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Ispirazione n. 7: leggere è etico?

Creato il 23 settembre 2011 da Sulromanzo

Ispirazione n. 7: leggere è etico?In definitiva, come affermano Bacon, Johnson ed Emerson, leggiamo per rafforzare l'io e coglierne i veri interessi. Viviamo queste forme di potenziamento come piaceri, il che spiega forse perché i valori estetici siano sempre stati disapprovati dai moralisti sociali, a partire da Platone fino ad arrivare ai puritani delle nostre università. In effetti, i piaceri della lettura sono più egoistici che sociali. Leggendo meglio o con maggiore profondità non si apporta alcun miglioramento diretto alla vita altrui. Continuo a essere scettico sulla tradizionale speranza sociale secondo la quale la solidarietà può ricevere impulso dallo sviluppo dell'immaginazione individuale, e diffido delle argomentazioni che correlano i piaceri della lettura solitaria al bene pubblico.

Purtroppo la lettura professionale consente solo di rado di ritrovare il piacere che si conosceva da ragazzi, quando i libri regalavano un entusiasmo alla Hazlitt. Il modo in cui leggiamo oggi dipende in parte dalla distanza, interna o esterna, rispetto alle università, dove la lettura non viene affatto proposta come piacere, in nessuno dei significati più profondi che l'estetica attribuisce a tale termine. Aprirsi a un confronto diretto con Shakespeare al suo massimo livello, per esempio in Re Lear, non rappresenta mai un piacere semplice, né da giovani né in età avanzata, ma non leggere la tragedia in maniera completa (cioè senza aspettative ideologiche) equivale a essere defraudati sotto il profilo estetico e conoscitivo. Un'infanzia trascorsa perlopiù davanti al televisore conduce a un'adolescenza in compagnia del computer, e l'università accoglie uno studente poco disposto a seguire il consiglio secondo cui dobbiamo sopportare la nostra uscita dal mondo come la nostra venuta: la maturità è tutto. La lettura si frantuma, e con essa si disperde gran parte dell'io. Tutti questi sono lamenti antichi e non verranno risolti mediante programmi o buoni propositi. I rimedi necessari potranno essere attuati solo mediante una certa forma di elitarismo, cosa ora inaccettabile per ragioni insieme positive e negative. Dappertutto, persino nelle università, esistono ancora lettori solitari, giovani e vecchi. Se la critica ha una funzione da svolgere nella nostra epoca, essa consiste nel rivolgersi al lettore solitario, a chi legge per se stesso e non per presunti interessi che dovrebbero trascendere l'io.

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Liberare la mente dal gergo ci conduce al secondo principio del rinnovamento della lettura: Non cercare di migliorare chi ti circonda tramite ciò che leggi o il modo in cui lo leggi. Il miglioramento di sé è un obiettivo già abbastanza arduo per la mente e lo spirito: non esiste un'etica della lettura.

Come si legge un libro e perché di Harold Bloom


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