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ITA Essere o non essere (Italiani all'estero)

Creato il 01 novembre 2011 da Valeskywalker @valeskywalker
ITA Essere o non essere (Italiani all'estero)Il giro di valzer lo ha cominciato Zia Atena, a seguire Piperpenny e  Mariantonietta e dai loro commenti sono risalita a Andima, Suibnhe e chissa' quanti altri post ci sono su questa eterna battaglia interna al cuore di chi e' stato, e', vorrebbe andare o andra' all'estero. Chi di loro ha ragione? Secondo me, tutti. Ognuno incarna una delle tante fasi attraverso le quali anche io sono passata o passero' riguardo al mio rapporto con la terra natia.
Le ultime ore, quelle di viaggio per tornare dall'Italia a casa, sono quelle che mi rendono triste: tutte le storie di ingiustizia, inefficienza, inettitudine raccolte nei giorni ascoltando i miei, le mie amiche, i conoscenti, gli estranei, iniziano a rotolare velocissime nel mio cervello mentre guardo fuori dal finestrino. E' cosi' che mi assale l'angoscia.
Ok, io non ci abito piu', ma le persone a cui tengo si.
Ok, a me non manca nulla, ma per costruire questa famiglia in modo che non ci mancasse nulla, ci siamo
spostati dove il lavoro del Senator provvede per piu' del doppio di quello che avremmo messo insieme io e lui lavorando come muli a Milano. Quante ore di vita mia a studiare e lavorare, quanti soldi dei miei per mantenermi, finiti in un bellissimo cv grazie al quale ho potuto scegliere se vivere piu' che modestamente a Milano oppure fare la casalinga espatriata alle porte dell'unico  paese che non fa parte dell'Unione Europea, il diritto su cui ero piu' preparata.
Quando ho fatto questa scelta, per un po' il dente avvelenato  ce l'ho avuto verso il mio paese, perche' se ci fosse stata un pochino, non tanta, meritocrazia , nel mio settore ed in quello del Senator, avremmo avuto la voglia di di provarci a restare. Ora, questa fase per me e' finita: sono contenta di dove sono e non contenta di dove non sono,  ho accettato che i miei studi  mi siano comunque serviti per sviluppare il cervello, indipendentemente dalla carriera non fatt. Qauando avro' finito di fare la mamma full time, mi inventero' una nuova professione, che probabilmente nulla avra' a che fare coi miei studi, ma andra' bene per me.
Tuttavia non riesco ad essere indifferente, anche se non ci abito piu'.
Mi fa rabbia sentire un'amica che deve mendicare un pap test in ambulatorio.
Mi fa rabbia sapere che qualcuno ha gia' vinto  il concorso senza averlo provato.
Mi fa rabbia essere stata testimone di decine di anni di lavoro di mio padre, per vedere la sua pensione mangiata da ogni manovra ogni anno da decine di anni.
E migliaia di altre cose.
Poi ci sono i momenti di catarsi, quelli per cui capisco di non riuscire ad essere indifferente perche' amo la mia eredita' italiana.
Il dilemma si presenta quando gli stranieri mi chiedono  perche' non abitiamo e  non abbiamo in programma di andare a vivere in Italia. Se mi metto a raccontargli che l'Italia e' una Repubblica fondata su un Ponzi Scheme faccio un torto ai miei genitori, agli amici e a tutte le persone oneste che ci vivono. Se gli dico che e' un posto meraviglioso per vivere, faccio un torto a me stessa, che ho messo tutte le mie fatiche in un cassetto per andare all'estero a far la moglie, la mamma e la casalinga in tre lingue.
E dopo aver scritto un po' di corsa queste cose, sono andata a rileggermi il testo dell"Inscription al Rockefeller Center.

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