altro; è gioia perché permane e non passa come la passione; è prova di un amore che non ha bisogno di prove…».

I cuori puri non solo vedranno Dio, nella vita beata futura, ma già lo intravedono, qui: perché il loro sguardo è liberato, profondo, capace di dare alle creature il loro posto, alle esigenze dell’animo e a quelle del corpo, la loro giusta posizione. Allora la creazione, l’amore, il rapporto anche carnale, tutto, viene visto così come Dio lo ha voluto, come lo ha progettato. Dove ci sono cuori puri non c’è rapporto fondato sulla menzogna, né sul piacere egoistico, né sulla lussuria, che sono le fonti dell’odio e della violenza omicida.


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