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‘Italia, come stai?’: che sorpresa lo skeleton! Manassero, serve continuità

Creato il 12 novembre 2012 da Olimpiazzurra Federicomilitello @olimpiazzurra

A passi spediti stanno prendendo il via tutte le discipline invernali. Nel fine settimana appena concluso è toccato a bob e skeleton, nel prossimo sarà la volta del pattinaggio velocità di cui parleremo approfonditamente e nel quale l’Italia si affiderà ad alcuni talenti giovani per rilanciarsi.

La sorpresa degli ultimi giorni è rappresentata dallo skeleton. Maurizio Oioli ha conquistato un nono posto che profuma di storia, perché rappresenta uno dei migliori risultati di sempre per l’Italia in questa disciplina. Come prestazioni migliori si ricordano solo il quinto posto di Costanza Zanoletti a Torino 2006 ed il forse ineguagliabile oro olimpico di Nino Bibbia a St. Moritz 1948. Sino ad un paio di stagioni or sono il Bel Paese faticava a conquistare un piazzamento tra i primi 20 in questo sport, ora stiamo assistendo ad un processo di crescita importante, tanto che anche Maurizio Mulassano, per la prima volta in carriera, è riuscito ad agguantare la zona punti. Oioli è progredito molto dal punto di vista fisico, tanto da aver migliorato considerevolmente la fase di spinta; il salto di qualità vero, tuttavia, si è verificato alla guida, dove il nativo di Domodossola ha sviluppato delle velocità importanti anche grazie agli studi aerodinamici svolti in estate dalla Ricerca Scientifica della Federazione in collaborazione con il politecnico di Milano. E’ proprio la tecnologia abbinata allo sport uno dei campi su cui il Coni dovrà investire maggiormente se non vorremo essere distanziati (come già sta avvenendo in alcuni casi) da alcune nazioni che al contrario hanno già riservato ingenti risorse a questo settore.

Se lo skeleton sorride, il bob quanto meno si interroga con un filo di preoccupazione. Simone Bertazzo, purtroppo, non è riuscito ad invertire il trend della scorsa stagione, chiudendo 12mo nel 2 e 19mo nel 4. La fase di spinta resta un problema non completamente risolto, ma torna ancora una volta d’attualità il problema dello sviluppo, in quanto la slitta del 30enne di Pieve di Cadore, sostanzialmente, è la stessa da diversi anni. All’estero, invece, si progredisce stagione dopo stagione sotto il profilo dell’aerodinamica ed in questo sport che si decide sul filo dei centesimi risulta una componente quasi imprescindibile. In Italia esiste il mistero Ferrari. La scuderia di Maranello, negli ultimi anni, ha collaborato con le nazionali di bob e slittino per lo sviluppo dei materiali, consentendo ai nostri atleti anche diversi test in galleria del vento. Il bob prodotto dagli uomini in rosso, tuttavia, non ha mai convinto appieno Bertazzo (“inguidabile dopo i 100 km/h”), che non a caso lo ha accantonato dopo la stagione olimpica. Al contrario si trova perfettamente a suo agio con la slitta del Cavallino Rampante il giovane Patrick Baumgartner, astro nascente che nei prossimi giorni sarà impegnato in Coppa Europa. L’impressione, dunque, è che l’intesa tra Ferrari e Fisi debba ancora essere affinata. Ricordiamo, tuttavia, che la monoposto italiana non ha certo brillato per aerodinamica negli ultimi anni, anzi…

Nello sci alpino la nazionale maschile di slalom si conferma ad altissimi livelli, anche se forse, ancora una volta, manca il fuoriclasse in grado di puntare alla vittoria con continuità. Il direttore tecnico Jacques Theolier forse aveva caricato eccessivamente l’ambiente alla vigilia: “Siamo i migliori, non ho mai visto nessuno sciare così veloce in slalom“. Le aspettative di certo non hanno giovato né a Stefano Gross, attesissimo ed autore di una prestazione opaca, né a Cristian Deville, uscito nella seconda manche. Certo, la facilissima pista di Levi, con i primi 30 al termine della prima frazione raggruppati in poco più di un secondo e mezzo, non consente di esprimere giudizi fondati. Saranno altri contesti a delineare i veri valori in campo, anche se, al momento, lo svedese André Myhrer e l’austriaco Marcel Hirscher appaiono una spanna sopra tutti in qualsiasi condizione di neve e di pista.
Per l’Italia è ormai ufficiale il pieno recupero di Manfred Moelgg, unico nostro atleta in grado di eccellere sia in gigante che in slalom. Non finisce di stupire, invece, Patrick Thaler, che a 34 anni suonati ha iniziato a divertirsi per davvero ad altissimi livelli.
Preoccupa, invece, Giuliano Razzoli, il quale, a dispetto di un piazzamento nei 15 che comunque non può esaltare, pare aver perso quello strapotere fisico che gli permetteva di fare la differenza sugli avversari. Gli anni passano velocemente: o il quasi 28enne emiliano si dà una mossa, oppure l’oro olimpico di Vancouver 2010 rischia di rimanere un ricordo troppo lontano e polveroso.
Si confermano, infine, le difficoltà azzurre nello slalom femminile, anche se la possibile rinascita di Chiara Costazza potrebbe far bene a tutto l’ambiente. Può fare decisamente meglio Irene Curtoni, mentre ingiudicabile è la prova di Manuela Moelgg, afflitta da continui problemi alla schiena. Lo slalom potrebbe diventare la disciplina del futuro per Federica Brignone, a patto che lo voglia davvero e vi dedichi maggiori ore di allenamento. Da rivedere la comunque promettente Michela Azzola. Clicca qui per leggere il borsino dello sci alpino.

Il successo di Matteo Manassero nell’Open di Singapore conferma ancora una volta l’immenso talento di quello che rappresenta un predestinato del golf mondiale. A dispetto della giovanissima età (classe 1993), il veneto ha già conquistato tre tornei dell’European Tour in carriera, tornando a ridosso dei primi 50 al mondo. Eppure, per il potenziale a disposizione, ancora non può bastare. Matteo può e deve pretendere molto di più da sé stesso: diventare un fuoriclasse. L’obiettivo (esattamente come per i fratelli Molinari) sarà quello di lottare finalmente per la conquista di uno Slam: solo con un’affermazione in un Major, infatti, si acquisisce la stigmate del campionissimo. Manassero, inoltre, dovrà migliorare molto sotto il profilo della continuità di rendimento. Troppo spesso, infatti, anche all’interno di uno stesso torneo alterna giri eccellenti ad altri al di sotto delle aspettative. L’esperienza di certo lo aiuterà. La certezza è che il golf italiano, grazie a Matteo Manassero, sia definitivamente in rampa di lancio.

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OA | Federico Militello

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