Il Parlamento iraniano ha votato ieri la conferma dei Ministri proposti da Hassan Rohani per il suo nuovo Governo. Dopo diverse sessioni in cui la discussione ha rasentato lo scontro fisico, il Majles ha approvato 15 nomine ministeriali e ne ha rigettate 3. I tre nomi non approvati dai parlamentari iraniani sono quelli di Mohammad-Ali Najafi (proposto da Rohani come Ministro dell’educazione), Jafar Mili-Monfared (proposto come Ministro della Scienza) e Masood Soltanifar (proposto dal neo Presidente come Ministro dello Sport).
L’aspetto interessante del rigetto dei tre candidati è la motivazione che ha portato alla loro bocciatura: mentre Soltanifar è stato considerato “inesperto”, Mohammad-Ali Najafi e Jadari Mili-Monfared sono stati ritenuti troppo vicini all’Onda Verde il movimento popolare che, nel 2009, è sceso in piazza per protestare contro i brogli che hanno determinato la rielezione di Ahmadinejad. Come noto, le manifestazioni sono state represse nel sangue e i due leader della protesta, Mir Hossein Mousavi e Mehdi Karroubi, si trovano da anni in stato di arresto.
Insomma, niente di nuovo sotto il sole. Il Parlamento iraniano ha messo le cose in chiaro e ha indicato a Rohani la strada che deve percorrere: seguire, senza indugio, la “retta via” dettata dalla Guida Suprema Ali Khamenei. Si spiega in questo modo, perciò, la decisione del Majles di approvare senza indugi nomine quali quella del criminale Mostafa Pourmohammadi come Ministro della Giustizia – responsabile di centinaia di omicidi - e quella del terrorista Hossein Dehghan, tra i fondatori del gruppo criminale libanese di Hezbollah. D’altronde, cosa aspettarsi da una leadership che esclude una donna da un consiglio municipale perchè “troppo sexi”? Già, proprio quello che è accusto da a Nina Siakhali Moradi – designer e architetto – esclusa, nonostante la vittoria, dalla giunta di Qazvin perchè i conservatori probabilmente hanno paura di eccitarsi troppo nel vederla…
Nel frattempo, nel silezio dei media italiani, in Iran la minoranza araba – gli Ahwazi – concentrati nell’area del Khuzestan, comincia ad averne piene le scatole del regime degli Ayatollah e del supporto dei Pasdaran al nazista Bashar al-Assad. In segno di protesta, la scorsa settimana gli Ahwazi hanno attaccato un gasdotto e hanno rivendicato l’attacco come un “segno di solidarietà con i fratelli arabi massacrati in Siria”. Nonostante il fatto che la maggioranza della popolazione Ahwazi sia sciita, questa minoranza araba da sempre combatte contro la dittatura dei Pasdaran e vede la fine di Bashar al-Assad come il primo passo per abbattere la velayat-e faqih.
Marg Bar Dictator