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Israele deve fronteggiare i confini caldi con possibili scenari di guerra

Creato il 04 aprile 2011 da Madyur

Appena Benny Gantz ha ricevuto le stellette da Capo degli Stati Maggiori generali , ha cominciato a ricevere rapporti sulla situazione. Nelo stesso giorno un missile sparato dalla Striscia di Gaza è finito in mare. Un lancio test per verificare l’esatta gittata dei missili appena arrivati agli integralisti mediante il tunnel del contrabbando che porta in Egitto. Il Sinai, penisola egiziana, ora terra di nessuno dove effettuano scorribande i beduini.

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I beduini ora sono il motore del contrabbando di ogni genere , dalle lavatrici ai missili e ormai da un paio d’anni sono anche coinvolti nel traffico dei clandestini. Un futuro incerto quel confine con l’Egitto, prima il più sicuro di Israele, ma ora con i cambiamenti al Cairo non è più così.

Ci sono rischi che l’Egitto non riconosca il Trattato di pace con Israele stipulato nel 1979 . A questi si uniscono i confini caldi con Siria e con il Libano , dove gli Hezbollah possiedono missili che possono colpire le zone costiere israeliane. Come Haifa, porto commerciale e culla della tecnologia e dell’industria. E’ qui che l’esercito, infatti, che concentra la metà del suo dispositivo militare.

L’altra metà è schierata nella valle del Giordano. La Giordania, altro paese con cui Israele ha firmato un accordo di pace nel 1994, è preda di proteste che stanno mettendo in crisi il potere di Re Abdullah. Quel senso di accerchiamento che Israele ha sempre temuto.

Amir Oren , analista militare del quotidiano Haaretz , paragona la situazione strategica come quella immediatamente precedente la Guerra dei Sei Giorni nel 1967. Si scaldano le frontiere e il fronte interno resta caldo. Hamas garantisce una tregua solo per consolidare il suo controllo sulla Striscia , intanto si riarma.

“Non c’è dubbio che Israele deve rivedere profondamente la sua strategia di difesa “ spiega l’ex capo di Stato maggiore Uzi Dayan “ l’esercito deve migliorare la sua flessibilità , dotandosi di mezzi adatti per trasferire uomini e mezzi di da un fronte all’altro , ci vogliono più elicotteri da trasporto e da combattimento”.

Mancano, però, migliaia di uomini per fare strategia. Sette anni fa, per far fronte ai tagli di bilancio, l’esercito israeliano ha smantellato tre divisioni. Ma soprattutto , sono anni che non si addestra a combattere nel deserto, dall’altra parte del confine ci sono 3500 carri armati per la maggior parte americani e di nuova generazione , elicotteri da combattimento e un’armata di 600 mila egiziani da dover fronteggiare se la crisi dovesse precipitare.

Per il momento Israele cerca di stabilizzare le sue relazioni con l’Egitto , anche se c’è preoccupazione. Il nuovo capo della giunta militare è il maresciallo Tantawi , l’uomo che ha combattuto tre guerre contro Israele e che certamente non è affezionato a Israele come Mubarak.

Ci cono voci, però, come quelli di Pedatzur, analista della Difesa, che non prevede scenari apocalittici. “Israele, non corre alcun rischio se il regime egiziano resta in sella e avvia una democratizzazione , sarà il primo a salvaguardare il trattato di pace nel 1979 , perché l’esercito egiziano non può sopravvivere se rinuncia all’aiuto militare americano , che è nell’ordine di 1,5 miliardi di dollari l’anno”.

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Ehud Barak , ministro della Difesa d’Israele, comincia a battere cassa negli Stati Uniti. Ci vogliono venti miliardi di dollari in aiuti militari per rafforzare le difese israeliane. In cambio però Israele dovrà fare un’offerta audace per la pace con i palestinesi. Al momento della Difesa viene speso il 9% del Pil , circa 17 miliardi di dollari , al quale gli Usa contribuiscono con 3 miliardi.

Gantz deve affrontare tutte queste possibili sfide. Non è un segreto militare che l’esercito israeliano non ha al momento abbastanza unità , aerei e carri armati per affrontare un conflitto che potrebbe coinvolgere Egitto, Siria , Hezbollah, Hamas e Iran allo stesso tempo. Ora dovrà dimostrare che è davvero lui l’uomo giusto per questo lavoro.


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