di Giuseppe DenticeAll'indomani dal rallentamento del processo di produzione del nucleareiraniano a causa di un virus cybernetico prodotto da Israele (Stuxnet) eche ha mandato in tilt le centrali di Natanz, Busheir e Arak, l'Iran si interroga, in questo periododi grandi rivoluzioni nella regione mediorientale, sul proprio programmanucleare. Gli USA, infatti, accusano l'Iran di fabbricare armi nucleari daimpiegare contro Israele o in Libano nel tentativo di affermarsi quale potenzaregionale e leader politico indiscusso nel complesso mondo arabo e islamico. Asupportare i timori della Comunità Internazionale intera ci sono le manovrepolitiche poco chiare del regime di Teheran, come l'avvicendamento del capo delprogramma nucleare, che è passato nelle mani di Abbasi Davani, uno scienziatomolto vicino alla guida suprema Khamenei, al posto di Ali Akbar Salehi divenutonuovo Ministro degli Esteri. Sembra evidente quindi che il governo iraniano sistia riempiendo di “falchi” e che le “colombe” sembrano essere stateaccantonate poco alla volta, dopo il giro di vite che ha coinvolto il regimeall'indomani delle rivolte dell'“Onda Verde”. Al di là di qualsiasiragionamento politico, quello che interessa sapere, al di là della liceità deimezzi in campo, è se le rimostranze iraniane verso un accesso nucleare sianogiustificate o meno.
Fin dal 1959, l'Iran ha sempre sostenuto la possibilità diintraprendere un programma nucleare civile, iniziato sotto il regno di RezaShah. L'Iran sostiene che l'energia nucleare è necessaria per l'aumento delconsumo interno di energia, mentre il petrolio e il gas sono necessari per ilcommercio con l'estero a causa del trentennale embargo nei confronti del Paese.Teheran ha ripetutamente affermato che il suo piano di sviluppo nucleare ètotalmente pacifico. Numerose autorità, tanto conservatrici quanto riformiste,come Khamenei o Khatami, hanno dichiarato che l'atteggiamento di chiusura eostruzionismo della Comunità Internazionale è inaccettabile, mentre è legittimal'aspirazione al nucleare dell'Iran. Gli USA, su tutti, pretendonoun'interruzione del programma di sviluppo nucleare – per paura di un parallelosviluppo di un piano militare nucleare – e un accesso agli ispettori dell'InternationalAtomic Energy Agency (IAEA) nei siti ritenuti centro di arricchimentodell'uranio per accertare la veridicità delle accuse. L'arricchimento di uraniopuò essere utilizzato sia per usi pacifici (combustibile nucleare) sia perevoluzioni militari (armamenti nucleari). Tuttavia, due decenni di attivitàclandestine hanno sollevato interrogativi circa le reali intenzioni dell'Iran. L'Iranha veramente un'effettiva esigenza di energia nucleare?
La risposta è duplice. Chi propende per il “SI” sostiene che,negli ultimi venticinque anni, il consumo di energia in Iran è salitovertiginosamente, di pari passo con la crescita costante del tasso di natalità,portando il Paese ad essere tra i maggiori consumatori di petrolio e di gasnaturale. Paradossalmente l’Iran – 4° produttore mondiale di petrolio – rischiadi diventare da esportatore a Paese importatore di energia (secondo le ultimestime 2009, l'Iran sale nel ranking internazionale dal 52° al 48° posto comeimportazioni di petrolio con 168.000 barili/giorno). Il consumo di energiaelettrica rimane sempre elevato, anche se parzialmente diminuito rispetto agliultimi dati del 2009. Anchela produzione di petrolio è aumentata negli anni, con un incremento nel 2010del 13.06 % rispetto all'anno precedente, restando quasi l’unica fonte direddito primario. Se a ciò aggiungiamo l’isolamento del Paese causatodall'embargo, si riscontra un'effettiva necessità energetica, se nonnell'immediato, quanto meno tra venti-trenta anni. Il fronte del “NO”, invece,continua a sostenere la tesi secondo cui parlare di uso pacifico del nucleareiraniano potrebbe essere accettato solo quando i negoziatori iranianiparleranno chiaramente di scopi civili del nucleare e di osservanza delTrattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP), spiegando il perché una talepolitica energetica sia stata tenuta nascosta per decenni. Inoltre, l'Iran haanche un programma di sfruttamento interno dei giacimenti minerari di uranio, iquali non sarebbero sufficienti, secondogli esperti, per avere la qualità e la quantità necessarie alla produzione diuna bomba atomica. Bloccare nuove forniture di uranio, dunque, potrebbeequivalere ad interrompere il completamento del presunto programma di armamentonucleare iraniano, eliminando l'opzione militare per distruggere gli impiantiprima che la bomba sia pronta. Secondo informazioni scoperte dal “Times”, iservizi segreti britannici (M6) hanno fatto pressioni sui principali produttorimondiali di uranio (Kazakistan, Uzbekistan, Brasile) affinché le autoritàlocali non vendessero il minerale all'Iran.Produzione greggio all'interno dei paesi OPEC (periodo 1973-2009)
Anche il fronte politico interno iraniano non è compatto. Daun lato ci sono gli hard-liners o conservatori, che sostengono la necessità delnucleare, tanto civile quanto militare. Essi pongono «la sicurezza del regimein termini prevalenti rispetto alla situazione socio-economica, immaginando laRepubblica Islamica come indiscussa grande potenza regionale, in grado di farfronte all’America e di porre sotto tiro Israele. Per loro, la bomba atomica èovviamente strumento indispensabile e prioritario».[1] Sono le tesi dei Pasdaran, del Presidente Ahmadinejad, dell'AyatollahKhamenei, del pragmatico Rafsanjani e del Consiglio dei Guardiani dellaRivoluzione. Dall'altro lato, invece, i riformatori pragmatici iranianiritengono utile un nucleare civile in termini di alternativa energetica e fontedi ricchezza rispetto al petrolio, in modo da diversificare la disastrataeconomia nazionale. Questi vedrebbero «la sicurezza del regime consolidarsiattraverso la crescita economica e il mantenimento di bassi prezzi perl’energia, ottenibile solo con il nucleare».[2] Queste sono le tesi di Khatami, Larijani e Karroubi.
Chi sostiene la contrarietà al nucleare iraniano sostiene che:1) dal punto di vistageo-politico e strategico, l'Iran punta ad affermarsi quale paese leader delMedio Oriente attraverso una politica estera aggressiva e di appoggio allefazioni terroristiche regionali come Hezbollah e Hamas e a tutti i movimentiislamisti in funzione anti-occidentale.2) Come conseguenzadel nucleare, l'Iran potrebbe essere destabilizzante per la regione in quantocreerebbe una corsa agli armamenti, mettendo in crisi al proprio interno iregimi vicini all'Occidente (Arabia Saudita e Giordania).3) Inoltre, lo statusnucleare dell'Iran avrebbe un effetto destabilizzante anche a livello globale.Fra i Paesi che più lo contestano ci sono proprio quei regimi mediorientali,come l’Egitto, la Giordania, la Siria, il Marocco e la Libia stessa, cheperseguivano, anch'essi, una politica nucleare.Infine, potrebbero essere costruite armi come offesa neiconfronti di Israele, o come deterrente o coercizione per soverchiare i regimideboli dell'area mediorientale e instaurare governi radicali e terroristi.
Già dal febbraio 2006, il Board of Governors dell'IAEA, doporipetuti incitamenti per il rispetto degli accordi internazionali, ha portatodinanzi al Consiglio di Sicurezza dell'ONU il caso Iran per la trasgressionedel trattato TNP. Il Consiglio di Sicurezza ONU ha invitato l'Iran ad attuaretutte le misure necessarie per sconfessare l'infondatezza delle accuse.Inoltre, il Consiglio ha adottato tutta una serie di sanzioni contro l'Iran(Risoluzioni 1737, 1747 e 1803) e tutti quei Paesi coinvolti con Teheran nellavendita di materiali e tecnologie utilizzabili nello sviluppo di un programmanucleare di tipo militare. Nel caso iraniano, l’ONU con le Risoluzioni haimposto tre step per ottenere la dismissione del proprio programma nucleare. Ilprimo riguarda il congelamento di dieci entità e dodici individui legati alprogramma nucleare iraniano e al progetto di sviluppo missilistico in modo dainterrompere le esportazioni in Iran di tutti quei beni che potrebberocontribuire al completamento dei piani militari del regime degli Ayatollah. Il passo successivoè l'inasprimento delle sanzioni economiche. Infine, vi è l'estensione ulterioredella lista delle persone fisiche e giuridiche coinvolte nei programmi nuclearee missilistico. Nel tentativo di mettere pressione sull’Iran, la ComunitàInternazionale ha messo sotto stretta osservazione, e successivamente habloccato, tutte le operazioni finanziare delle banche persiane Saderat e Melli,coinvolte, a quanto pare, nel finanziamento illecito dei piani di riarmoiraniani. Nonostante le sanzioni ONU, l'Iran ha continuato la sua attività diarricchimento, impedendo agli ispettori della IAEA un chiaro esercizio delleloro funzioni.
L'accusa mossa in concreto a Teheran è di non fornirestrumenti trasparenti all'IAEA per poter affermare che il programma nucleareiraniano è per scopi puramente pacifici. Ad aumentare i dubbi della comunitàinternazionale influiscono le strategie di Teheran: l'Iran compra materialiradioattivi (uranio e plutonio) e tecnologie anche da Russia, Cina e Pakistan,i quali forniscono, pure, personale umano adatto alla lavorazione dellecentrifughe nucleari di Natanz, Bushehr e Arak. La Repubblica Islamica haratificato il TNP nel 1970, e dal 1992 consente le ispezioni dell’IAEA, cheprima del 2003 non avevano rivelato nessuna violazione. Il Board of Governors dell'organismoha rivelato che nel 2005, all'indomani della rottura dei negoziati con l'UE-3,l'Iran ha ripetutamente violato gli accordi del TNP. Inoltre, un rapporto del2006 ha confermato come l'Iran abbia ricevuto aiuti da Abdul Qader Khan, ilpadre dell'atomica pakistana, per la fabbricazione di componenti di arminucleari, trasgredendo l'articolo II del TNP, che non prevede la ricezione dialcuna assistenza nella produzione di esplosivi nucleari. Le clausole disalvaguardia attualmente applicate dall’IAEA non garantiscono sufficientetrasparenza. Le preoccupazioni USA sono, infine, aumentate dal fatto chel’Iran possiede – o pare stia sviluppando – anche dei missili capaci di portaretestate a grandi distanze. I missili iraniani Shahab-3, derivati dainordcoreani Nodong-1, potrebbero essere usati contro i nemici della RepubblicaIslamica, tipo Israele, o contro quei regimi considerati “corrotti” conl'Occidente, finanziando gruppi terroristici interni come Hamas in Palestina, Hezbollahin Libano o la guerriglia irachena filo-sciita nella regione del Shatt al-Arab.Indubbiamente, l’aggressiva politica estera del Presidente iraniano Ahmadinejadrappresenta un'ulteriore minaccia alla pace internazionale. Non a caso, Israelesi è schierata per un attacco preventivo contro l'Iran – tramite bombardamenti adOsirak in Iraq nel 1981 o Dayr az-Zawr[3] in Siria nel 2007 – per timore chepossa essere attaccata dal nemico sciita. Entrambe le azioni hanno avuto ungran successo ed erano dirette contro un unico impianto facilmentelocalizzabile ed isolato. Le attività nucleari iraniane, invece, sono suddivisein diverse centrali sparse sul territorio e nascoste fra molti collegamentisotterranei, dei quali con esattezza non si conoscono neanche le ubicazioni. Adogni modo, un attacco tramite bombardamenti potrebbe avere successo, ma ascapito della già precaria sicurezza regionale, creando un effetto domino eingarbugliando ulteriormente la questione israelo-palestinese.
Alla luce di quanto detto, l'Iran pur avendo bisogno di unanecessità energetica, rimane da considerare una seria minaccia alla pace e allasicurezza internazionale. Purtroppo neanche le ispezioni IAEA mettono in chiarole responsabilità di Teheran nel processo nucleare. E' dimostrato, però, cheesiste un declino economico del Paese dovuto alla diminuzione delleesportazioni di petrolio e alla quasi totale interruzione delle attività diricerca ed estrazione di nuovi giacimenti. Ad ogni modo, un intervento militarecontro l'Iran o una serie di sanzioni troppo dure contro il regime degli Ayatollah,non produrrà alcun effetto positivo. Paradossalmente, invece, queste azionipotrebbero ingarbugliare la situazione rendendola ancor più esplosiva. Lesanzioni, infatti, se non accompagnate da una serie di incentivi, renderebberototalmente inutili gli sforzi e i sensibili risultati fini qui ottenuti, anchese modesti, ma pur sempre utili a tenere sotto controllo un Paesestrategicamente importante per le sue innumerevoli implicazionipolitiche-economiche e sociali a livello globale.*Giuseppe Dentice è Dottore in Scienze Internazionali (Università di Siena)
[1] Mario APPINO, La bomba per ora non c'è,ma il problema si, in http://www.affarinternazionali.it/archivio_articoli.asp?Categoria=Mediterraneoe Medio Oriente, 20/09/2006;[2] Ibidem;[3] Il 6 settembre 2007, la IAF (Israeli AirForce) ha bombardato il reattore nucleare di Dayr az-Zwar, in Siria. L'attacco,denominato Operation Orchard, è stato un successo e ha messo fine aqualsiasi programma nucleare militare siriano. Questo è stato motivatodall'alta pericolosità e vicinanza del sito al territorio israeliano e dallapaura che dietro il progetto nucleare siriano ci fosse la mano di Teheran. Ilpiano israeliano pur approvato da Casa Bianca e CIA, ha provocato le reazionidella stessa Siria e dell'IAEA, che hanno fortemente criticato l'attacco. Cfr. Daniel COATS, Charles ROBB, Meeting the Challenge: U.S. Policy Toward Iranian Nuclear Development, cit., p. 73