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“Iron Man: Extremis”: Warren Ellis riscrive Tony Stark

Creato il 03 aprile 2013 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

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Extremis è un volume che necessita di un’importante avvertenza: se siete lettori di lunga data di Iron Man ci sono serie probabilità che la storia possa infastidirvi; se siete convinti sostenitori della continuity la storia non solo vi infastidirà ma vi farà gridare allo scandalo. 
Perché quella che compie in questi primi sei episodi di The Invincibile Iron Man è anche, ma non solo, un aggiornamento o una ret-con (interpretate come volete) delle origini dell’uomo di ferro: coverpaninila grave ferita subita da Tony Stark che portò alla creazione dell’armatura viene spostata dalla guerra del Vietnam ad una non meglio precisata operazione in Afghanistan contro Al Qaeda, andando ad inficiare parte delle passate avventure.
Tuttavia, se siete lettori occasionali, attirati magari dalla fama dell’autore oppure lettori abituali non così suscettibili al dogma della continuity piuttosto che semplici appassionati di fumetti in cerca di una storia piacevole e ben disegnata (un Adi Granov un po’ altalenante ma capace di tavole non indifferenti), allora Extremis è il volume che fa per voi.

Quella che ad un primo approccio sembra essere una storia piuttosto banale, volta principalmente al rilancio della testata, consente in realtà una riflessione sull’essere umano Tony Stark più che sul supereroe Iron Man; riflessione che Ellis porta avanti in un modo assai provocatorio ma decisamente intrigante. 

E questa duplicità, questa miscela di superficialità e approfondimento investe i vari aspetti del volume, a cominciare dalla personalità di Tony, personaggio ambiguo e un po’ confuso, cinico ed allo stesso tempo tormentato, completamente dedicato al perfezionamento dell’armatura con la quale crede di poter trovare (forse inconsciamente) motivo di redenzione per i patti a cui è dovuto scendere con l’apparato militare finanziatore delle sue ricerche. Duplicità che investe anche la trama che alterna, appunto, situazioni ed eventi piuttosto scontati o ai limiti del credibile con momenti di approfondimento e di analisi del tessuto sociale contemporaneo di grande spessore.

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Un esempio per tutti il colloquio tra Tony, Maya Hansen, brillante medico creatrice del siero “Extremis” e Sal Kennedy, eccentrico scienziato con tendenze hippy. Proprio al personaggio di Sal, piuttosto stereotipato in verità, vengono affidati una lucida e spietata disamina della società americana che cela probabilmente il pensiero dell’autore, nonché il compito di strappare, almeno parzialmente, il velo dietro al quale Tony e Maya si sono nascosti per fuggire da loro stessi e dalla loro incapacità di fuoriuscire dal sistema.

La verità essenziale – e cioe’ che ora l’America è governata da un conglomerato post-politico di multinazionali – è dura da digerire. E’ più facile pensare che la strada per la libertà richieda di starsene in piedi su una gamba sola per un’ora.

Così scherza Sal dopo aver obiettato ai due colleghi, convinti assertori della libertà con cui ritengono di portare avanti le proprie ricerche, che militari, industria e governo sono ormai la stessa cosa. Altrettanto incisivo il commento a proposito della situazione di Maya, ricercatrice brillante quasi se non quanto Tony, in grado di riassumere in una battuta la questione irrisolta, probabilmente mai affrontata realmente, delle pari opportunita’.

Il problema di Maya è che è una donna. In questa societa’, per arrivare dove tu sei le ci vorrebbero altri cinque, dieci anni.

Da questo come da altri punti della sceneggiatura appare un Warren Ellis cinico e disincantato, profondo conoscitore della post-modernità e autore di un genere che potremmo definire “slipstream” extremis(per usare la famose definizione si Bruce Sterling), interessato maggiormente all’analisi e all’espressione di alcuni concetti più che alla classica narrazione supereroistica.

Da ciò deriva l’alternanza di momenti di ottimo fumetto con altri di apparente superficialità cui si è fatto cenno. Per l’autore è importante spiegare l’origine, sociologica e non solo scientifica, dell’avversario di Iron Man più che l’attendibilità o meno delle capacità sovrumane da questi sviluppate (e che a prima vista potrebbero suscitare notevoli perplessità); è più importante fornire una chiave di lettura di Tony, enfant prodige della comunità scientifica ed ex alcolizzato, eroe con macchia e diversi scheletri nell’armadio, alla ricerca di un futuro migliore disponibile per tutti ma finanziabile da pochi, che una spiegazione razionale della straordinaria efficacia dell’armatura e dei nuovi poteri di Iron Man, per i quali basta un piccolo espediente, un’esagerazione da fumetto nettamente in contrasto con la profondità poco prima descritta. Espediente banale ma foriero di notevoli potenzialità, i cui sviluppi sarebbero stati ancor più interessanti se la serie fosse rimasta nelle mani di Ellis. Purtroppo, terminata Extremis, l’autore è passato ad altri progetti, lasciandoci con uno starting point dall’alto potenziale che speriamo venga sfruttato a dovere dagli autori successivi.

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Quello che resta è dunque un buon volume, decisamente scorrevole e piacevole da leggere e da guardare che, al pari delle conclusioni a fine episodio di un Tony Stark apparentemente vittorioso sulle proprie ansie e i propri timori, lascerà al lettore un vago senso di irrisolto e di incertezza, generando in tal modo – o aumentando – l’interesse per un personaggio fino ad ora poco approfondito e dalle potenzialità non pienamente utilizzate. Per Warren Ellis, insomma, obiettivo raggiunto.

 


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