Mentre la crisi siriana diventa sempre più cruenta e il regime Bahatista continua a massacrare i civili innocenti, l’Iran entra sempre di più nella partita e inizia ad invocare la Jihad per salvare Bashar al-Assad. Il coinvolgimento della Repubblica Islamica è ormai noto ed ormai tutti sono consapevoli che Teheran invia quotidiamente a Damasco – via Baghdad – soldi, armi e uomini per aiutare l’esercito siriano. In questa sede, a proposito del coinvolgimento iraniano, vogliamo solamente ricordare le parole dell’ex Primo Ministro siriano Riad Hijab quando, immediatamente dopo aver disertato, ha dichiarato testualmente “la Siria è occupata dal regime iraniano. La persona che guida il Paese non è Bashar al-Assad, ma Qassem Suleimani, il capo della Forza Quds“.
Oltre al sostegno attivo degli Ayatollah, adesso la Repubblica Islamica ha indetto un vero e proprio bando pubblico per chiamare a raccolta i cittadini iraniani al fine di “salvare la Siria”. Una campagna di reclutamento in stile afghano, diffusa direttamente da siti internet governativi (come irdiplomatic.com) o da siti vicini alla Guida Suprema Ali Khamenei. Coloro che volessero “aiutare direttamente” il regime di Bashar al Assad, infatti, vengono caldamente invitati a chiamare il numero 2617201 0251, oppure a mandare un sms al numero 3000282860.
Sebbene appaia ovvio che il regime iraniano non rilascerà direttamente a questi volontari un documento ufficiale di “combattenti”, sembra chiaro che si tratta di uomini che dovranno recarsi al fronte per aiutare l’esercito siriano ad uccidere i “ribelli”. Il bando stesso, infatti, parla apertamente di lotta contro i “takfir” ovvero coloro che – secondo la legge islamica – sono compevoli di “apostasia”, un reato punito con la morte.
La pubblicazione di un simile bando segna un approfondimento drammatico del coinvolgimento iraniano in Siria: Khamenei sta investendo tutti i suoi poteri nel salvataggio del regime di Bashar al-Assad, dalla cui sorte dipenderà il futuro geopolitico dell’intero Medioriente.