Magazine Economia

Italia e debito pubblico

Da Alessandro @AleTrasforini


L'ultimo bollettino di BankItalia conferma la tendenza intrapresa da qualche anno a questa parte: gli indici di debito pubblico italiano sono in rapido incremento. Stando a quanto diffuso, infatti, le ultime cifre parlano di circa 1912 miliardi di Euro.  E' questo, stando al numero odierno de L'Unità, il responso emerso dal Supplemento al Bollettino statistico della Banca d'Italia sulla finanza pubblica.  Quanto peserà questa cifra sugli stessi italiani che, già da queste prime manovre d'anticipo, faranno i conti con iniquità e salassi indiretti? I presidenti di Adusbef e Federconsumatori, E. Lannutti e R. Trefiletti, sono fin troppo espliciti in una nota congiunta: 

"[...]31863 Euro a carico di ognunodei 60 milioni di residenti in Italia, compresi i nascituri e di un fardello di quasi 87mila Euro su ogni famiglia.[...]"

La nota in questione non è neppure troppo ottimistica nei confronti degli scenari che attendono le finanze nel prossimo futuro: 

"[...]Il governo non sta affrontando la riduzione del debito pubblico, a cominciare dalla vendita di oro e riserve di BankItalia con misure analoghe a quelle degli altri Paesi Europei. [...] senza misure serie di drastiche riduzioni taglia-deficit, il debito pubblico raggiungerà la soglia di 2mila miliardi di Euro nell'aprile del 2012, con un graverne di ben 33333 Euro su ogni abitante e di 91mila Euro a famiglia, mandando il Paese alla deriva.[...]"

Tutto questo accade mentre, fino a poco tempo fa, qualcuno andava in giro rassicurando cittadini di uno Stato nel quale qualunque problema era inesistente. A calmierare l'aumento esponenziale, alquanto sembra, sono le entrate in relativo tasso di variazione positivo. 

Gli attacchi speculativi che giornali e televisioni annunciano nella crisi finanziaria, nata da una costola della precedente crisi economica, hanno catapultato termini nuovi e complicati nella vita di ogni italiano: spreadbtpbunddifferenzialecdsderivati default sono solo alcuni dei termini che stanno terrorizzando le menti dei cittadini più consapevoli.  Su termini di fondamentale importanza come questi, comunque, è lecito che rimanga un'ignoranza di fondo: è impensabile concepirli a fondo.  Le autorità europee ed italiane vanno ripetendo che l'ultima manovra ha saldi ed influenze positive, mentre il nostro debito pare saldo e protetto da presunti fondamentali buoni che non si riescono a spiegare chiaramente e diffusamente. 

Cosa rappresenta, in maniera semplificata, questo termine che chiamiamo debito pubblico?  Stando all'ottimo volume edito da Il Mulino, nell'ambito della collana formativo-culturale Farsi un'idea, il docente di Economia politica Ignazio Musu riassume così la condizione diffusa di chi aumenta senza freno il debito pubblico:

"Il debito pubblico - Quando il governo spende di più di quello che incassa."

In condizioni nostrane, pertanto, sembra che per troppo tempo l'Italia abbia vissuto al di sopra delle proprie possibilità: sembra che sia riuscita a garantire servizi sociali a discapito di basi economiche non all'altezza.  Nell'introduzione l'autore è molto chiaro a proposito di cosa voglia dire fare debito pubblico:

"Il debito pubblico costituisce da tempo uno dei principali problemi strutturali dell'economia italiana. Come ridurre il debito è ormai diventata la preoccupazione costante di ogni governo, di qualsiasi maggioranza politica esso sia espressione. Le ragioni che si adducono più di frequente per sostenere che il debito pubblico va ridotto sono che esso costituisce un pericolo per la stabilità finanziaria del sistema economico, un freno allo sviluppo degli investimenti dell'occupazione, un peso per le generazioni future, un ostacolo per il mantenimento dell'Italia nella UE.  In modo più semplice si potrebbe dire che il debito pubblico va ridotto perchè nessuno può indebitarsi all'infinito, e prima o poi i debiti vanno pagati: a questa regola elementare neppure lo Stato può sfuggire. [...] non è così semplice rendersi conto della verità di questa affermazione quando la si applica al debito pubblico. [...] (Il debito pubblico) è un debito che lo Stato, in quanto rappresentante dei cittadini, contrae con i cittadini stessi, per cui in ultima analisi ogni cittadino è in qualche misura sia creditore sia debitore, dal che trae contemporaneamente dei diritti e dei doveri.  I diritti sono quelli relativi al rimborso del debito e alla percezione degli interessi sui titoli del debito pubblico posseduti; i doveri riguardano invece la necessità di fornire un appropriato contributo alla raccolta delle entrate tributarie necessarie per far fronte all'onere dello Stato per gli interessi sul debito pubblico e per il suo rimborso. [...] Il problema della finanza pubblica si è complicato perchè si intrecia con una incapacità strutturale dell'economia italiana di crescere in modo adeguato. [...]" (Fonte: Introduzione - Il debito pubblico, I.Musu, Il Mulino)

La presente introduzione ha avuto una stesura suscettibile di revisione al marzo del 2006; giunti al settembre del 2011, comunque, sembra che qualcosa di molto consistente stia peggiorando.  Il debito pubblico è, da testimonianze recenti, uno dei fardelli con cui l'Italia si è trovata (improvvisamente?) a far di conto. Se a luglio 2010 aveva cifre prossime ad 1839miliardi di Euro, ad oggi ha sforato quota 1911miliardi: in poco più di un anno si è registrato un aumento del 4% circa ([(1912-1839)/1839]*100=3,9% , nds) Notizie dei giorni passati hanno registrato, infine, una volontaria immissione delle autorità cinesi: in maniera successiva all'acquisto di titoli da parte della Banca Centrale Europea, anche lo stato cinese vorrebbe fare la sua parte per aiutare lo Stato italiano.  Contrariamente a quanto scritto nell'introduzione precedente, dunque, non sono solo i cittadini italiani a finanziare lo Stato italiano detenendo azioni di debito pubblico.  La domanda successiva da porsi è, dunque, una e molto semplice: chi ha il diritto di maturare una qualche forma di interesse nei nostri confronti?  Il quotidiano L'Unità riporta oggi in un quadro esplicativo i possessori del nostro debito, citando una fonte del Financial Times (M.Stanley). Chi ci finanzia è chi segue:

  • 194 miliardi di Euro: banche straniere;
  • 693 miliardi di Euro: investitori esteri;
  • 174 miliardi di Euro: altri investitori esteri;
  • 230 miliardi di Euro: assicurazioni e fondi comuni europei (NON italiani);
  • 95 miliardi di Euro: investitori asiatici (63 miliardi circa già in mano alla Cina);
  • 884 miliardi di Euro: investitori nazionali (Banca d'Italia, banche, istituzioni finanziarie, piccoli investitori).

In termini matematici inequivocabili, dunque, il nostro debito pubblico (su un totale di 2270 miliardi?) è in mani italiane per il 39% del totale. In altre parole, per fortuna o purtroppo, chi ha diritto di maturare qualche forma di interesse dalle nostre casse statali è pari al 61% dei finanziatori.  Andando avanti a questo ritmo, dove sarà possibile arrivare?  Esiste un limite oltre il quale l'elastico del debito arriverà a rottura?  Ignoranza chiede, politica ed economia devono rispondere: un futuro deve per forza esistere. 


Fonti:  "Il debito pubblico", Ignazio Musu, Il Mulino; Articoli da L'Unità del 15-9-2011.

ITALIA E DEBITO PUBBLICO: CHI CI FINANZIA?


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :