Sud fanalino di coda dello sviluppo economico nazionale ed europee, a rivelarlo l‘Istat a seguito della pubblicazioni di alcuni dati ritenuti allarmanti e pericolosi per l‘andamento del lavoro in Meridione. «Altamente critica la situazione economia e sociale del Mezzogiorno, che si allontana sempre di più dal resto del Paese e dell’Europa», così esordisce il presidente Antonio Golini nella relazione al rapporto annuale che prende in esame, dal 2008 al 2013, il tasso di occupazione dei giovani meridionali.
Secondo quanto emerso dallo studio, nel Mezzogiorno gli occupati diminuiscono di 583 mila unità (-9%) mentre il tasso di occupazione continua a precipitare fino a toccare quota 42%, contro il 64,2 registrato nelle regioni del Nord.
Dati inquietanti che prospettano una condizione economica e sociale drammatica, fatta di povertà, disagio e alienazione. Più della metà dei giovani del Sud non è messa in condizione di lavorare mentre i dati Eurostat confermano che l’Italia si attesta ben al di sotto al delle medie europee, in particolare al sud dove la Campania fa registrare la media annuale di reddito sui 15.600 euro; peggio di Calabria (15.800), Sicilia e Puglia. Molto meglio in Sardegna dove invece, la media si aggira suo 19mila euro all’anno.
Confrontando i dati con quelli delle altre città europee emerge che in Campania, lo stipendio medio dei lavoratori (quindi i pochi fortunati che possono vantare di avere un lavoro) è più o meno pari a quello di polacchi e slovacchi, ovvero l’Est Europa che nonostante la costante risalita sembra essere ancora ben distante dai “traguardi” raggiunti dalle Nazioni del G8.
Leggendo le statistiche si evince con chiarezza che, peggio di noi, sono messi solo alcuni paesi di Spagna e Portogallo.