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‘Italia, come stai?: lo sci alpino nasconde il buio circostante

Creato il 03 dicembre 2012 da Olimpiazzurra Federicomilitello @olimpiazzurra

I trionfi dello sci alpino non ingannino: gli sport invernali, in Italia, stanno vivendo un periodo piuttosto difficile, preoccupante soprattutto in ottica Sochi 2014, quando bisognerà riscattare le Olimpiadi di Vancouver 2010, ovvero le peggiori dell’ultimo trentennio (un solo oro e cinque podi complessivi).

Partiamo dallo sci di fondo, una delle discipline che in assoluto assegna più titoli ai Giochi. La crisi del nostro settore femminile è nera, tanto che nessuna nostra atleta è ancora riuscita a raggranellare un piazzamento il zona punti. Un dato agghiacciante, che testimonia di un vuoto generazionale cui sarà impossibile mettere una pezza in tempi brevi. Dopo i ritiri di Marianna Longa ed Arianna Follis, l’Italia è fondamentalmente scomparsa dalla scena internazionale. Come una regina che da giovane è nel massimo del suo splendore (Belmondo e Di Centa), “maturando” resta affascinante (Paruzzi, Follis e Longa) e poi si arrende alla vecchiaia. La parola d’ordine è rifondazione, a partire dalla base e magari insegnando anche i valori della tecnica classica (in Italia la maggior parte delle gare giovanili si svolgono in passo pattinato). Ci si aspetta qualcosa di meglio nelle sprint in tecnica libera con le giovani Gaia Vuerich e Greta Laurent, ma la sostanza del discorso non cambia.
In campo maschile l’unica nota lieta è rappresentata da David Hofer, con Roland Clara che con il trascorrere delle settimane troverà la forma migliore. Troppo poco. In chiave staffetta sarà ancora determinante l’intramontabile Giorgio Di Centa, mentre i vari Checchi, Moriggl e Noeckler annegano nelle retrovie. Bisogna abituarsi alla nuova realtà: l’Italia, nello sci di fondo, è una nazione di seconda/terza fascia, che di tanto in tanto può puntare a qualche podio nelle gare distance con partenze ad intervalli (Clara), nelle mass start in tl (Hofer) e nelle sprint in tl (Hofer e Pellegrino). E il passo alternato? La solita storia, che tra l’altro nessuno sembra interessato a cambiare.

Consentitemi poi una riflessione. Combinata nordica e biathlon sono due sport in cui bisogna coniugare differenti abilità: in entrambe vi è lo sci di fondo, ma se nella prima bisogna farsi valere nel salto, nella seconda cruciale è la precisione nel tiro a segno.
Bene, i nostri atleti sono tutti (o quasi) degli eccellenti (o almeno discreti) fondisti, tuttavia da ormai qualche anno manifestano pesanti lacune proprio nel salto e nel tiro, dalle quali proprio non riescono a venirne fuori a dispetto di lunghi allenamenti specifici. Per fare un esempio, quando un ragazzino è più portato per l’italiano rispetto alla matematica, difficilmente diventerà un genio della fisica o dell’ingegneria. Meglio che si concentri su materie più conformi alle proprie qualità. Questo per dire che tutti i nostri biathleti e combinatisti sono forse dei fondisti mancati.

Infine chiudiamo con lo slittino. Se la passata stagione si è rivelata la peggiore di sempre per il Bel Paese con zero vittorie in Coppa del Mondo, quella attuale rischia di essere anche più grama. Inutile parlare di successi quando anche il podio, in questo momento, rappresenta un’utopia. L’età, purtroppo, passa per chiunque ed a quasi 39 anni Armin Zoeggeler deve per forza di cose adeguarsi alla nuova realtà che lo vedrà più cacciatore di tappe che uomo da classifica. Senza contare, poi, il palese gap accusato dalla selezione tricolore nei confronti di quella tedesca in termini di materiali. La Germania, in questo momento, è inattaccabile e, d’altronde, i numeri parlano da soli: due triplette consecutive nel singolo maschile. Formidabili in fase di spinta, negli anni i teutonici sono riusciti a costruire delle slitte in grado di raggiungere velocità altissime in qualsiasi condizione di pista o di meteo, supportati da un colosso come BMW e, soprattutto, beneficiari di ben 4 piste su cui effettuare migliaia di test e allenamenti. L’Italia, invece, non ha più un solo budello e la collaborazione con la Ferrari, così come per il bob, non ha prodotto gli esiti sperati. Insomma, la sfida tra Italia e Germania nello slittino ricorda sempre più l’episodio biblico di Davide contro Golia, anche se al momento non si intravedono spiragli affinché ad imporsi sia il più debole. Consoliamoci con un vivaio che resta importante, con Dominik Fischnaller ormai tra i migliori del pianeta e Sandra Robatscher (nipote di Zoeggeler) che ad Igls aveva sfoderato delle qualità da talento vero.

Il campanello d’allarme, tuttavia, è iniziato a suonare: per come stanno adesso le cose, a Sochi le uniche medaglie potrebbero arrivare dallo sci alpino. Negli sport invernali, tuttavia,  spesso accade che i valori cambino molto in fretta: auguriamoci che sia il nostro caso.

 

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OA | Federico Militello

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