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Così più che dei giardini della Mortella è della loro padrona, fiore umano prezioso, che mi sono innamorata; è lei che guardando foto e filmati mi è sembrata una persona assolutamente straordinaria, lei, lady Susana Walton.
D'accordo il grande architetto del verde Russel Page, ma è Susana che ha vegliato alla realizzazione del progetto, alla scelta delle piante, con una cura e passione costanti che sono durate 50 anni. Il fascino dei Giardini della Mortella non risiede nella specie rara di una ninfea o di un'orchidea, ma nella storia d' amore di cui sono fatti, e lo si percepisce; amore per quel famoso musicista inglese William Walton che conosciutala occasionalmente all'ambasciata di Buenos Aires se n'è innamorato e se l'è sposata in un battibaleno portandola dall'Argentina natale a Ischia, amore per il bello, natura e cultura (concerti e eventi culturali nella Fondazione dedicata al musicista), amore per quel lembo di terra su una gola vulcanica dell'isola del sud Italia che lei ha saputo trasformare in un pezzetto di sogno.
Anche ora che non c'è più, alla Mortella Lady Susana la si sente presente ovunque, ma è un peccato non averla conosciuta. Se fossi venuta nel suo regno prima del 2010, anno in cui se n'è andata, l'avrei senz'altro incontrata fra fiori e piante, fra viali, sentieri e scale, fra terrazze che regalano splendide vedute della baia di Forio.
L'avrei incontrata a raccontare e mostrare "il suo giardino" come è successo a tanti visitatori del passato, lei, argentina tutta "fuego" e pepe con il suo infaticabile entusiasmo, con la sua competenza botanica, con la sua passione per il verde e evidentemente per la vita. Nella residenza della coppia, ora sede della Fondazione, testimonianze e foto di una vita ricca e brillante fra concerti, spettacoli, bozzetti di costumi di scena legati alla carriera artistica di Walton e soprattutto le vivacissime espressioni del volto di Susana che esprimono una straordinaria energia vitale, che lasciano intuire una donna d'eccezione.
Un'altra storia di passione ischitana a Forio è quella dei Giardini Ravino, dimora privilegiata di Cactacee e Succulente, sulla strada statale 270, poco prima dello svincolo per Citara.
Quella mattina di giugno però mi è andata di lusso perché ho avuto la fortuna di conoscerne il deus ex machina. Il Capitano Giuseppe D'Ambra è molto simpatico e non ha certo problemi di timidezza perché si è seduto semplicemente accanto a me mentre pranzavo al Lounge Café dei Giardini e ha cominciato a raccontare della sua vita da marinaio sempre in giro per il mondo e della sua passione naturalistica.
Come tantissimi isolani per guadagnarsi la pagnotta lui solcava i mari di paesi lontani, sognava e raccoglieva semi, tanti semi e talee, ben tremila specie, scoprendo tra l'altro che queste sue raccolte potevano restare in letargo anche per 5-6 anni e nel frattempo offriva stecche di Pall Mall ai funzionari doganali per passare i controlli
Il suo sogno si è concretizzato, ha potuto comprare un vigneto obsoleto dove vivevano otto preti che apparteneva alla Chiesa e fra il 2001 e il 2005 si è fatta la bonifica del terreno, ha tirato fuori i suoi semi esotici coltivati nei vasi e ha iniziato a piantificare in terra. Certo è stato aiutato da un esperto paesaggista nella concezione dei vari spazi, ma è lui in prima persona in stretta collaborazione con la sua famiglia, ad essersi rimboccato le maniche e a curare passo dopo passo crescita e sviluppo della sua "creatura".
Non avevo mai visto cactacee forate e il Capitano D'Ambra mi spiega che è una sua invenzione per proteggerle dal vento che d'inverno soffia forte e rischia di spezzarle.
Un discorso a parte merita poi il Wollemi Pine scoperto nel 1994 da un guardiacaccia scienziato in una vallata profonda del Wollemi National Park vicino a Sydney. Attualmente nel mondo se ne conoscono meno di 100 esemplari adulti e su di lui si sono concentrati numerosi lavori di ricerca per proteggerne la sopravvivenza. I naturalisti la definiscono la scoperta del secolo perché si tratta di una conifera preistorica, si potrebbe dire un dinosauro vegetale che come le sequoie può raggiungere i 40 metri di altezza. Nella lingua degli aborigeni Wollemi significa "guardati intorno, tieni gli occhi aperti e fai attenzione".
Oltre al Parco Botanico, ai Giardini Ravino c'è anche un residence. Le sistemazioni di interni ed esterni, rigoroso bianco essenziale, roccia e pietra, mi hanno fatto pensare allo stile di César Manrique a Lanzarote e non mi sono sbagliata, il Capitano D'Ambra va spesso alle Canarie e se n'è ispirato.
Grazie Capitano D'Ambra della sua accoglienza e dei suoi racconti pieni di entusiasmo e passione; il suo giardino mi è piaciuto proprio perché "non se la tira" e vi si respira una bella atmosfera semplice e familiare. Mi è piaciuto anche il suo "cane" da compagnia, ovvero un vanitoso struzzo con famiglia che ostenta la sua ruota spesso e volentieri e gira indisturbato per interni ed esterni facendola da padrone.
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