Il Washington Post, citando 2 alti funzionari dell’amministrazione Obama, informa che a inizio estate il Presidente Usa ha autorizzato un blitz armato per liberare il fotoreporter James Foley. L’operazione fallì, e il cronista è stato decapitato pochi giorni fa da un boia Isis; il suo assassinio è stato documentato in un video che ha fatto il giro del mondo. L’ammiraglio John Kirby, portavoce del Pentagono, afferma che “il tentativo non ha avuto successo perché gli ostaggi non erano sul luogo dell’operazione”. Altri funzionari sostengono che gli ostaggi sarebbero stati spostati alcune settimane prima dell’operazione. Nessuno di loro ha voluto rivelare il luogo del blitz, né il numero e l’identità degli ostaggi che erano con Foley nelle mani dell’Isis; si pensa tuttavia che uno di loro fosse il cronista freelance Steven Joel Sotloff, presente nel video in cui è stato ucciso il giornalista di Boston.
È la prima operazione militare condotta dagli Usa in Siria di cui si sappia qualcosa. La portavoce della Casa Bianca Caitlin Hayden sostiene che non si voleva renderla nota per ragioni di sicurezza, ma che “siamo venuti allo scoperto quando oramai era chiaro che numerosi media si preparavano a riferire dell’operazione e che non avremmo avuto altra scelta che confermare”.
James Comey, direttore dell’FBI, asserisce che “Quei selvaggi che hanno ucciso Foley la pagheranno. Staremo sul caso. Lavoreremo con le nostre forze dell’ordine, intelligence e partner militari per cercare di dare giustizia alla famiglia di Foley ed esercitare la piena forza degli Usa per catturarli”.
Anche Obama non ha mancato di dire la sua: “Il mondo è inorridito dal brutale assassinio di James Foley. L’Isis non parla di religione. Le loro vittime sono in massima parte musulmani e nessuna fede insegna alla gente a massacrare gli innocenti. Quando viene fatto del male a degli americani ovunque nel mondo noi facciamo ciò che è necessario per far sì che venga fatta giustizia. I miliziani dell’Isis dichiarano la loro ambizione di commettere un genocidio contro un antico popolo”.