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Ispirazione n. 9: l'uomo estetico

Creato il 28 settembre 2011 da Sulromanzo

Oscar Wilde di Richard EllmannWilde sapeva che la storia dell’estetismo era molto più antica della parola “estetica”, coniata nel 1750 dal filosofo Baumgarten. In un articolo del 4 settembre 1880 rileva che nel Simposio di Platone il padrone di casa, Agatone, era «l’esteta tra i poeti dell’età di Pericle». Il campione del giglio richiama l’attenzione sul titolo della tragedia perduta di Agatone, Il fiore (Wilde confonde Antheus con Anthos). Non soltanto Platone, ma anche Aristofane aveva ritratto Agatone, secondo Wilde, «in una luce assai lusinghiera». In realtà, nelle Tesmoforiazuse, il commediografo si era fatto beffe dell’effeminatezza estetizzante assai più ferocemente di Rhoda Broughton, mandando Agatone tra le donne in abiti femminili.

Se il mondo classico era diviso nel giudizio sull’«esteta tra i poeti», anche l’Ottocento lo era. L’estetismo aveva ricevuto l’approvazione di Kant, che aveva parlato di un’arte disinteressata, capace di creare per mano dell’uomo una seconda natura. Queste idee erano state fatte proprie da Théofile Gautier, autore tra i prediletti di Wilde, che le espresse nella celebre prefazione a Mademoiselle de Maupin. Opponendosi alle opinioni correnti, Gautier proclamava che l’arte era senza scopo alcuno, amorale e innaturale. Il romanzo illustra questa concezione presentando con disinvoltura le inclinazioni bisessuali dell’eroina, cui ella concede piena soddisfazione. L’eroina di Gautier imporrà il tema della duplicità sessuale a tutto il secolo: a Wilde, in particolare, piaceva una sua tarda replica in Monsieur Vénus di Rachilde.

Mademoiselle de Maupin aveva appena cominciato a farsi strada nel mondo, quando il movimento da lei inaugurato subì un attacco altrettanto violento. In un arco di tempo di sei anni Søren Kierkegaard pubblicò il suo Aut-Aut in cui anatomizza l’uomo estetico. A differenza della personalità etica, l’uomo estetico è talmente coinvolto nel rapido susseguirsi di stati d’animo, a ognuno dei quali egli s’abbandona totalmente, da perdere il contatto con la personalità che avrebbe voluto esprimere. Temendo di perdere l’uno e poi l’altro di essi, egli non può permettersi di riflettere, né può tentare di essere più di ciò che è in quel momento.

Oscar Wilde di Richard Ellmann

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