Magazine Cultura

Italia promossa, promessa, in promozione..

Creato il 25 agosto 2012 da Albertocapece

Italia promossa, promessa, in promozione..Massimo Pizzoglio per il Simplicissimus

La campagna di “promozione” dell’Italia continua senza sosta: ieri Cdm (e ormai ognuno dà una traduzione personale degli acronimi), il primo dopo le vacanze estive,  in cui tutti i ministri, da bravi scolaretti, sono andati dal maestrino a far vedere che hanno fatto i compitini delle vacanze.
Come in tutte le scuole private in cui si è entrati non per merito o per casualità, ma per censo e amicizie appropriate, sgomiteranno per far vedere come sono bravi e assicurarsi la benevolenza del Premier Homme e, magari un po’ di visibilità anche con la preside tedesca. Magari un posto da capoclasse.

LaFornero è l’unica un po’ pasiata, perché è anche l’unica che il suo sporco lavoro l’abbia già messo in pratica e le tribolazioni lamentose di milioni di italiani lo stanno a testimoniare ogni giorno.
Fino a ora si era limitata a lanciare torbide previsioni per il prossimo autunno (e molti, a dispetto del clima africano, già sentono i morsi dell’inverno) salvo qualche esclamazione d’azegliana tipo “Noi abbiamo salvato l’Italia, ora voi arrangiatevi” che dimostra l’indubitato affetto e vicinanza verso gli italiani e le loro difficoltà.
Ieri, immancabile al meeting ciellino, ha sparato la sua versione del “meno tasse per tutti!”, ottenendo lo stesso livello di credibilità del Minore-dei-mali, salvo che dai giornalini aziendali di governo.

Profumo (di cosa lo esprimono bene i graffitari del politecnico) continua a far finta di fare cose nuove conservando con passione e cautela tutte le nequizie di Marystar Gelmini, riuscendo ancora a peggiorarle ove possibile. Alcune iniziative formidabilmente e genialmente innovative, tipo i corsi unicamente in lingua inglese, hanno trovato ostacoli per primi tra i suoi stessi colleghi ministri, che essendo anche professori, hanno temuto di dover mettere insieme interi discorsi con un significato plausibile, invece che un paio di parolette attaccate alla meno peggio, come spending review.
Ve lo immaginate er Polillo che discetta in albionico idioma? Manco l’Albertone dell’americano a Roma…

Stesso comportamento per Catania: ha talmente apprezzato il giocattolone messo a punto dal suo inquisito predecessore, che l’ha fatto suo: consulenze, veicoli e sagre a go go (forse, vedi sopra, ha capito spending revue…) e, soprattutto, il sito Aiol.it che, come per l’integerrimo Romano, riporta il suo nome ogni tre parole come fosse un intercalare, che agli agricoltori in siccità non porta nulla, ma alla sua autostima fa benissimo.

La Cancellieri un po’ sottotono, perché questo popolo imbelle non si è sollevato come sarebbe stato immaginabile dopo il massacro comminato in quest’anno scarso di guida tecnica e quindi il suo pugno di ferro, promesso e promosso a sistema, non ha potuto esibirlo come desiderato.
E avrebbe anche faticato a metterlo in pratica, perché i tagli alle forze di polizia operati da tutta la compagine, e in tutte le pieghe più recondite della revisione di spesa, non avrebbero consentito di tenere a bada che qualche colle della capitale, magari coadiuvati da qualche oca (quelle vere in carne e piume, mica quelle in carne e piumini del precedente governo).
Il tentativo di sparigliare con l’accorpamento dei corpi di sicurezza dello Stato, per ora giace in un cassetto, fortunosamente e fortunatamente.

La giustizia della Severino continua a ronzare intorno alle duo pustole graveolenti delle intercettazioni e della corruzione, e non se ne cava un ragno dal buco.

Ma lei non credo se ne curi più di tanto: è talmente poco convinta dell’utilità di un qualunque cambiamento, ai fini del suo lavoro “vero” di avvocato dei grandi truffatori, che riuscirà a traccheggiare ancora fino a fine legislatura con elegante nonchalance.

Braccobaldo Balduzzi è stato nascosto sotto il banco a giocare a figurine fino a quando, ripreso dal maestrino,  ha tirato fuori dal cappello la norma sui “princìpi attivi” che per la sua assoluta inutilità ha fatto scuotere la testa a medici e farmacisti per pochi minuti, ma ha fatto spendere fiumi di inchiostro ai “Giornalini di classe”.
Forse hanno equivocato una sua esilarante, quanto incompresa, battuta sui “prìncipi attivi” fatta a proposito di Filippo di Edinburgo al giubileo.

In mezzo alla classe c’è poi il gruppo delle “carpe”.
Come ben spiega Amelie Nothomb, stanno sotto il pelo dell’acqua ed osservano il mondo attraverso quel velo che sfoca e opacizza, ma che nasconde e protegge.
E, se non spunta un orecchio di Giarda o il riporto acrobatico di Moavero, consente di non mostrare particolari meriti, ma neppure clamorose gaffes.
Terzi può stare a Sant’Agata leggendo Salgari e le avventure di marinai e pirati sulle coste indiane.

Gnudi può vestire i nipotini omonimi.

Barca, dopo il terremoto in Emilia, pensa che la “coesione territoriale” sia un problema dei geologi della Protezione Civile.

Ornaghi, italico Shaolin, vuole dimostrare, come un vero monaco, di poter sopportare senza batter ciglio ferite, colpi, ingiurie e crolli del patrimonio architettonico e culturale del nostro paese: lui, stoico, riesce a restare impassibile.

E’ ormai cintura nera, ottavo dan.

Catricalà continua a far finta di essere un’oliva greca, salvo strizzare l’occhiolino a Berlusconi da dentro un Martini Dry (mescolato, non agitato).

Di Paola fa melina e spera che gli italiani si dimentichino degli F35 e dall’America gli arrivino i bollini premio promessi.

Subito fuori dalle carpe (e lì il Profumo è di pescheria chiusa dai Nas) si aggira il Tristuomo, uno che ha Grilli per la testa e poc’altro. L’espressione rubata a Basil Rathbone (che però, finita la scena, era un uomo di gioviale ironia) ci porterebbe a solidarizzare con lui, immaginando la perdita di un parente caro o un’indisposizione tergale fastidiosa.
Ma l’impostazione delle rughe sopracciliari così fissa porta a pensare più a un lungo esercizio di fronte allo specchio, come per la collega Elsa, con quella ruga a forma di fessura per le monete di un parchimetro ed è proprio nell’uso dell’espressione da Pierrot Lunaire che nasce l’attrito tra i due (LaFornero si è subito dipinta la lacrima sulla guancia)
Grilli ha quello sguardo basso e attento alle più minuscole variazioni dello spread che ci mette un po’ d’ansia, la ferita che ha al posto della bocca si inclina in su: bene, lo spread scende. Gira in giù: apocalisse, siamo di nuovo al baratro!
Con il maestrino non ha problemi, è uno dei superstiti degli esperimenti di Pavlov.
Il suo compito ufficiale è continuare a dire che non c’è un soldo, specie con l’odiata piemontese.

Restano i fenomeni: Ciccia e Sgrinfia!
(Per i meno topolinomani, erano i complici di Gambadilegno)
Ed è tutta loro l’attenzione delle ultime settimane, degli sgomitanti sono i campioni.

Passerà è la punta di diamante in questa tornata del Monopoli montiano, il primo a rompere la consegna del silenzio dopo il Cdm: decisionista, desiderato (anche dalla procura di Milano), dinamico, disinibito, dandy.
Soprattutto con dei problemi di memoria a breve.
Nel vulcano di proposte di iniziative indispensabili, continua a sfornare nuove idee geniali che collidono con quelle di pochi giorni prima: come far digerire ai (teorici) neo-concessionari  di spiagge ex-oasi-naturali e altri pezzi delle coste dello stivale che presto, a pochi metri, avranno la Deepwater Horizon? convincendoli che, in caso di incidente, potranno affittare i lettini multifunzione con baldacchino e massaggio thai ai turisti del dolore? a quelli che han fatto le vacanze a casa Messeri o in spiaggia al Giglio vista Concordia?
In più, come farci arrivare, a quelle spiagge svendute ai briatorici, le torme di turisti da questi attesi se si decapitano aeroporti e ferrovie e si lascia fare ai petrolieri il prezzo della benzina?
Dura a morire anche la teoria da complottisti bolscevichi che gli effetti del terremoto in Emilia siano in parte correlati a sessant’anni di estrazione di gas.

Sull’oro nero ricavato qualche dubbio serpeggia, visto che, strizzando ogni singola goccia di petrolio stimata sotto il patrio suolo, arriviamo a un valore in denaro equivalente a un terzo dell’evasione fiscale di un anno, che con poca fatica potremmo ottenere senza bucare nulla, inquinare nessuno, anzi, migliorando la qualità dell’aria (morale) che si respira.
Mentre il “petrolio italiano” (ricordi autarchici, ma il marito della Elsa ha proposto l’oro alla patria, quindi…) potrebbe durare al massimo tre o quattro anni, ma i danni per sempre.
Ma per i problemi ambientali, nessun problema: salta fuori Sgrinfia… ehm… Clini, che risolve tutto dando la colpa allo Stato, che non doveva mettere le riserve petrolifere così vicino alla costa.

Fresh & Cleany ha il potere di sgravare qualunque industriale truffaldino da ogni responsabilità, con il suo potere sgrassante, pulisce la coscienza anche di uno speculatore russo.
A parte le proposte odierne sull’autotrazione, il clou l’ha dimostrato a Taranto, con la strenua difesa dell’Ilva e della fabbrica della morte.

Perché bisogna “promuovere il territorio”, anche se in realtà a prezzi, per l’azienda che ha creato tutto questo, da “promozione“, da saldo.
Già, perché (e qui i due studenti modello parlano in coro) “l’importante è attrarre gli investitori stranieri!”.

In tal caso, cari Ciccia e Sgrinfia, conviene lasciare tutto com’è.
Vista la tradizione italiana di investitori stranieri, Thyssen a Torino, Eternit a Casale, Icmesa a Seveso solo per citare i primi che vengono a mente, per attirarli la cosa migliore è proprio chiudere gli occhi e lasciarli fare quel che vogliono.

Non bisogna essere degli entomologi esperti per sapere che per attirare le mosche funziona molto meglio la merda del miele.


Filed under: Governo, Italia, Massimo Pizzoglio

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :