Italia: mercati e bancarelle, un giro di affari pari a 30 mld l’anno

Creato il 06 maggio 2014 da Stivalepensante @StivalePensante

Un settore vitale, in grado di generare 30 miliardi di fatturato e dare lavoro a più di 250mila addetti divisi tra quasi 183mila imprese. Che adesso, però, rischiano di rimanere schiacciate tra crisi, abusivismo, assurdi lacciuoli e una pressione fiscale insostenibile.

(blog.contemporarytorinopiemonte.it)

L’Anva – l’associazione di categoria Confesercenti che riunisce gli imprenditori del commercio su aree pubbliche - celebra la sua XX assemblea. E, con l’occasione, fa il punto su un comparto economico tra i più antichi e caratterizzanti d’Italia, diffuso capillarmente su tutto il territorio nazionale attraverso oltre 5.800 mercati. ”Un patrimonio economico e culturale inestimabile – spiega il presidente di Anva, Maurizio Innocenti, nel corso della sua relazione – intriso di storia e lavoro. Non è un caso che a Milano Expo 2015 saranno presenti collegamenti quotidiani su maxi schermi che riporteranno le voci e i colori dei nostri più importanti e storici mercati: Campo dei Fiori, Vucciria, Rialto. I nostri mercati sono emblema planetario del colore e del calore del nostro commercio”.

“E’ un patrimonio che altri ci riconoscono ma che noi – aggiunge - rischiamo di non sapere preservare. Fino a qualche anno fa i nostri mercati brillavano di vitalità commerciale nei principali centri delle città. La crisi economica e la crisi dei consumi, tuttavia, hanno travolto anche le nostre attività: abbiamo perso appeal”.

“In questi anni – continua Innocenti - abbiamo subito e stiamo subendo le scelte e le decisioni delle amministrazioni comunali che vanno spesso in direzione opposta a quelle che sono le nostre esigenze. Il mercato è un oggetto commerciale che trova le proprie energie e vitalità nell’equilibrio dell’offerta nel Paese e nell’intelligenza imprenditoriale dei singoli: se vien meno l’equilibrio il mercato va in default”.

“Inaccettabile è il fatto che la Tari costerà per gli imprenditori del commercio su area pubblica molto di più rispetto alle altre categorie. Non si può sottacere, poi, che la presenza di imprenditori di nazionalità extracomunitaria sia ormai talmente invasiva ed evidente da avere innescato una trasformazione del settore, né dei 30mila venditori abusivi che quotidianamente stazionano presso i nostri mercati”, avverte.

“Dobbiamo a questo punto – conclude il presidente di Anva – comprendere che è giunto il momento di fare rete. Le nostre esperienze e intuizioni commerciali vanno messe a sintesi, per fare di più e meglio: la gestione delle aree pubbliche destinate al commercio deve essere affidata alle imprese. O cominciamo a ragionare in termini di gestione consortile delle nostre attività o rischiamo veramente di autodistruggerci: un mercato non governato, infatti, è destinato a perdere peso e qualità, e a costare molto di più ai singoli imprenditori”.

(adnkronos.it)


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