L'Italia che spreca troppo e che è troppo spendacciona rispetto agli altri paesi europei, è uno dei temi più ricorrenti nel misero dibattito politico e non solo. E magari chi lo sostiene ha anche ragione. Infatti, a vedere bene i dati e i grafici, è questo quello che emerge. E il grafico che segue ne è l'evidenza.
Come si osserva dall'immagine, l'Italia, dal 1995 in avanti, ha speso sempre di più rispetto alla media UE a 27 paesi. Mentre, dal confronto con la Germania, emerge che la spesa tra i due paesi in rapporto al Pil diverge significativamente a decorrere dal 2006, fino ad arrivare ai differenziali massimi attuali che indicano per la Germania una spesa pubblica al 44.7% del Pil, e per l'Italia al 50,7%. Sei punti percentuali in più, sono circa 90 miliardi di euro. Un enormità, insomma. Ovviamente, a favorire l'accentuarsi della divergenza della spesa italiana rispetto a quella tedesca in rapporto al Pil, ha contribuito anche la crisi che si è abbattuta sull'Italia in questi ultimi anni, che ha impedito la crescita del PIL e di conseguenza anche una minore incidenza della spesa rispetto alla ricchezza prodotta, essendo la spesa non del tutto elastica rispetto alle dinamiche del PIL. Ma la "sorpresa" (che sorpresa non è) arriva depurando la spesa per interessi dal confronto tra la spesa pubblica di Italia, Germania e UE27.
Dal grafico possiamo dedurre che la spesa pubblica italiana, al netto di quella per interessi, non solo si pone sistematicamente al disotto di quella della media UE27, ma anche rispetto alla Germania fino al 2006; mentre, nel periodo successivo, accorcia significativamente il differenziale nei confronti di quella tedesca: differenziale, ribadiamo, influenzato anche dalla dinamica del Pil tedesco estremamente più favorevole rispetto a quello italiano. Con ciò non si vuole di certo affermare che nella spesa pubblica italiana non esistano sprechi, anomalie (come, ad esempio, la spesa pensionistica, che risulta eccedere rispetto alla media dei Paesi dell'Eurozona) o sacche di privilegio che andrebbero tagliate ed estirpate. Ma è chiaro che la componente relativa alla spesa per interessi, assumendo grandezze più che anomale, dovrebbe destare maggiore preoccupazione ed attenzione da parte del governo, in attesa che si arrivi a qualche soluzione "irrituale" (ma non troppo) per ridurre lo stock del debito pubblico, abbattendo il costo del debito verso livelli di maggiore sostenibilità. I motivi sono noti e sono sempre gli stessi: elevato volume di debito pubblico sia in termini assoluti che in rapporto al PIl e costi di finanziamento del debito superiori a quelli che sostiene la Germania, ancorché fortemente ridotti negli ultimi 12/18 mesi grazie al contributo (effettivo e/o annunciato) delle banche centrali che hanno determinato uno schiacciamento dei rendimenti.
Per rendere ancor più evidente il divario esistente, osserviamo il grafico che segue:
L'immagine ci rappresenta il divario tra la spesa per interessi in rapporto al Pil tra i paesi considerati.
Si osserva che l'Italia sostiene costi di finanziamento sul debito mediamente superiori al 2.5-3% del Pil in rapporto agli altri Paesi: circa 45 miliardi di euro in più rispetto a quelli che l'Italia spenderebbe seguendo le dinamiche virtuose degli altri paesi considerati. Si osserva anche che, dal 2010 in avanti, la curva diventa più ripida a causa della contrazione del Pil, dell'aumento del debito pubblico (salito di circa 300 miliardi) che assorbe risorse aggiuntive in termini di spesa per interessi, e a causa dell'aumento dei tassi di interesse nelle emissioni collocate a tassi più elevati rispetto agli attuali.
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