La seria ortodossìa della casa madre, la Marvel, cala definitamente su Iron Man, oscurando il luccichìo del primo episodio.
“Iron Man“, il primo, aveva, infatti, due pregi: autoironia e intelligenza.
Due elementi che, combinati con una buona dose di azione ben girata da Jon Favreau, non guastano in un film tratto da un fumetto.
Il primo “Iron Man“, come scrissi, era un film riuscito al punto da avere un successo imprevisto per un personaggio tutto sommato minore rispetto ad altre star della “casa delle idee”.
Forse per questo in quel film sembrava esserci più libertà di scelta su come adattare il personaggio.
La Marvel ci contava poco o non si era accorta di essere seduta sulla favolosa pentola con le monete d’oro….
Dopo aver visto “Iron Man 2“, diretto sempre da Jon Favreau, viene il dubbio che il primo episodio sia stato un vero e proprio colpo di fortuna o che, sul serio, la Marvel abbia imposto una specie di reboot stilistico, un richiamo all’ordine, al rispetto delle regole e, appunto all’ortodossia che sacrifica intelligenza e ironia sull’altare del mercato e del merchandising globale.
Con esiti disastrosi perché tanta serietà, anche nei tentativi di umorismo, produce un film noioso e un film da fumetto non deve essere noioso.
“Why so serious?”, verrebbe da dire.
Solo due rilievi, fra tanti possibili, e senza soffermarsi su quanto fuori registro sia Don Cheadle (e questo basterebbe ad archiviare con due stellette “Iron Man 2″).
In “Iron Man 2“ Tony Stark, il sempre brillante Robert Downey Jr. deve vedersela con un nemico così “classico” da apparire goffamente vetero, quasi vintage. Un villain di corporatura robusta ma di spessore inconsistente. Un cattivo che, cosa davvero inedita, adora un pappagallo e squarta le guardie come un Hannibal Lecter qualunque. Un avversario che parla con un accento dell’Est (una specie di Ivan “Tispiezzoindue” Drago) non si vedeva a cinema da decenni. Anche se, è chiaro, la definitiva resurrezione artistica di Mickey Rourke è cosa bella.
Ancora, per finire.
Il soggetto di “Iron Man 2” sembra riempito con ganci e botole pronte per aprirsi verso un imprecisato prossimo episodio, non necessariamente un altro sequel.
Se il primo “Iron Man” era un grazioso e invitante pilot, questo secondo ha l’aria di un “prequel” mascherato che sonda e prepara il terreno per i Vendicatori prossimi venturi e lascia intendere che Tony Stark, risolto il problema del palladio con l’intuizione un po’ posticcia, senz’altro tornerà a solcare i cieli. Le tracce disseminate lungo il film sembrano piazzate lì solo per titillare lo spettatore che, pagando il biglietto per “Iron Man 2“, ha la possibilità di vedere una specie di trailer di quello che, forse, verrà insieme al martello di Thor e allo scudo di Capitan America…
Magari, il prossimo film avrà anche un po’ di azione in più. In “Iron Man 2” se ne vede poca e quel poco che c’è la regala Scarlett Johansson vestita di nero alla quale, come riferito all’epoca di “The Island”, sono convinto doni più il bianco.
Insomma, secondo me, ci siamo persi un altro super eroe.
Aspettiamo Thor e aneliamo Dr. Strange e Moon Night.
Ormai da tempi immemori mi chiedo perché gli eroi della DC a cinema vengano sempre meglio.