Magazine Viaggi

Isla de Pascua

Creato il 30 aprile 2011 da Faustotazzi
Isla de Pascua
Dopo le date nella capitale la tournèe aveva in programma di spostarsi nell'isola più remota del mondo e tutti tirarono un sospiro di sollievo perchè si andava finalmente verso il sole. Da Santiago del Cile all'Isla de Pascua furono 3700 chilometri e 5 ore sull'unico volo della settimana che partiva in piena notte, alle quattro. L'uomo col cammello e gli elefanti con i loro domatori rimasero a casa, la Contorsionista del Conte Mascetti venne imbarcata con le valige, il Direttore e il Bravo Presentatore presero un biglietto business class e tutti gli altri in economica, dove l'Orco Cattivo e Bulabula che avevano paura dell'aereo tennero tutti quanti svegli per gran parte del viaggio. 
Fu così che il 5 di Agosto del 2004 il Circo Paradiso - in versione leggermente ridotta - sbarcò  all'Isola Di Pasqua, altrimenti detta Rapa Nui, altrimenti detta Te Pito Ote Henua. E lo fece, secondo copione, sotto una pioggerellina fastidiosetta, sulla pista di atterraggio degli Space Shuttle spazzata da un vento gelido. Rapa Nui era di per se un posto piuttosto incredibile, l'unico centro abitato - Hanga Roa - si poteva girarlo tutto a piedi in meno di un'ora. La bassa stagione invernale - la temporada baja, come la chiamava Buffalo Bill pavoneggiandosi nella sua nuova padronanza della lingua latinoamericana - non prometteva nulla di buono. In effetti a occhio e croce ci saranno stati poco più di una decina di turisti, di cui clienti potenziali noi due, una coppia clandestina e un gruppo di Svizzeri in gita parrocchiale.
In albergo non esisteva il riscaldamento, un misericordioso jet leg ci stese e uno dopo l'altro tutti i componenti del Circo Paradiso (tranne Skizzo) caddero addormentati in pieno pomeriggio. Il giorno dopo ci svegliammo tutti prestissimo, con il coro dei galli dell’isola che teneva un bel concertino giusto giusto all’alba. Il simpatico pennuto dell’Hotel Manavai quel mattino aveva la partitura del solista, cosa che innervosì non poco Mangiafuoco e l'OrangutanL’hotel che avevamo scelto risultò piuttosto costoso e il Direttore ebbe a discutere parecchio con i gestori che cecavano di fotterlo sul cambio. Poi passò il resto della mattinata seduto nella hall a far di conto insieme al Bravo Presentatore.Il maestro Canello e la sua orchestra si fermarono in albergo con la scusa di provare (a posteriori si scoprì che diversi inservienti li avevano visti aggirarsi nei frigoriferi delle cucine), gli altri invece si dispersero per l'isola. Skizzo aveva fatto amicizia con dei gruppi di hippy che giravano a cavallo, dormivano nelle grotte, mangiavano noci di cocco e qualche giorno dopo gli avrebbero fregato la carta Visa. 
I Rapanui con noi erano moderatamente gentili, sono un popolo tradizionalista, piuttosto religioso e orgoglioso della propria storia. Non erano ricchi perché il denaro che arrivava sull'isola generalmente ritornava altrettanto rapidamente in continente però parecchie agevolazioni statali gli permettevano di vivere decentemente di turismo, pastorizia e un po' di agricoltura. Pensammo che alla prossima tournée sarebbe stato opportuno fare domanda in carta bollata per ottenere un finanziamento statale straordinario a favore dell'acquisto di biglietti del circo. Gran parte dell'Isola era parco naturale, proclamato Patrimonio Culturale dell'Umanità da parte dell'Unesco. Cani e cavalli gironzolavano liberi, come pure le mucche e a volte anche qualche toro che quando li incontravamo, visto che non ci eravamo portati gli elefanti, ci sembrava sempre piuttosto opportuno darci a una onorevole fuga.
Passammo una mattinata tranquilla nella caletta di Hanga Roa dove socializzammo con la coppia clandestina: erano entrambi di Santiago, lui giovane pittore, lei un po' meno giovane ma ancora molto fascinosa, che ci passò l’indirizzo di Luis Sepulveda. Quella sera Buffalo Bill ci aiutò a tradurre faticosamente questo post in Spagnolo, poi lo imbustammo e glielo spedimmo. Il Grande Scrittore non ci rispose mai, e ancora oggi ritengo sia stato soprattutto a causa della pessima traduzione di Buffalo Bill.Skizzo cercò di attaccare briga con un enorme Rapanui dal fisico alla All Blacks di rugby, tatuato da cima a piedi, viso e mani compresi, sostenendo che quelli non fossero tatuaggi veri ma fatti con l'hennè. Lo ritrovammo solo qualche giorno dopo, in aeroporto alla sala partenze.Ci sono pochissime spiagge sull’isola, tutto il resto è oceano aperto che frange a ondate sugli scogli. Il tramonti erano bellissimi, la trapezista li trovò molto romantici e disse che le facevano venire in mente l'amicizia, il sesso e l'amore.
Quella sera cenammo tutti insieme in una grande tavolata al Pea, un ristorante carino su una palafitta con vista sul piccolo porto: quattro lance a motore, una calata e dietro il mare. Ovunque andassimo eravamo gli unici clienti e i menu erano sempre uguali: variazioni sul tema del pesce con particolare predilezione per il tonno oppure pollo, la specialità dell’isola che ogni volta Mangiafuoco sperava fosse uno di quei galletti che gli rompevano i coglioni tutte le mattine. Il Bravo Presentatore ordinò toromo alla piastra per tutti e alla fine il Direttore si lisciò i baffi particolarmente soddisfatto del fatto che l'intera cena gli costò meno di cinque euro a testa.
Dopo cena Buffalo Bill ci annoiò con le sue lezioni di spagnolo. La parola del giorno era platano, che significa banana e discusse a lungo su come lo spagnolo quando pensi di conoscerlo ti piazza un termine che vuol dire tutto il suo contrario. Intanto la Donna Barbuta confidava alla Donna Cannone  tutti i suoi problemi di stitichezza, il Gran Tenore e il Maestro Canello intonarono assieme "Ma che cce frega, ma che cce 'mporta", i pagliacci raccontarono barzellette sporche e ben prima di mezzanotte si tornò tutti in hotel e ci si mise a dormire.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :