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Italia, il dramma dei disoccupati over 50. In 5 anni aumento del 147% di quelli che non trovano più lavoro

Creato il 13 luglio 2014 da Stivalepensante @StivalePensante

Fino al 2012 la riforma Fornero aveva protetto gli over 50, a discapito degli under 34. L’anno scorso invece si è rivelato un 2013, con un aumento dei disoccupati sopra i 50 anni ha sfiorato il 147%, rispetto al 2008. Si parla di oltre 438mila lavoratori giudicati troppo giovani per la pensione e troppo anziani per essere reinseriti sul mercato del lavoro. Questo è accaduto a causa dell’assenza di politiche efficaci, che sarebbero dovute messe in essere per tutelare i lavoratori di questa fascia di età. In media, per un ultracinquantenne ricercare e trovare una nuova occupazione è durata, nel 2013, anche più di di anni, ben ventisette mesi. A dirlo è uno studio dell’Adapt, il centro studi fondato nel 2000 da Marco Biagi, che fa il punto sulla situazione occupazionale dei lavoratori “maturi”.

(messina7.it)

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Le politiche regionali di incentivazione per aiutare i disoccupati over 50. Al momento sono solo 8 le Regioni che hanno varato interventi mirati, mentre in 4 sono stati adottati incentivi generici ed in altre 8 regioni su 20 è completamente assente qualsiasi forma di sostegno. La maggior parte degli interventi locali, dedicati agli over 50 sono di tipo economico mentre i rimanenti si dividono in azioni integrate o in azioni strettamente formativa, queste ultime però risultano essere davvero rare. In generale però, rileva l’Adapt, gli incentivi economici alle assunzioni “non sembrano di fatto particolarmente efficaci”. “L’effetto spiazzamento”, infatti, legato all’affollamento degli incentivi, nazionali o locali, rivolti a diverse categorie di lavoratori, è dietro l’angolo. Per essere efficaci, invece, “gli incentivi alle assunzioni dovrebbero essere concentrati soltanto su pochi e specifici target”. Tra le regioni che non hanno attivato nessuna normativa che disponga incentivi all’assunzione di lavoratore over 50enni applicabili direttamente, l’Abruzzo, la Basilicata, la Campania, l’Emilia Romagna, la Liguria, l’Umbria e il Veneto. Ma anche nelle realtà territoriali che hanno varato programmi ad hoc l’allarme resta alto, soprattutto al Sud. In Calabria, per esempio, che pure ha adottato benefici economici in favore di ultracinquantenni disoccupati, il dato è ancora allarmante. Risulta occupato infatti, nella fascia 55-64 anni, solo il 38% della popolazione complessiva nella corrispondente classe d’età.

L’aumento dei disoccupati over 50 tra gli uomini e le donne. La crescita della disoccupazione degli over 50 deriva per la maggiore dai settori delle costruzione e dall’industria manifatturiera: dal 2008 al 2013, infatti, hanno registrato quasi il 60% della crescita del totale dei disoccupati uomini. Le donne, invece, hanno perso lavoro soprattutto nei comparti dei servizi collettivi e alla persona.

La ricerca di lavoro dei disoccupati maturi. I canali utilizzati dai disoccupati maturi per cercare lavoro non si discostano troppo, comunque da quelli della media dei disoccupati. Circa 9 su 10, dice ancora l’Adapt, si affidano infatti, al passaparola di parenti e amici mentre 1 su 3 si affida ai centri per l’impiego. Meno diffuso, invece, rispetto al totale dei disoccupati, l’invio dei curricula (54% contro il 69,4%), la consultazione di internet (31,9% rispetto al 53,5%) e il ricorso alle agenzie interinali (15,3% rispetto al 19,2%). Rispetto al periodo pre-crisi, inoltre aumenta la frequenza di chi si trova senza occupazione o in Cig, dal 5,5% del biennio 2007-2008 al 7% del periodo 2012-2013. Transizioni, queste, più frequenti nel Mezzogiorno (8,9%) e per i meno istruiti; il 28% non ha infatti titolo di studio e il 18,3% solo la licenza elementare. Le professioni maggiormente richieste tra gli over 50 si concentrano ai due estremi tra le cosiddette low skill (62%) e quelle che richiedono competenze ”dirigenziali” high skill.

La diversificazione degli impieghi. Al primo posto ci sono le professioni operaie specializzate (26,2%), le professioni non qualificate (21%) e quelle operaie qualificate (15%). Seguono le professioni esecutive del commercio e dei servizi e tecniche (11-12%), impiegatizie a carattere esecutivo (7,3%) ed intellettuali (6,3%). A fronte di tutto questo dunque, il suggerimento che arriva dal centro studi si concentra sui servizi all’occupazione. “Potrebbero essere più efficaci l’incentivazione dell’adozione di buone pratiche manageriali e di un’efficiente rete di servizi di outplacement e ricollocazione degli over 50″.


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