di Rodolfo Calò
Sono in corso gli scavi archeologici in un mega sito dell'Anatolia destinati a far emergere dal buio della storia un antico regno ricco ma dimenticato, quello di Tuwana, cui sarà dedicato un museo a cielo aperto.
La segnalazione è stata fatta da Lorenzo d'Alfonso, un archeologo italiano che guida la missione congiunta delle Università di Pavia e di New York e che ha fornito dettagli sugli scavi in una conferenza stampa in cui, questo mese, sono stati illustrati a Istanbul i risultati delle missioni archeologiche italiane in Turchia. Questa nuova scoperta dell'archeologia preclassica, da portare avanti nella Cappadocia meridionale, è stata fatta a Kinik Hoyuk, in un sito del IX a.C. L'area fa parte del regno dimenticato di Tuwana, finora noto attraverso geroglifici e alcune fonti dell'impero assiro ma mai studiato archeologicamente. Un sito intatto, in cui nessuno ha messo mano cercando di collocarlo storicamente per capire a che civiltà appartenga e che ruolo abbia svolto in questa regione.
Quello di Kinik Hoyuk, per dimensioni è fra i siti di maggiori dell'Anatolia preclassica, se si esclude Hattusa, la capitale degli Ittiti: le stime più caute lo inquadrano su 24 ettari ma i topografi ci dicono che potrebbe essere di 81 ettari. A lavorarci è una missione avviata congiuntamente dall'Universita' di Pavia e da quella di New York, aperta a collaborazioni con università turche quali Erzurum e Nigde. Il sito era stato lambito da ricognizioni di altri archeologi, ma la sua importanza è emersa dalla ricognizione che abbiamo fatto noi, ha detto d'Alfonso ricordando che la Cappadocia meridionale è importante perchè aveva il controllo sulle Porte cilicie, ossia sul passaggio fra Oriente e occidente, e fra l'Europa e l'Asia: insomma uno degli snodi più importanti del mondo in quel periodo e al cui centro si colloca Kinik Koyuk.
Quello di Tuwana era un piccolo stato cuscinetto fra il regno di Frigia e l'impero assiro e proprio per questo particolarmente ricco: uno dei grandi temi del nostro studio è legato alla ricchezza culturale di questo regno, ha sottolineato l'archeologo riferendosi soprattutto allo sviluppo dell'alfabeto. In particolare sono state rinvenute nelle vicinanze tre stele di età del ferro, non in ottimo stato di conservazione ma che dicono molto dell'importanza che doveva avere il sito.
La strategia di scavo è stata guidata da prospezioni geomagnetiche che avevano evidenziato uno stato di conservazione particolarmente significativo della cinta muraria dell'acropoli e di edifici al centro dell'acropoli stessa: mura monumentali scavate per un alzato che per arriva a sei metri e in uno stato di conservazione che non trova facili paragoni all'interno dei siti preclassici dell'Anatolia, in particolare di quella centrale. Delle mura è stato rinvenuto l'intonaco originale e si punta ad un consolidamento in vista di un restauro già a partire da quest'anno. Lo scavo infatti è stato pensato fin dall'inizio per una musealizzazione all'aperto: Kinik Hoyuk, un luogo facilmente accessibile. Il suo punto di forza è quello di essere a 45 minuti dai maggiori centri di attrazione turistica della Cappadocia (e a meno di 2 km da una delle maggiori arterie della regione, a 4 corsie).
Insomma è nel cuore di un circuito turistico fra i più importanti di tutta la Turchia e quindi il governo locale supporta pienamente la missione vedendo, in questa, una grande possibilita' di sviluppo.
Fonte: ANSA