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Iraq, Usa e getta

Creato il 15 giugno 2014 da Albertocapece

Jihad, yes we canLa situazione è tragica, ma non seria. Non si sa ancora che cosa farà Obama per tentare di arginare l’offensiva dei qaedisti in Irak, ma si trova in una situazione paradossale: quella di rifornire di armi sia i ribelli del neo califfato originariamente utilizzati per destabilizzare la Siria, sia il governo di Bagdad; di dover cercare l’aiuto dell’Iran che per altri versi si cerca di isolare in quanto stato canaglia; di doversi opporre a un piano in qualche modo favorito dagli amiconi sauditi. E questo dopo aver aperto con incredibile superficialità e arroganza il fronte ucraino.

Tutto ciò rende evidente il totale fallimento delle guerre americane in Asia e in Medio Oriente: l’aver destabilizzato regimi laici grazie agli integralisti, per poi combatterli gli stessi per aver accesso alle risorse non direttamente razziabili, la doppia strategia di isolare i vecchi avversari come la Russia, di fomentare l’instabilità dentro e fuori i confini dei nuovi protagonisti della scena mondiale, cercando di sfruttare divisioni religiose e geopolitiche dell’area mussulmana, si sta traducendo in un disastro ben evidenziato dall’evaporazione dell’esercito irakeno la cui formazione è costata cifre stratosferiche.Una sorte che toccherà anche a quello afgano  che peraltro è costato parecchie centinaia di milioni (per tenersi bassi) anche ai contribuenti italiani.

E se le vecchie volpi come Kissimger  hanno apertamente accusato di stupidità l’amministrazione Usa per la vergognosa impresa a Kiev, è evidente che a Washington le esperienze maturate nell’ultimo ventennio non servite a nulla e anzi illustrano il declino di lucidità di un Paese incapace di rinunciare all’istinto dell’impero globale pur in mondo divenuto multipolare. Trascinando così anche le loro colonie europee nel disastro.

Tutto questo però è anche il frutto del male occidentale, ovvero della sempre più evidente subalternità della politica, perché è abbastanza evidente che le strategie messe in atto dalla guerra del Golfo ad oggi  sono state pesantemente influenzate dalle stesse lobby affaristiche che sempre più si sostituiscono ai meccanismi della democrazia. Gli interessi del complesso militar industriale americano prima di tutto, ma anche quello delle risorse energetiche e minerarie o persino quelli delle tecnologie di punta, hanno creato le condizioni per la messa a punto di questo drammatico e incoerente patchwork.  Che alla fine ha come risultato un declino degli stessi settori interessati  e troppo facilmente foraggiati. Il fatto che i russi nel Mar Nero si siano dimostrati in grado di mettere fuori uso il sistema Aegis, gioiello della difesa e dell’attacco navale della Nato o che i cinesi in un anno abbiano eguagliato e di gran lunga superato il drone ipersonico antimissile statunitense, costato molti miliardi dollari è un segnale fin troppo chiaro di dove porti la resa della politica al mercato.

 


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