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Come volontari sono tutti quelli che - giovani, adulti, mamme con bambini al seguito - setacciano la città trainando un sacco di juta con ruote: raccolgono carta e cartoni, plastica, tutto ciò che può essere rivenduto. Le scene sono talvolta strazianti, alcuni invece colpiscono per la professionalità: non solo guanti, ma anche arpioni per rovistare più facilmente nei cassonetti; ogni tanto passa qualche camioncino: puntano al legno e al ferro abbandonato (o mal custoditi) dai cantieri. A fine giornata i sacchi diventano enormi, qualcuno dispone di sacchi più piccoli e aggiuntivi per differenziare il proprio raccolto; sono elementi ormai accettati del paesaggio umano, transitano sui marciapiedi e per strada a tutta velocità (o con estrema fatica, in salita): alcuni ascoltano musica nelle cuffiette, altri parlano continuamente al cellulare. Nei loro sguardi leggo ogni tanto soddisfazione e fierezza: fanno un lavoro utile e pesantissimo, ma sinceramente mi aspettavo - per una città come Istanbul - dei sistemi diversi, più "moderni".
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