Sin dallo scoppio delle Primavere Arabe (o di quello che alcuni chiamano “l’autunno arabo”) la Repubblica Islamica dell’Iran ha sempre sostenuto di essere dalla parte dei vincenti, ovvero di aver ispirato direttamente le proteste nelle piazze arabe e influito nella cacciata dei vari dittatori, specialmente in Egitto e Tunisia. L’arrivo al potere di Morsi a Il Cairo, quindi, fu salutato da Teheran con un grande successo e la diplomazia iraniana si affrettò, fallento, a tentare di instaurare nuovamente relazioni diplomatiche ufficiali. Ricordiamo che, le relazioni diplomatiche tra Iran e Egitto, erano state interrotte da Teheran nel 1979, dopo che gli egiziani firmarono un accordo di pace con Israele.
A dispetto delle parole dei rappresentanti iraniani, però, quanto sta accadendo in Medioriente – e anche oltre – rappresenta uno dei più grandi fallimenti della diplomazia iraniana e ora spiegeremo perchè. Cerchiamo di capire la questione per punti, al fine di essere chiari e soprattutto concisi:
- Come suddetto, Teheran salutò l’arrivo la potere di Morsi in Egitto come una grande vittoria, puntando a nuove relazioni diplomatiche e a fare del territorio egiziano il nuovo trampolino per controllare Gaza. Risultato: fallimento totale. Al di là delle parole e degli incontri, infatti, le relazioni diplomatiche non sono state ancora ristabilite e non è dato sapere se il nuovo regime a Il Cairo lo farà. Secondo gli analisti internazionali, però, l’Egitto dei militari si terrà ben lontano dall’Iran, sia per ragioni politico-religiose, e sia per non far infuriare gli Stati Uniti (la fonte primaria da cui l’esercito egiziano trova sostegno materiale ed economico). Nonostante la presenza di El Baradei nel Governo egiziano (noto amico di Teheran), neanche l’ex Capo dell’AIEA vorrà rischiare di inimicarsi gli unici amici che ha…(nelle piazze egiziane, infatti, nessuno lo può vedere e la sua posizione politica è derivata unicamente dal tentativo del nuovo regime dei militari di accreditarsi a livello internazionale);
- In Bahrain l’Iran aiuta e sostiene i ribelli sciiti. Nonostante le chiare intromissioni del regime iraniano negli affari interni della monarchia sunnita, gli sciiti dell’area si sono sentiti abbandonati dai loro master nella Repubblica Islamica. Teheran, infatti, ha preferito di gran lunga investire tutte le energie nella crisi siriana, con l’effetto diretto di far fallire la rivolta sciita nel piccolo stato del Golfo. Anche in questo caso, quindi, l’Iran ha fallito, permettendo all’Arabia Saudita di intervenire direttamente, salvando il potere degli Al Khalifa;
- Il regime iraniano, come noto, ha investito tutto nella guerra in Siria. Diversi “esperti” rilevano come Teheran stia vincendo questa guerra perchè Bashar al-Assad è ancora al potere. Nulla da eccepire, se non fosse che la Siria rimane una polveriera e il conflitto in questo Paese è ben lungi dall’essere risolto. Per salvare lo sconfitto Bashar, però, Teheran non ha investito solamente soldi e sostegno diplomatico, ma ha deciso di intervenire direttamente con uomini e proxy. L’ingresso di Hezbollah nella crisi siriana, infatti, ha definitivamente delegittimanto il partito di Nasrallah, facendolo passare da supposto “eroe della resistenza” a servo degli Ayatollah e promotore della conflitto tra sciiti e sunniti. La delegazione di Hezbollah partita in Iran per chiedere di poter diminuire il numero di miliziani da inviare in Siria e l’autobomba esplosa a Beirut contro una roccaforte del “Partito di Dio”, sono chiari segnali di disperazione e di confusione totale. Bashar al Assad, quindi, sarà anche ancora al potere, ma la Siria è un Paese disgregato e il conflitto tra le due anime dell’Islam è ormai insanabile. Persino il Consiglio di Cooperazione del Golfo ha inserito Hezbollah nella lista delle organizzazioni terroriste;
- In Europa l’Iran è in difficoltà: l’attentato di Burgas in Bulgaria, infatti, invece di sortire l’effetto voluto ha messo al centro dell’agenza europea la designazione di Hezbollah come organizzazione terrorista. E’ vero che l’Unione Europea tentenna – preoccupata delle conseguenze in Libano – ma è altrettanto vero che, finora, la questione non era mai stata posta così seriamene e comunque andrà a finire, certamente Hezbollah cammina su una sottile linea rossa…. Le relazioni diplomatiche, inoltre, sono pessime anche con la Turchia di Erdogan (leggasi crisi siriana), un tempo considerata la nuova frontiera per del regime iraniano per rimettere un piedino nell’area europea…(grazie anche alla strategia fallimentare dei “zero nemici” predicata dal Ministro degli Esteri turco Davotoglu);
- In America – negli Stati Uniti e in Canada – ormai il regime iraniano è fuori gioco. Il programma nucleare, il tentativo di uccidere l’Ambasciatore saudita negli Stati Uniti, i contatti tra con al-Qaeda, i tentativi di compiere attentati terroristici in Canada e la questione siriana e irachena, hanno praticamente reso quasi impossibile il dialogo tra Teheran e Washington. In un tentativo pietoso di influenzare gli Stati Uniti dopo l’elezione di Hassan Rohani, il regime iraniano ha pubblicato la notizia della prossima ripresa dei voli diretti tra Iran e Stati Uniti. La risposta americana è stata praticamente nulla. Nonostante le buone (a volte ottime) relazioni tra l’Iran e l’America Latina, al di là dei proventi dai traffici illeciti (buoni per finanziare la corruzione e il terrorismo), Teheran non riceve un forte aiuto diplomatico per uscire dall’isolamento internazionale.
Come si vede, quindi, l’Iran è geopoliticamente isolato, nonostante le tante chiacchere che amano fare i diplomatici del regime e soprattutto i puppet in giro per il mondo (non mancano neanche qui in Italia purtroppo…). Proprio in base a queste considerazioni, quindi, Ali Khamenei ha puntato sul falso riformista Hassan Rohani per rilanciare l’immagine del Paese. Ahime, in parte dell’Occidente questo giochetto sta avendo qualche piccolo successo, nonostante in Iran aumentano le esecuzioni capitali (anche pubbliche), i Pasdaran continuano a recarsi in Siria e il programma nucleare prosegue senza sosta. Ai Governanti del mondo democratico, quindi, chiediamo di non farsi prendere in giro dal regime iraniano e di tenere le porte chiuse, almeno fino a quando dall’Iran non saranno arrivate veramente delle dimostrazioni di cambiamenti concreti, sia in termini di rispetto dei diritti umani, che in termini di nucleare e interferenze nelle politiche interne di altri Stati. Onestamente, conoscendo gli inganni del regime, dubitiamo fortemente dei cambiamenti della Repubblica Islamica e ci auguriamo che presto anche il popolo iraniano riesca a liberarsi dal giogo degli Ayatollah!