Lasciamo pure stare i Maya e le loro nefaste profezie, ma c’è davvero di che essere quantomeno preoccupati da quello che sta accadendo. Stiamo vivendo una crisi economica di livello planetario che non ha uguali storici e che può essere paragonata solo alla grande depressione del 1929. Tutti sappiamo quale fu lo sbocco della grande crisi del secolo scorso: la seconda guerra mondiale. Cominciò col proliferare degli assolutismi in Europa e terminò con la guerra più atroce della storia. Perché le guerre sono sempre più atroci, una dopo l’altra, come se ognuna di loro si alimentasse delle atrocità commesse nella precedente e ne diventasse più forte. Anche la prima guerra mondiale fu innescata da una situazione di crisi, se non economica, politica e di equilibrio. Le guerre partono sempre da un elemento di instabilità, spesso da più d’uno. Oggi gli elementi ci sono tutti: profondissima crisi economica, profonda instabilità in politica internazionale, spostamento della politica verso destra, focolai di guerra ovunque ai quali ora si aggiunge l’elemento più preoccupante: l’escalation in Iran. Se ne parla poco, come se non si volesse aggiungere un ulteriore motivo di preoccupazione ad un quadro già di per sé spaventoso. Ma la situazione in Iran sta degenerando rapidamente e i segnali vanno tutti nella direzione di un intervento militare della NATO. Non dimentichiamo che l’Iran controlla circa il 10% del petrolio mondiale. Anche soltanto un embargo all’esportazione sarebbe destabilizzante per l’economia mondiale che già versa in condizioni disastrose. Le conseguenze sarebbero inimmaginabili per i paesi europei. I vantaggi sarebbero invece enormi per economie in ascesa come quella cinese, russa e molti stati sudamericani. Anche gli USA ne avrebbero vantaggio ma si troverebbero un mercato completamente stravolto e partner commerciali totalmente nuovi e certamente non amichevoli. E questa è solo una delle ipotesi più positive.
Luca Craia
Magazine Società
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