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Irlanda, alla scoperta delle Skellig Islands!
Creato il 01 dicembre 2013 da Il Viaggiatore IgnoranteL’estate del 2012 ci vede protagonisti di un bellissimo viaggio in moto alla scoperta dell’Irlanda, ed è proprio di una scoperta che voglio parlarvi…Ovviamente abbiamo visitato tutti i luoghi più famosi del paese, ma essendo sempre alla ricerca di quel qualcosa in più, nel nostro itinerario non potevano mancare le Skellig Islands.Poco conosciute, poco pubblicizzate; due piccole isole al largo della penisola di Iveragh, uno spettacolo della natura, Skellig Michael e Little Skellig, non sono nemmeno facili da raggiungere, l’unico modo per visitarle è acquistare un’escursione organizzata; ogni giorno possono visitarle solamente un massimo di 180 persone suddivise su 15 barche che partono da Portmagee alle 10 del mattino e rientrano verso le 15,30 del pomeriggio; senza contare il fatto che possono essere annullate le uscite causa mal tempo, e in Irlanda il tempo è più volubile di una bella donna!In alternativa si può visitare il centro espositivo che si trova sull’isola di Valentia collegata a Portmagee da un ponte; all’interno vi sono: un bar, un piccolo negozio di souvenir, una mostra dove è stato ricreato, con modelli a dimensioni reali, uno spaccato delle isole e un auditorium ove viene presentato un cortometraggio di 15 minuti molto bello ed interessante che racconta la storia delle isole. La visita è molto stimolante e vi consiglio di farla, ma non può in nessun modo supplire alla mancata visita delle isole, l’esperienza di trovarsi sulla sommità di una montagna impervia che spunta dall’oceano è a dir poco mistica.Ma perché è così difficile visitare queste isole? Perché su Skellig Michael si trova un monastero di origine cristiana del 588 protetto dall’Unesco dal 1996.-Partiamo per la traversata su un mare abbastanza grosso… Le barche vanno veloci sul mare ove appare la spuma bianca delle grosse onde, noi siamo puntini colorati che spiccano all’interno di un quadro fatto di sfumature di grigio, ci accorgiamo di essere arrivati in prossimità delle isole perché cominciamo ad incontrare gli abitanti della zona: volatili. Poi, ci appare una macchia nera avvolta dalle nuvole, quasi un immagine surreale, è Little Skellig o Skellig Rock, la più piccola e molto più impervia, solo roccia e sule; eh…si, le bellissime sule sono le regine incontrastate di questa riserva ornitologica formando una delle più grandi colonie del mondo, più di 25000 esemplari. Ma non ci sono solo loro, cormorani, gabbiani tridattili, pulcinella di mare, stercorari e tanti altri uccelli oltre a qualche piccola famiglia di foche grigie vi trovano rifugio indisturbato perché su Little Skellig è vietato sbarcare.
A fianco Skellig Michael, il monastero dal mare non si vede, costruito con l’unico materiale reperibile in loco; la pietra, è ben mimetizzato fra gli spuntoni di roccia e le poche macchie di verde.Quando sbarchiamo, cosa non così semplice visto il mare mosso, quella che abbiamo davanti è un immagine senza tempo; è talmente forte la sensazione di isolamento che anche se appare evidente la scelta dei monaci di costruire un eremo qui, è molto difficile capirla. La prima parte del sentiero è semplice, quasi piana, alla fine di questa facile camminata inizia la salita, e inizia di getto, con una scalinata scavata nella roccia dai monaci, che così si agevolarono in qualche modo l’accesso alla zona abitata. Dicono siano 600 gli scalini, io non li ho contati, mi fido sulla parola. La ripida scalinata in pochi metri ha già le prime defezioni dovute a problemi di vertigini e/o di difficoltà. Saliamo fra spuntoni di roccia e macchie di erba verdissima punteggiata di fiorellini bianchi e gialli, ci fanno compagnia i gabbiani e gli stercorari che golosamente attendono un dono commestibile che poi puntualmente si litigano. Una giornata limpida con il sole sarebbe stata bellissima per i colori, il blu del mare, forse avremo visto all’ orizzonte le coste del Kerry county, ma solo così, avvolti dalle nuvole con il vento che sferza il volto possiamo lentamente immedesimarci in quello che deve essere stato il vissuto dei monaci. E l’ascesa diventa quasi un percorso mistico dove le formazioni rocciose acquisiscono spettrali figure che la fantasia elabora a suo piacimento.
Arrivati in cima ci sentiamo letteralmente catapultati indietro nel tempo, stona purtroppo la ressa dei turisti, mi rendo conto che i 180 permessi sono già troppi e affollano il piccolo monastero. I monaci hanno vissuto qui dal VI al XII secolo, veramente un lungo periodo, sarà per quello che sembra quasi di sentirli ancora presenti, o sarà forse la vista del piccolo cimitero con le croci scolpite nella pietra che porta la mente all’ idea che le loro anime vivano ancora questo remoto approdo. E’ incredibile il lavoro che hanno fatto, fondamenta a piattaforma costruite sul ripido pendio, celle e oratorio, muri di contenimento per creare orticelli terrazzati e una cisterna per la raccolta dell’acqua piovana, il tutto fatto solo di terra e muri in pietra a secco. Tutto è ancora perfetto, ben conservato, come se loro non se ne fossero mai andati, mancano solo le verdure negli orti!
Non ci sono molti documenti a raccontarci la vita della comunità monastica, alcuni di questi ci raccontano di scorrerie vichinghe nell’812 e nell’823, non si sa se i monaci furono rapiti o uccisi ma fatto sta che la comunità riuscì a sopravvivere e si riprese. Una leggenda dice che i monaci riuscirono a convertire uno dei loro invasori che divenne poi il primo re cristiano della Norvegia, poi intorno al XII secolo i monaci abbandonarono il loro eremo, la causa precisa nessuno la sa, forse, si pensa, a causa di tempeste atlantiche particolarmente brutali.Siamo così immersi nell’atmosfera distaccata e sospesa nel tempo dell’isola che in un attimo è già ora di ritornare, ci portiamo una strana sensazione dentro, deve essere stata durissima la vita su quest’isola ma abbiamo capito la scelta di viverci, solo negli estremi, quali essi siano, l’uomo riesce ad avere la vera comunione con Dio e trovare così la serenità.Mi permetto di fare un paio di precisazioni che ritengo importanti, visto che si trovano poche informazioni al riguardo:1) La traversata che dura 1 ora mezza per andare e 1 ora mezza per tornare, può essere piuttosto pesante per chi soffre di naupatia, il mare è praticamente sempre mosso in queste zone, ma lo spettacolo merita il disagio ed inoltre quando si arriva su Skellig Michael si hanno un paio di ore per riprendersi.2) Skellig Michael è splendida ma decisamente scoscesa, il sentiero che si percorre per salire al monastero non è particolarmente lungo ma è molto ripido e non facilmente percorribile per chi ha problemi di deambulazione e per chi si affatica facilmente; inoltre non essendo tantissimo il tempo a disposizione per la visita, fare molte soste per riposare equivale ad avere meno tempo per il sito. Altra cosa da non sottovalutare: non esistono protezioni quindi se avete bambini particolarmente vivaci non credo sia un posto adatto. Per chi soffre di vertigini poi è, secondo me, proprio da evitare, visto che avete la parete ripida da un lato e il niente verso il mare, tranne per i primi metri del percorso protetti da un muretto di sassi.
Beatrice Casoni.La potete trovare su http://beatravelplanner.blogspot.it/.
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