Di Consiglia Grande. Quella in Iraq sarà una missione che non durerà qualche settimana, ma anni. Dobbiamo essere pronti a questo tipo di impegno. È moralmente giusto quindi agire, e agire adesso, ha dichiarato il primo ministro britannico David Cameron, a Westminster prima del voto sul via libera a raid in Iraq. L’azione, però, deve essere limitata in Iraq, non che si estenda in Siria o contempli truppe di terra in operazioni da combattimento.
Cameron ha poi continuato: Non è come il 2003 e non dobbiamo utilizzare gli errori del passato come una scusa per l’indifferenza o la mancata azione. Ha di certo trovato appoggio nei laburisti: Ed Miliband, leader dell’opposizione britannica ha pertanto confermato: Sostengo la mozione del governo per i raid in Iraq.
Intanto sono nove le persone accusate di terrorismo di appartenenza a una cellula della Jihad, nonché Isis, collegata allo stato islamico: sono state arrestate stamattina a Melilla e Nador, in un’operazione coordinata dall’alto tribunale dell’Audiencia Nacional. Il capo della cellula è un cittadino spagnolo, molto probabilmente un ex militare dell’esercito spagnolo, stando a quanto riportato dalle fonti investigative citate dall’agenzia Efe. L’uomo avrebbe avuto l’incarico di arruolare combattenti per l’Isis al sud dell’enclave spagnola in Marocco e a Nador: difatti gli altri otto arrestati sarebbero di nazionalità marocchina.
E intanto, sono circa 3000 gli europei ad essersi arruolati tra le file dell’Isis, per combattere in Iraq e in Siria. Secondo il coordinatore europeo dell’antiterrorismo Gilles De Kerchove, gli attacchi aerei occidentali farebbero aumentare il rischio di azioni di ritorsione in Europa.
Inoltre dal fronte iracheno, arriva la notizia dell’uccisione di due leader dello Stato islamico nei raid aerei condotti nei giorni scorsi dall’aviazione americana contro un’area nel governatorato di Kirkuk, in Iraq settentrionale. Le due vittime sarebbero il ‘governatore’ Nime Nayef e il comandante militare Abu Abed, uccisi nel villaggio di Bashir. Altre vittime ravvisate negli attacchi aerei della coalizione guidata dagli Stati Uniti, che hanno puntato impianti petroliferi e altre strutture sotto il controllo dei militanti dello Stato islamico in Siria. Sono state colpite in mattinata due zone petrolifere nella provincia di Deir el-Zour, dopo che gli Stati Uniti e i loro alleati arabi hanno colpito una decina di strutture per la produzione di petrolio nella stessa zona vicino al confine siriano con l’Iraq.