Hassan Rohani è il simbolo della nuova strategia di Ali Khamenei, la Guida Suprema dell’Iran. Il clerico iraniano, divenuto presidente il 14 giugno scorso, racchiude in sè tutte le peculiarità di cui il Rhabar necessità per portare avanti i suoi piani nei prossimi anni. Per avere la prova di quanto stiamo dicendo, basta scrivere una brevissima controbiografia di Hassan Rohani.
Nato 64 anni fa con il nome di Hassan Feridoon, il neo Presidente iraniano ha assunto il cognome Rohani per assumere una identità maggiormente mussulmana e meno persiana. Per descrivere Rohani bastano due parole: clerico e uomo fedele del regime. Nella sua carriera politica, Rohani ha ricoperto numerose cariche. Dopo la rivoluzione del 1979, infatti, è stato assegnato al “coordimaneto militare”, una posizione che gli ha permesso di mettere in atto pesanti purghe contro diversi ufficiali iraniani considerati non fedeli alla rivoluzione khomeinista. Come membro del Consiglio di Sicurezza Nazionale, quindi, Hassan Rohani è stato uno dei leaders iraniani che, nel 1994, hanno dato luce verde all’attentato terroristico contro il centro ebraico AMIA di Buenos Aires (85 morti). Nel 1999, ancora nel periodo in cui era parte del Consiglio di Sicurezza Nazionale Rohani descrisse le proteste degli studenti iraniani come “patetiche e di nessun valore“ e dichiarò di aver “approvato duri provvedimenti contro questi elementi [gli studenti, N.d.A] allo scopo di confrontare severamente questi opportunisti“. Il risultato fu la strage commessa dalle forze di sicurezza nel dormitorio dell’Università di Teheran (decine i morti)….Da negoziatore sul nucleare, carica ricoperta tra il 2003 e il 2005, Rohani ammise di aver firmato gli accordi di Teheran nel 2003 al solo scopo di ingannare l’Occidente: la sospensione dell’arricchimento dell’uranio serviva al regime iraniano per completare l’impianto nucleare di Isfahan senza subire troppe pressioni internazionali.
Le posizioni estremiste di Hassan Rohani sono state più volte confermate poi durante diverse interviste. Nel settembre del 2002, parlando con l’americana ABC, Hassan Rohani ha giustificato il terrorismo palestinese, rifutando di condannare l’attacco compiuto da Hamas nel marzo 2002 contro il Park Hotel di Netanya (il famoso massacro di Pasqua. Trenta i morti). Nel 2011, quindi, in un incontro con l’Ambasciatore turco, Hassan Rohani ha difeso a spada tratta il regime di Bashar al Assad, descrivendo la Siria come la “linea del fronte” contro nella lotta contro il sionismo…
Il grande scheletro nell’armadio di Hassan Rohani, però, resta la morte del figlio maggiore, avvenuta nel 1992. Nonostante il tentativo del regime iraniano di classificare la morte come “attacco di cuore”, pare certo che il figlio di Rohani si sia tolto la vita come gesto estremo di protesta contro le posizioni politiche del padre. Nella lettera lasciata prima di morire, il giovane Rohani pare abbia scritto: “Provo vergogna di vivere in un ambiente come questo, dove sono costretto a mentire ai miei amici ogni giorno, cercando di convincerli che mio padre non è parte di tutto questo….Mi rende nauseato, padre mio, vederti baciare la mano di Khamenei“.
Insomma, bastano pochi spunti presi dalla biografia di Hassan Rohani per capire come non si possa parlare di un “riformista” o di un “democratico”. La verità è che, ancora una volta, Ali Khamenei ha messo in atto la sua strategia per tutelare il regime: compreso che i conservatori non avrebbero fatto fronte unico per Saeed Jalili, la Guida Suprema – aiutata dall’Ayatollah Rafsanjani – ha promosso il clerico Rohani, politico scaltro, con il solo obiettivo di dare una nuova faccia presentabile alla Repubblica Islamica per portare avanti, praticamente indisturbato, i piani criminali del regime.
Per la cronaca, dall’elezione di Rohani il 14 giugno scorso, il regime ha eseguito 41 condanna a morte…http://iranhr.net/spip.php?article2814
Firma anche tu la petizione contro la pena di morte in Iran: http://chn.ge/1b9xx0a
LA STRAGE AL DORMITORIO DELL’UNIVERSITA’ DI TEHERAN NEL 1999