Questa mattina la polizia israeliana ha fatto irruzione nella moschea di al-Aqsa, a Gerusalemme, uno dei luoghi più sacri per la religione islamica, nella quale sono in seguito scoppiati tafferugli con alcuni giovani palestinesi che erano presenti nell’edificio. Mentre molte persone erano in preghiera, decine di poliziotti in tenuta antisommossa sono entrati in forze nel tempio, lanciando gas lacrimogeni e, contemporaneamente, bloccando tutti gli ingressi della struttura ed arrestando alcune persone; a quel punto diversi giovani musulmani avrebbero reagito con un lancio di oggetti. Secondo un comunicato emanato dalla polizia dello stato ebraico, l’assalto sarebbe stato finalizzato ad arrestare alcuni sospetti che, si legge nella nota, avrebbero ammassato petardi e bombe molotov nella moschea, al fine di utilizzarli per una futura rivolta. Le forze di sicurezza, secondo quanto dichiarato, sarebbero entrate “solo di pochi metri all’interno del perimetro dell’edificio”, ma fotografie scattate dai palestinesi che si trovavano sul posto mostrano chiaramente militari israeliani appostati sul tetto della moschea e molti coloni, ammassatisi nelle vicinanze per assistere all’assalto, riprendere la scena con telecamere. La notizia ha rapidamente fatto il giro del mondo e sui social network si è già scatenata la reazione della comunità musulmana, con attacchi contro il governo di Tel-Aviv e contro Israele in generale; questo assalto ad uno dei simboli della religione musulmana potrebbe infatti essere considerato come un oltraggio all’intero Islam e scatenare così l’ennesima reazione violenta, come altre ce ne sono state in passato, contro lo stato ebraico, aggravando ulteriormente il perenne clima di tensione.





