Anch’io un tempo ero riuscito nell’impresa eccezionale di alzarmi e di coricarmi col sole. Ma l’insopportabile imparzialità, con la quale esso illumina i miei concittadini, senza tener conto del valore della persona, d’ogni miseria e d’ogni bruttura, non appaga l’indole d’ognuno, e chi si salva per tempo dal pericolo di guardare con occhi disincantati la luce del giorno su questa terra, agisce saggiamente e ne ricava la gioia di essere evitato da chi egli stesso evita. Infatti, quando la giornata si divideva ancora in mattina e sera era un piacere alzarsi al canto del gallo e coricarsi con il richiamo della guardia notturna. Ma poi si ebbe un’altra suddivisione, ci furono il giornale del mattino e quello della sera: il mondo era sempre in attesa di avvenimenti. Se per un po’ si osserva come questi si sviliscono vergognosamente al cospetto della curiosità, con quanta viltà il corso del mondo si adatti al sempre crescente bisogno d’informazione e come infine spazio e tempo diventino forme di conoscenza del Soggetto giornalistico, ci si volta dall’altra parte e si continua a dormire. «Serbate, occhi stanchi, il vantaggio di non dover assistere al perdurare della vergogna».
Elogio della vita a rovescio di Karl Kraus
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