Dopo la partita di Christchurch l'all black ha chiesto agli spettatori kiwi rispetto per Cooper.
Il comportamento di quelli che si definiscono tifosi nei confronti di Cooper è decisamente ostile, come ho scritto nel mio post sulla faida tra Cooper e McCaw, ogni volta che il neozelandese di nascita, australiano per scelta, gioca nella sua terra natale è sommerso da una marea di buuu.Si può argomentare che un giocatore è un professionista e che come tale deve accettare la reazione del pubblico pagante, ma quando si va al di là dei limiti, è sacrosanto, come chiede Dagg fermarsi a riflettere un poco.
Passi l'antipatia, anche a me Cooper non è simpatico, ma si tratta pur sempre di rispetto per la persona, l'anno scorso ad Auckland durante il minuto di silenzio per alcuni militari morti in Afganistan, un deficiente gridò: "sarai il prossimo Quade!". Ci sono casi in cui si oltrepassa la linea di demarcazione del buon senso.
A Christchurch, le quattro volte che Cooper è andato dalla piazzola o quando stava per ricevere un calcio, il caos era infernale, e questo è decisamente poco decoroso per un pubblico che si autodefinisce di esperti di rugby.
La mancanza di rispetto è poi sempre maggiore durante i calci piazzati, almeno fuori dalle isole britanniche, non si può gettare la croce solo ed esclusivamente sui kiwi.
In Australia la situazione è simile, e per non andare troppo distanti, basti pensare al comportamento durante il tentativo di trasformazione a tempo scaduto che avrebbe dato il pareggio alle Cheetahs a Camberra ieri. Deprecabile.
In Francia la situazione è ancor più paradossale, al Marcel Michelin, ad esempio, si incita il calciatore della squadra di casa, e ci sono stadi dove durante i piazzati viene tranquillamente ignorato l'invito che appare dai grandi schermi:
Stade de France - foto Yann Caradec
Rispettare chi sta calciando dovrebbe essere una parte integrante del rugby, è un modo per rispettare e riconoscere chi ti sta di fronte e chi sta compiendo il proprio dovere.