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Istanbul, design del futuro

Creato il 22 ottobre 2012 da Istanbulavrupa

Istanbul, design del futuro(per la versione completa, cliccare qui)

Dal 13 ottobre - e fino al 12 dicembre - Istanbul è la capitale mondiale della creatività. La prima edizione della Biennale del design è stata voluta e organizzata dalla Iksv, la fondazione che raggruppa i grandi imprenditori turchi attivi da 40 anni nel mecenatismo di alto profilo: dalla musica al cinema, dall'arte contemporanea al teatro, dalla preservazione del patrimonio storico al finanziamento di progetti culturali - a Istanbul, nel resto della Turchia, all'estero. Il tema che lega tra loro le molteplici attività della manifestazione è stato suggerito da Deyan Sudjic, direttore del museo del design di Londra e membro del comitato scientifico della Biennale di Istanbul: l'imperfezione ( kusurluluk, in turco), perché una delle qualità speciali della ex capitale imperiale - città fatta di innumerevoli strati vecchi persino 8500 anni, resa dinamica dalle rapide trasformazioni urbane e sociali - è la capacità di trarre vitalità creativa per la sua espansione anche economica "dall'imperfetto, dall'inesatto, dal provvisorio". L'identità in perenne trasformazione ed evoluzione (o involuzione, a volte) della città sul Bosforo è esaminata in due grandi due mostre: allestite nell' ex scuola della comunità greco-ortodossa di Galata appositamente restaurata e nell'Istanbul Modern (il museo di arte contemporanea inaugurato nel 2004), che insieme accolgono i lavori di circa 300 architetti e designers provenienti e attivi in 46 paesi.

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Il presidente di Iksv, Bülent Eczacıbaşı, ha espresso un'idea molto simile intervenendo nel corso della cerimonia di apertura, a cui hanno preso parte il ministro per gli affari europei Egemen Bağış e quello della cultura e turismo Ertuğrul Günay: "abbiamo bisogno di città concepite meglio, abbiamo bisogno di prodotti concepiti meglio". E ha poi aggiunto qualcosa di molto più rilevante, una formula che riassume un programma economico: l'auspicio di passare presto "dal made in Turkey al designed in Turkey", di trasformarsi - con l'Italia come modello da imitare e concorrente da sopravanzare - da paese dei manufatti a basso valore aggiunto a paese delle idee creative ad altissimo valore aggiunto, della ricerca, dell'innovazione, della creatività. La moda, il design, il lusso: un'industria che, ancora in fase embrionale, vuole crescere rapidamente; e la Biennale del design, se saprà imporsi sulla scena internazionale, potrà rappresentare una vetrina preziosissima per i professionisti turchi, spesso impegnati all'estero ma con solide basi a Istanbul: anche il governo, che ha concesso uno stanziamento irrisorio (a coprire il 5% dei costi) per la prima edizione, ha promesso di fare molto di più per quelle successive. Il governo, del resto, sta favorendo gli investimenti nell'innovazione grazie a una serie di incentivi e altre facilitazioni: e dal 2009 sono stati creati 130 centri per la ricerca e lo sviluppo, che hanno creato quindicimila nuovi posti di lavoro altamente qualificati (nei settori dell'automazione, delle nuove tecnologie, della farmaceutica, della difesa).

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Il palcoscenico principale, quello di "Adhocracy", è stato conquistato anche da studenti italiani: dal collettivo Autlab di RomaTre, per un progetto sui lavori dell'architetto Giancarlo De Carlo, socialista libertario e "partigiano dell'architettura"; sono rimasti sorpresi - Olivia e Daniele, incontrati il giorno dell'inaugurazione - dal ruolo propulsivo che è stato assegnato giovani e agli studenti, "qualcosa che in Italia è impensabile perché è tutto in mano alle solite persone, ai mostri sacri." Forse questa è la vera lezione da trarre dalla Biennale di Istanbul: il futuro costruito sui giovani e non sulle rendite di posizione.


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