Amico mio! Quello che ti ho già detto tante volte, te lo ripeto, anzi te lo grido: o questo, o quello, aut-aut! L'importanza dell'argomento giustifica l'uso delle parole. Vi sono circostanze in cui sarebbe ridicolo e quasi pazzesco voler porre un aut-aut; ma vi sono anche persone la cui anima è troppo dissoluta per cogliere il significato di questo dilemma, alla cui personalità manca l'energia per poter dire con pathos: o questo, o quello.
Queste parole hanno sempre fatto su me una profonda impressione, e ancora la fanno, specialmente quando le pronuncio così, semplici e nude; in esse esiste una possibilità di mettere in moto i contrasti più tremendi. Su di me han l'effetto di una formula di scongiuro, e l'animo mio sprofonda nella serietà, restandone a volte quasi sconvolto.
Penso alla mia prima gioventù, quando, senza ben afferrare il significato della scelta nella vita, con infantile confidenza ascoltavo i discorsi dei più anziani; e l'istante della scelta era per me solenne e venerabile, benché nella scelta seguissi allora solo le istruzioni degli altri.
Penso a quegli istanti nella mia vita futura, in cui mi trovai al bivio, in cui l'animo mio si maturò nell'ora della decisione. Penso a tutti gli altri casi della vita, meno importanti, ma per me non indifferenti, in cui dovevo scegliere; poiché, anche se è vero che queste parole hanno una importanza assoluta solo nel caso in cui, da una parte, appare la verità, la giustizia, la santità, e dall'altra, il piacere, le inclinazioni, le oscure passioni e la perdizione; è sempre importante scegliere giusto, provare se stessi, perché un giorno, con dolore, non si debba ricominciare dal punto di partenza, ringraziando Dio se non ci si fa altro rimprovero che di aver perso del tempo. [...] E benché, a questo punto della mia vita, io abbia già alle mie spalle il mio aut-aut, pure so molto bene che potrò ancora incontrare molti casi in cui esso riavrà il suo pieno valore.
Saper scegliere di Kierkegaard