Come in tutto il mondo, anche in Sardegna si parla di tesori nascosti e di gente che si è letteralmente arricchita dopo averne trovato uno. Su Scraxoxiu, è chiamato di volta in volta, di paese in paese in tutta l’isola, in maniera diversa. Ogni singolo paese lo definisce nella sua forma dialettale, ad esempio in Anglona, si chiama Siddadu, nel Campidano di Cagliari, Scraxoxiu, giusto per citare i due capi opposti dell’isola nella quale, il caso del tesoro nascosto è piuttosto diffuso.
Parlare dei tesori nascosti non è certamente un argomento facile, ma nel corso di questo breve saggio tenterò d’essere più dettagliato possibile. Bisogna partire da molto lontano, naturalmente, quando la gente deteneva nella propria abitazione un più o meno congruo risparmio e magari dei monili e preziosi in genere che lo rendevano piuttosto appetibile agli occhi bramosi di un ladro o di un popolo invasore che lo cercava quale bottino al momento della conquista di un territorio.
Nelle remote civiltà, come quell’egiziana, era costumanza inumare i propri cari con gli oggetti più cari che lo avevano accompagnato durante l’esistenza terrena, il caso del tesoro di Tutankamon ne è un esempio classico. Dagli ori della Batriana, in tutto il Medioriente, in Turchia a Troia, in Grecia il tesoro d’Atreo ecc, e tutti quelli rinvenuti in Italia, a Roma, Pompei, Ercolano, in lungo ed in largo per tutta la penisola, sono esempi eclatanti di una ricchezza documentata storicamente di cui l’uomo antico e moderno si è sempre circondato.
E’ curioso osservare che, ancora nell’antichità, si affidavano i propri “preziosi” beni, alla custodia degli “spiriti” attraverso dei rituali magici. Naturalmente questo curioso modo di fare era una buona scusante per evitare che il tesoro nascosto fosse depredato, perciò le maledizioni proferite di cui tutti sapevano, avrebbero sicuramente dissuaso chiunque, o perlomeno ci speravano, dall’esecrabile profanazione delle tombe. Custodito in casa, sicuramente non aveva bisogno di essere affidato agli spiriti protettori, ci pensava il padrone di casa ed i servi più fidati ma, quando arrivava un’orda d’invasori non sempre si faceva a tempo a nascondere tali preziosi, molti di questi erano razziati, come già detto, altri, in rari casi erano sotterrati e spesso se ne perdeva la memoria.
Intanto le leggende popolari nate da un substrato superstizioso che si perde nella notte dei tempi, ha imbastito delle storie inverosimili che sono servite spesso a nascondere il vero motivo del rinvenimento di un tesoro nascosto e dimenticato, magari durante i lavori d’aratura dove casualmente si possono trovare simili tesoretti o scavando clandestinamente in un sito archeologico. Certe persone raccontavano di esserne venute in possesso dopo aver “sognato” dove esso era custodito… Magari gli era stato indicato da un proprio caro defunto o dopo aver incontrato casualmente uno spirito, un folletto, una Jana che lo accompagnava o si manifestava nel luogo dove era nascosto, dandogli delle indicazioni precise prima di concedergli l’asporto che in ogni caso era legato a tenebrosi rituali che qualora non venissero rispettati ed eseguiti ad arte, si sarebbe rischiata la vita e la dannazione dell’anima.
In taluni casi i rituali prevedevano anche dei sacrifici, non solo animali…insomma il rischio era notevole e questi esseri, i custodi dei tesori, spesso si vendicavano degli uomini sprovveduti o che tentassero di gabbarli non rispettando i patti.
Un caso eclatante è “Il Tesoro di Capitana”. Quanti altri, altrettanto spaventosi ce ne sono stati raccontati?
Questi esseri fantasiosi che si manifestavano attraverso i sogni, erano loro a scegliere il soggetto a chi donare il tesoro che spesso era custodito in luoghi impervi.
Spiriti, Folletti, Janas, reputati sopranaturali, erano quelli che, apparendo nei sogni, avevano scelto il “soggetto” che aveva particolari peculiarità, perciò, solo a costoro era permesso di vederli o entrare in contatto per una misteriosa “forza” che li rendeva prediletti. Il sogno, mediamente, era il mezzo di contatto attraverso il quale queste entità si rivelavano ed erano costrette a tornare frequentemente fintanto che il predestinato prendesse coscienza del fenomeno strano che lo interessava.
Spesso il sogno si ripeteva per molte notti, come una sorta d’incubo ripetitivo e martellante, il sogno doveva risvegliare la coscienza dopo aver superato la barriera del rifiuto, conscio od inconscio che fosse.
Raggiunto finalmente lo stato ideale. Il soggetto evitava di raccontare la sua esperienza onirica, come gli era stato raccomandato così, nel giorno ed all’ora indicata si recava nel luogo prestabilito dove improvvisamente compariva se non lo aspettava di già, lo stesso essere visto in sogno allorché gli indicava che si sarebbe fatto riconoscere. Le sembianze di queste entità non erano sempre corrispondenti alle stesse del personaggio del sogno, per questo, il soggetto, arrivato a destinazione non sempre si poteva fidare della persona che incontrava in quello stesso luogo, magari era un bambino, un vecchio o persino una bestia, tutte forme che l’entità poteva assumere all’occorrenza, infine fattasi riconoscere dettava le proprie condizioni vincolando al silenzio più assoluto il destinatario che, stimolato dalle proposte e dalla visione materiale del tesoro promesso, si disponeva ad accettare passivamente tutto quanto gli veniva indicato.
IL RITUALE
Quando non prevedeva un sacrificio umano, si svolgeva spesso in maniera cruenta col sacrificio di un animale; una gallina, un cane, ma preferibilmente un gatto…
Nel luogo stabilito, si portava quanto dettagliatamente richiesto e si procedeva tracciando un ampio cerchio intorno a se. Dentro e fuori il cerchio si tracciavano dei segni che erano stati indicati in precedenza e che stranamente il soggetto ricordava in maniera lucida e dettagliata.
Dopo di che, poste le candele (Cinque) all’interno del cerchio affinché formassero un pentacolo, acceso un fuoco alimentato con l’alcool e la carbonella, su di questa era bruciato dell’incenso che poi doveva essere soffocato con dello zolfo che continuava a bruciare durante tutto il tempo del rito.
Doverosamente ometto di trascrivere il resto del rituale che si appropinqua al sacrificio della bestia, ed ometto anche le formule che terminano lo stesso per ovviare che qualcuno possa tentare di ripeterlo procurando danni a se stesso oltre alla povera bestiola e magari ad altri.
I rituali non sempre sono di tipo cruento, se non raramente e per motivi imperscrutabili. Nella maggior parte dei casi si svolge in maniera piuttosto semplice e si arriva in ogni caso alla conquista del tesoro bramato. Altro particolare curioso, è quello che vede il tesoro migrare da un luogo all’altro, qualora un qualche dettaglio non sia stato osservato in maniera precisa.
Infatti, queste entità essendo particolarmente stizzose, smaterializzano il tesoro e lo trasferiscono in un altro luogo lasciando il malcapitato scelto per l’occasione in una marea di guai.
Il predestinato, colui insomma al quale le entità hanno “promesso” il tesoro non fosse in grado di osservare dettagliatamente quanto indicato, subiranno per riflesso una serie di negatività che spesso si protrarranno per l’intera vita coinvolgendo anche gli affetti più cari….in altri casi vengono perseguitati solo per un breve periodo poi tornano ad una vita normale.
Chi superate una serie di negatività torna ad una vita normale può reputarsi fortunato/a, altri, come si può facilmente intuire, l’hanno trascorsa grama.
Tuttavia, nonostante alcuni dicano che si tratti solo di leggende, queste storie hanno sempre un fondo di verità come quella che mi accingo a raccontare…
IL RINVENIMETO DI UN TESORO
In un paese vicino a Cagliari, molto tempo fa, una ragazzetta sognò un vecchio che le indicò un grosso tesoro nascosto proprio nella sua casa… Lo sognò per diverse notti, fintanto che prendendo il coraggio a due mani lo raccontò alla madre che la ascoltò con attenzione ed a sua volta lo raccontò al marito.
Lui, il padre, interrogò la bambina e stabili con la madre che qualora lo avesse sognato ancora una volta lo interrogasse nel sogno su come doveva fare per ottenere il tesoro…
lo sognò anche quella notte e le diede tutte le indicazioni per potersene appropriare.. le concesse persino di essere aiutata dai genitori ma da nessun altro….. Al che, sentita la versione della bimba, si organizzarono in modo tale per arrivare al tesoro ma… il lavoro di scavo era lungo e difficoltoso e chiesero aiuto agli altri figli e generi per accelerare i tempi.
Occorsero diversi giorni per scavare nel giardino della casa, li nel punto preciso e secondo le dimensioni che erano state indicate, mentre la bimba non aveva più avuto alcuna visione in sogno dopo l’ultima volta.
Il cumulo della terra estratta era oramai un’alta montagna, e lo spazio si rimpiccioliva sempre più dato che il giardino non era poi tanto grande…. La buca scavata era molto profonda e già si disperava di trovare il tesoro promesso al che presi dallo sconforto e oppressi dalla fatica… inveirono contro la bimba che, urlando giurava che il sogno fatto era vero.
Quando oramai avevano deciso ricolmare la fossa scavata, uno dei partecipanti con l’ennesima palata urtò qualcosa di strano e come un forsennato continuò a scavare finché si intravedette un enorme fagotto di pelle, era talmente grosso e pesante che dovettero costruire un paranco per sollevarlo e tiralo fuori. Era enorme, e presi dall’euforia, posatolo a terra e spintolo lontano dal fosso, si avventarono letteralmente per slegarlo dalle stringhe di cuoio che lo tenevano ben saldo.
Dopo l’immane lavoro svolto non rimaneva che mordersi le mani per non aver rispettato i patti, il loro fare aveva vanificato l’unica occasione per divenire ricchi, con quel dono “speciale” che era stato loro riservato.
Un ennesima conferma a testimonianza del fatto che “i patti” si rispettano, soprattutto quando stipulati con questo genere di entità. L’enormità del tesoro riservato alla famiglia riportata in questa storia, il carbone che torna a luccicare per poi dissolversi completamente, è la conferma ultima che quanto raccontato in mille altre esperienze leggendarie, tutte conservano un fondo di verità.
Le “verità” leggendarie raccontate dal Professor Gino. Bottiglioni in “Leggende e Tradizioni di Sardegna” raccontano dei luoghi e dei modi in cui si possono trovare IS SCUSSORGIUS infatti, alberi cavi, sotterrati ai pedi di un albero o tra le macerie di una vecchia casa, dentro o fuori un Nuraghe, una Dumu de Jana, dentro un pozzo , insomma ovunque. Loro, gli “spiriti, folletti e gnomi” non sono le sole entità demandate alla “consegna” del tesoro del quale sono custodi, in altri casi è Sa Musca Macedda, che si trasforma in una sorta di insetto in cui un entità demoniaca come Su Estiu può presentarsi assumendo qualsiasi forma,
sia umana che animale.
LA CONSEGNA
Tale custodia in altri casi è affidata ad un parente defunto, un anima posta a guardia dello stesso che farà di tutto per liberarsene con la consegna. Se non vi riuscisse, “l’anima” rimarrà legata a questo, in penitenza, per l’eternità.
Su Scaxoxiu, è custodito in altre occasioni, da entità di natura diabolica, per cui raccomanda particolare cautela e nel caso di un “sogno” o di un qualsiasi contatto con simili entità è bene munirsi di tutti i “Rimedi” possibili per non rimanerne vittima.
RIMEDI
La saggezza popolare ha da sempre indicato i “Rimedi” per affrontare le situazioni più difficili della vita e, per quanto agli Scraxoxius, consiglia Is Brebus (preghiere-scongiuri) per aver sicurezza e garanzia di raggiungere il fine previsto. Raccomanda di rivolgersi a persone capaci e con provata esperienza, siano essi frati, preti, rabdomanti… insomma a chiunque sia in grado di consigliali ed assisterli, ma senza mai rivelare il motivo per cui si richiedono tali informazioni. Si raccomanda di affrontare con particolare cautela simili argomenti e di non lasciarsi mai sfuggire il vero motivo. Abbiamo già visto che spesso sono necessari, anzi indispensabili, dei rituali particolari, consigliati volta per volta ed applicabili solo in determinate occasioni, infine non va mai scordato che farne anche se la pur piccola menzione con estranei, si rischia di ritrovarsi con un pugno di cenere e carbone.
Il tesoro, in casi particolari è dato da condividere con altra persona, nel qual caso, una di queste è totalmente ignara del fatto. Solo in occasioni straordinarie, entrambi, faranno lo stesso sogno o saranno contattate da un “entità” che li pone nelle condizioni di conoscersi ed incontrarsi per suddividere il tesoro predestinato. Contrariamente al fatto che tale fortuna mediamente è destinata ad un singolo individuo con relativo usufrutto dei famigliari.
IL TESORO NELLE ESPRESSIONI DIALETTALI
Viaggiando in lungo ed in largo per la Sardegna, possiamo osservare le diverse forme dialettali con cui Il Tesoro viene chiamato. La vastità del Campidano, da Cagliari ad Oristano, suddiviso per zone porrà un appellativo diverso, paese per paese, solo nell’inflessione dialettale locale per cui, se a Cagliari si chiama Scraxoxiu, nell’iglesiente viene chiamato Scixòxu (Iglesias), Scrigiogi (Gonnesa), Scusorgiu, mediamente nell’intero campidano.
Siddátu nel Sassarese, Pósidu come a Dualchi, sono altri nomi usati nel resto della Sardegna con le mille altre tipiche varianti che, confermano ancora una volta quanto questa credenza, fosse e sia ancora viva.
CURIOSITA’
Tra le curiosità voglio annoverare i Luoghi dove le leggende popolari raccontano vi sia custodito un tesoro ed all’occorrenza voglio citare, doverosamente, la ricerca effettuata da Junfan – Amuttadori, per “Contus antigus” il quale cita per estratto diversi autori.
• P. Lutzu (in BBS, II, pp. 21 ss.) ricorda l’antichissima chiesa di San Francesco di Oristano che fu fatta demolire dall’Arcivescovo Mons. Bua per trovarvi un tesoro.
• Si chiamano Su scusórgiu una sepoltura di gigante presso Baunei e un nuraghe a Gesturi e a Sini. Un nuraghe De su schisórgiu è vicino a Santadi, un altro detto Su siddádu è nel territorio di Sindia.
• Un territorio ricco di tesori sarebbe intorno a Dorgali, dove si trovano varie regioni dette S’iscusórgiu di Biristéddi, S’iscusórgiu Lotronidda, S’iscusórgiu sa Serra, S’iscusórgiu Lortéi ecc.
• Non mancano però i fortunati; di molte ricche famiglie, si dice che abbiano iniziato la loro fortuna con la scoperta di un tesoro, al quale si attribuiscono pure le ricchezze dei Cresi leggendari di Sardegna
CONCLUSIONE
Debbo dire che queste poche pagine mi hanno offerto un’ ennesima occasione per scrivere ancora una volta in tema alle Leggende di Sardegna, storie queste, affascinati e spesso intriganti che nei racconti popolari riescono di trasportarci lontano nel tempo che, seppur remoto, e sempre attualissimo, lasciando intravedere una sottile morale, come a ricordare che: la storia si ripete.
La malattia di sardità è quella che mi ha infettato sin da che ero un ragazzo e fin ora è ancora attiva, viva più che mai… La passione per la nostra Isola di Sardegna si trasforma e si consolida in un amore innaturale, oltre quanto le stesse parole non riescono di esprimere.
Luci, colori, profumi e tutto quanto si può assaporare in questo paradiso, tra l’altro, unico nel Mediterraneo e nel mondo, è corroborato poi, dalle storie che ci portano, sognando, sino alle origini dell’antica Tirrenide quando le genti che la popolavano accesero le luci di un fuoco che non si è mai spento sino ad oggi.
Pier Paolo Saba
Olbia 2 Gennaio 2008