Italia ed (ir)responsabilita' nazionale: attaccandosi alle poltrone

Creato il 06 maggio 2011 da Alessandro @AleTrasforini

E rimpasto fu, dunque. Senza se e senza ma.   In un momento in cui l'Italia ha bisogno di stampelle, arriva il Governo del Fare ad aggiungere poltrone e comodi sottosegretariati per accontentare il deputato vicino, bisognoso di considerazione e ricompensa.  Qualcuno potrebbe, forse inavvertitamente, scrivere di uomini passati alla cassa senza colpo ferire. Essere responsabili coincide con l'aumento del proprio peso specifico all'interno di un Governo forse più distrutto del Paese che si trova ad amministrare.  Il giorno precedente ad uno sciopero generale che dovrebbe forse scuotere l'Italia sono arrivate le nomine per alcuni tanto ambite ed agognate. Nuove caselle sono state riempite per consegnare il Paese alla strategia del compromesso politico, sintetizzato dall'equazione seguente: dai voto, prendi incarico (o compenso?, nds). L'informazione italiana è paralizzata e costretta a focalizzare le proprie attenzioni su questa politica fatta di accordi, compromessi, sottosegretariati o viceministeri.  In un qualsiasi altro Paese, senza dubbio, un Presidente del Consiglio si sarebbe dimesso senza bisogno di un 14 dicembre. Se si potesse scrivere la sceneggiatura di un film sulla tristezza dell'attuale situazione politica, servirebbe un titolo semplice ma significativo: "All'incasso ed incollati alla poltrona." Parte del (de)merito di questa situazione va, come sempre, ad un'alternativa che ancora non sa dove indirizzare le proprie antenne.  Tra le nuove poltrone, importanti deleghe sono state assegnate ai responsabili di questo Governo:
  • agricoltura;
  • welfare;
  • sviluppo economico;
  • economia;
  • infrastrutture;
  • beni culturali;
  • ambiente.
Il trucco è estremamente semplice: distribuire poltrone per avere la certezza di sopravvivere.  Nel mentre, rimangono come costante parole tradite e quasi divenute anticostituzionali. Viene da pensare, ogni tanto, a cosa potrebbero pensare di questa politica  gli uomini che hanno fatto grande la Storia dell'Italia passata. Non c'è più una politica, infatti. Tutto è pro contro lo stesso uomo che dal 1994 impera su cronache e gossip prima che su riforme.  Altrettanta responsabilità va a tutti coloro che continuano a permettere il perpetuarsi di questa sventura.  Al di là di ogni Iniziativa Responsabile pensabile e possibile, l'indignazione in un Paese ferito aumenta.  Le persone capaci, anche incluse nello schieramento attualmente di maggioranza, stanno scalpitando per costruirsi un futuro una volta che questo pensionato avrà dato l'addio alle scene politiche (od avrà ottenuto un comodo salvacondotto?, nds).  Non serviranno delfini nè eredi, per poter uscire a testa alta da questa fase.  Servirà quella dignità che molti hanno già venduto, certi di ottenere poltrone e stipendi garantiti. Servirebbe anche un colpo di reni da parte di qualche impensabile: un velo di ribellione in più, qualche voto in meno quando viene chiesto di certificare che Ruby sia la nipote di Mubarak.  Qualcuno nella maggioranza lancia segnali pessimistici sul futuro, anche più immediato: "A questo governo per andare avanti altri due anni servono dieci nuovi sottosegretari." Faranno diventare responsabili anche le poltrone delle due Camere, se sarà necessario a garantire stabilità e governabilità. Nel mentre, sembrano dimenticarsi di una disoccupazione galoppante.  Chiusi nei palazzi certificano curriculum, oppure smaltiscono le delusioni per le poltrone ambite ma non assegnate.  Sullo sfondo, facendo una rima, la costante alternativa che non arriva.  Rimane chi attende, speranzoso e militante. Sia mai che, un giorno non lontano, la responsabilità nazionale torni a girare veramente dalle parti di chi lotta per qualcosa di grande.  Un pensiero, infine, a quanti nella giornata di oggi hanno scelto di scioperare. E' in loro che si dimostra anche responsabilità per un futuro migliore, di pari passo ad una dignità dotata ancora di peso specifico: "Tra i lavoratori ho trovato un bisogno straordinario, molto più grande di quello di avere un alto salario, di diventare persone libere, di conoscere." (Bruno Trentin, sindacalista, politico e partigiano italiano) p.s.: quanto scritto è assolutamente casuale, oltrechè frutto di una mente palesemente malata e distorta. 
 

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