Un esempio perfetto è costituito dalla serie Cement Eclipses, fatta di piccolissime sculture che rappresentano esseri umani e inserite in contesti cittadini, da Anderlecht a Malaga, da Bruxelles a Riga, davanti a un muro, dentro una pozza d’acqua, distese sull’asfalto. In questo caso, l’effetto artistico è di grandissima forza narrativa. Gli “omini” di Cordal sono progettati, realizzati, e inseriti, in contesti che traggono ispirazione dalle tipologie di narrazione tipiche della cinematografia; potremmo dire che fanno sistema del dettaglio. C’è, dunque, nelle sculture di Cordal, qualcosa che attinge da molte altre rappresentazioni e stimola il nostro complesso di immaginari contemporaneo.
Un altro ottimo esempio è l’installazione chiamata Cement Bleak, nella quale la rete metallica dei colini viene manipolata per formare dei volti in rilievo; successivamente, il colino viene fissato al suolo. La luce del sole penserà a fare il resto, cioè a proiettare un’ombra/ritratto sul terreno: siamo al confine tra pittura e scultura, e un dosaggio dei volumi su un oggetto reale, manipolabile, dà vita a una rappresentazione ulteriore, altra, ma anche effimera, sfuggente.
Cordal è artista delle “piccole cose senza importanza”, tuttavia proprio attraverso di essere riesce a catturare le città e fermarne alcuni attimi dai loro cicli infiniti.
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