Durante il viaggio nel Kansai, a maggio di quest'anno, non potevo mancare di visitare il solenne e austero santuario shintoista di Ise Jingu. Risalente al terzo secolo è il santuario shintoista più venerato del Giappone. L'Ise Jingu si divide in due complessi di templi, che fanno capo ai due templi principali il Gekù e il Naikù. Entrambi i complessi sono facilmente raggiungibili dalla piccola città di Ise nella prefettura di Mie.
Stazione ferroviaria di Ise
Il Gekù è dedicato a Toyouke no Okami, divinità del cibo, dei vestiti e della casa. Il Naikù, considerato il più antico e importante, viene indicato come dimora della dea del sole Amaterasu Omikami, la mitica antenata diretta della famiglia imperiale giapponese. In questo complesso è inoltre custodito il sacro specchio dell'imperatore, uno dei tre sacri tesori imperiali (gli altri due sono le gemme sacre e la spada sacra).Torii all'ingresso del complesso del Naikù
I templi principali dei due complessi sono accessibili esclusivamente dai membri della famiglia imperiale, eccezion fatta per gli operai che ogni venti anni fanno e disfanno le strutture i quali vengono sottoposti a particolari rituali.Palizzata da dove si può "sbirciare" il Gekù
Ai visitatori è consentito solamente dare un'occhiata dall'esterno di una palizzata di legno. In compenso, nei complessi, ci sono altri templi minori in cui è possibile accedere.Come la tradizione shintoista impone, le strutture (tutte rigorosamente in legno, scelto dalle foreste sacre del Giappone) vengono sostituite ogni venti anni da perfette riproduzioni, realizzate su siti adiacenti secondo le antiche tecniche di costruzione, senza usare chiodi bensì soltanto perni e giunzioni di legno. Al termine della costruzione del nuovo santuario viene eseguito il trasferimento delle divinità attraverso una cerimonia rituale.Gli edifici attuali dell'Ise Jingu sono stati eretti nel 1993, verranno sostituiti nel 2013.
A destra del tempio si vede la locazione dove verrà costruito il nuovo a sostituzione nel 2014
Foto mie. Info tratte da Wikipedia e dalla guida Giappone della Lonely Planet, 2010.
Altre foto sono disponibili qui e sulla pagina facebook de La Terra dei Kami 神の国