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Dunque, mentre è in viaggio con alcuni suoi compagni della confraternita, la Qaddriyya, il 29 Gennaio del 1901, Isabelle viene aggredita da un uomo, Abdallah Muhammad, che la ferisce al capo e alle braccia.L'attentatore viene catturato, Isabelle se la cava con qualche ferita, la notizia si sparge in fretta. Difficile conoscere i "mandanti" dell'aggressore: forse le "spie" francesi dalle quali aveva preso le distanze (forse interrompendo una missione sul più bello, ma queste sono solo speculazioni...), forse membri di qualche altra setta islamica avversa al sufismo. O contrari alla presenza di una donna in una confraternita.Fatto sta che l'attentato desta molto scalpore, tanto che le autorità Algerine emettono per la Eberhardt un immediato ordine di espulsione, che viene prontamente eseguito.Nel 1901 Isabelle è a Marsiglia, sola, senza Slimène, senza soldi, con pochi amici e una salute sempre più cagionevole (probabilmente anche a causa del suo vizio di fumare il kif, un misto di hashish e tabacco molto in voga in alcuni ambienti sufi).Isabelle si prepara forse a morire, le pagine del suo diario sono intrise di un triste fatalismo.Ma qualche mese dopo, una nuova svolta: in Algeria si svolge il processo al suo attentatore, e Isabelle è invitata a partecipare.Ha l'occasione di rivedere di nuovo il suo Maghreb, e l'esposizione al processo le fa guadagnare "punti" agli occhi della gente: si presenta abbigliata "alla araba", ma in abiti femminili. Pronuncia parole di perdono per il suo aggressore, si professa "vera musulmana". E lo fa parlando francese e arabo (numerosi dialetti, tra l'altro). Si guadagna quindi il favore della gente e l'amicizia dello scrittore Victor Barrucand, che le propone di scrivere degli articoli per il suo giornale franco-arabo, "al-Akhbar". Lei si trasferisce in Marocco, dove scriverà articoli come corrispondente di guerra. Alcuni di questi articoli, insieme alle sue amicizie "arabe" le faranno guadagnare una cattiva fama in patria, ma poco male. Isabelle torna a Marsiglia un'ultima volta tra il 1901 e il 1902, giusto il tempo di sposarsi con Slimène (che nel frattempo ha lasciato l'esercito) e di attendere la definitiva revoca dell'ordine di espulsione.
Tornerà, definitivamente e insieme a suo marito, in Algeria nel 1902.Diventerà amica di Hubert Lyautey, generale francese di stanza in Marocco per sedare le ribellioni.Sarà interprete, traduttrice, corrispondente di guerra, diplomatica. Forse, di nuovo, spia. Alcuni la accusano di intrattenere rapporti con il guerrigliero Sidi Shaykh Bu 'Amamah bin Larbi, uno dei capi della rivolta in Marocco.Sicuramente, sarà ancora una volta nomade: Algeri, Orano, il deserto, la guarnigione di Ain Séfra, dove acquista per la prima volta una casa. La considera il suo rifugio, il suo posto in cui tornare.Ed è lì che tornerà nel 1904, insieme al suo Slimène.Lui è tubercolotico, lei in pessime condizioni di salute. La vita nomade e avventurosa è ciò che ha sempre desiderato, ma la consuma. I suoi denti, sempre descritti come bellissimi, cominciano a marcire per effetto del kif, le febbri vanno e vengono e la lasciano spossata.
Tuttavia, come per rispettare la sua nomea di donna "anticonvenzionale", Isabelle Eberhardt non muore di malattia.
Muore annegata ad Ain Séfra, nel mezzo dell'Algeria. Praticamente in pieno deserto. E no, "annegata" non è un modo di dire.
Il 21 Ottobre del 1904 (Isabelle ha solo 27 anni) il fiumiciattolo wadi Sefra, in preda ad una piena improvvisa, esonda. Uno spaventoso torrente d'acqua travolge alberi, bestiame, persone. Distrugge le precarie casupole di fango di Ain Séfra.
Isabelle muore lì, nell'unico posto che ha davvero desiderato chiamare "casa". Riceverà sepoltura secondo il rito musulmano, in un cimitero musulmano, tutt'ora visitato da numerosi musulmani e sufi.
Infine, come spesso accade in questi casi, la sua figura fu "utilizzata" ampiamente dal suo "amico" Victor Barrucand. Ho messo le due parole tra virgolette perché, per quanto l'opera di Barrucand sia stata fortemente disprezzata dalle persone vicine alla Eberhardt, è indubbio che senza il suo contributo di Isabelle non sarebbe rimasto moltissimo.
Fu Barrucand a dare alle stampe il suo manoscritto Dans l'ombre chaude de l'Islam, rimaneggiandolo e "romanzando" un po' le vicende della "androgina del deserto". Del resto la storia di Isabelle Eberhardt contiene in sé per sé tutto ciò che i francesi di inizio '900 si aspettavano dalle storie del Medio Oriente: avventura, viaggi, beduini, battaglie, erotismo, ambiguità, spionaggio, amore, morte.
Questo nel caso in cui ci fosse bisogno di confermare che la Storia sa essere molto più sorprendente della migliore narrativa fantastica! ;)
Ora, di libri su (e di) Isabelle Eberhardt se ne trovano in quantità, anche in lingua italiana. Amazon ne è ben fornito, compresa la biografia scritta da Mirella Tenderini, probabilmente la più completa ed esaustiva in italiano.
Certo, se masticate un po' di francese non potete assolutamente farvi scappare l'ebook contenente 6 opere di Isabelle Eberhardt. Si tratta perlopiù di narrativa, qualche pagina di resoconto, complessivamente fanno meno di 100 pagine. Ma, diamine, stiamo parlando di 1,99 €!
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