Di Consiglia Grande. Gli Isis, islamici dell’Iraq, rivendicano il rapimento di mille donne e bambini yazidi da Sinjar nel nord dell’Iraq, deportati poi a Mosul per essere convertiti all’Islam.
Non è la prima shoccante notizia in merito: la scorsa settimana, il governo iracheno aveva denunciato il rapimento di un numero imprecisato di donne sotto i trentacinque anni e di bambini. Presumibilmente le donne sono state costrette a convertirsi all’Islam o, in caso di resistenza, vendute come schiave o date in sposa ai militanti. Basti poi pensare che Sinjar vantava il più alto numero di Yazidi tra i suoi 250mila abitanti, prima dell’invasione della passata notte.
Gli Usa, nel frattempo, proclamano nuovamente l’emergenza in Iraq, proponendo un piano di evacuazione di almeno 30mila appartenenti alla minoranza religiosa degli Yazidi che si trova a Baghdad.
Poiché gli yazidi vivono in condizioni migliori del previsto, sembra sempre più difficile porre in essere uno strategico piano di evacuazione. Gli Stati Uniti, però, continueranno a fornire aiuti umanitari. In proposito l’ammiraglio Kirby ha constatato che, proprio grazie a suddetti supporti e ai raid aerei americani contro le postazioni dei Jihadisti, molti yazidi sono riusciti a fuggire nelle scorse notti.
In questo clima tesissimo, il primo ministro iracheno Nouri Al Maliki ha rilasciato le proprie dimissioni, dando però appoggio ad Haidar Al-Abadi. Ma facciamo qualche passo indietro: lunedì il presidente della Repubblica, Fuad Masum, aveva incaricato l’esponente scita Haidar Al Abadi di formare il nuovo governo, per favorire una riconciliazione con la comunità sunnita. Makiki, che era il primo ministro in carica, aveva rifiutato di dimettersi a favore del collega, violando così la costituzione. Ora, invece, si è convinto e non gli resta che spianare la strada a Al Abadi.
Che Al Abadi possa tentare di risollevare la triste odierna vicissitudine.