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Italia: un paese con l'IRPEF "Salvaricchi" - Ma intanto qualcuno fra i super-ricchi inizia a parlare di patrimoniale

Creato il 25 ottobre 2013 da Tafanus
Queste sono le aliquote IRPEF in alcuni paesi europei, con riferimento allo scaglione più alto
  • Belgio: 53,7%
  • Spagna: 52,0%
  • Francia: 50,7%
  • Regno Unito: 50,0%
  • Austria: 50,0%
  • ITALIA: 48,6
  • Germania: 47,5%

(Dati OCSE, relativi al 2012)
Come si vede, in tutti i paesi considerati - tranne la Germania - non è scandaloso che l'aliquota Irpef per gli scaglioni più alti di reddito superi il 50%. Solo nell'Italia di Berlusconi & Letta toccare i redditi più alti, anzichè bloccare i miseri adeguamenti all'inflazione di pensioni miserrime è considerato un reato di lesa maestà. Ne vogliamo parlare?
Intanto il discorso di una patrimoniale SERIA diventa sempre più ineludibile, checché ne pensi la becera destra italiana.
Se arriva la patrimoniale:  una stangata una tantum, resa digeribile perché presentata come una grande operazione di "oro alla patria" e basata sul gentlemen's agreement che non verrà ripetuta (di Orazio Carabini E Paola Pilati - l'Espresso)
Christine-LagardeAl di là della presa di distanza di Christine Lagarde, capo del Fmi, quella della patrimoniale è una idea che può fare strada, o è solo un ballon d'essai? Il clima nazionale sta cambiando. Quella borghesia ricca che una volta pensava solo a mettere al caldo i propri beni nei paradisi fiscali, oggi si mostra sfibrata dall'incapacità del Paese di uscire dal guado, e potrebbe quindi essere più incline a gesti di salute pubblica. La barriera psicologica dei diritti acquisiti è crollata: con il contributo di solidarietà sulle pensioni, con il taglio retroattivo delle detrazioni fiscali, con la rateizzazione del pagamento delle liquidazioni dei dipendenti pubblici. E ora, dopo le nuove regole sull'Unione bancaria, con la possibilità di coinvolgere nel salvataggio gli obbligazionisti delle banche.
Il passo non è facile, tecnicamente e politicamente. Ma il Fondo nel suo studio fa un ragionamento più rotondo: esamina i sistemi di tassazione e osserva che nel mondo non solo la disuguaglianza sociale è aumentata, ma che è diminuita gradualmente la progressività degli obblighi fiscali. Il combinato disposto delle due cose ha fatto sì che il 10 per cento della popolazione, il gotha della ricchezza, ha avuto un incremento "spettacolare" di benessere e di mezzi a disposizione. C'è dunque spazio, in cima alla piramide, per incrementare le tasse. Attenzione, però: i ricchi sono la parte più mobile della popolazione. Possono muovere i propri capitali, spostare come vogliono le rendite, cambiare senza problemi residenza e la scuola dei figli. E quindi emigrare dove il fisco è più vantaggioso. È per questo che il Fondo avverte che la prima mossa è rendere più stretta tra i paesi la trasmissione di informazioni sui beni dei residenti: proprio quello che ha appena accettato di fare il paese simbolo del segreto bancario e fiscale, cioè la Svizzera, che da novembre dà il via alla stagione della trasparenza. Una rivoluzione che cambia profondamente la geografia finanziaria europea.Tutti questi indizi fanno una patrimoniale o almeno ne preparano il terreno? «Il momento adatto a introdurre una patrimoniale era due anni fa, all'avvio del governo Monti», risponde l'economista Marcello Messori, «ora più che una tassa straordinaria vedo più utile mettere in campo diversi strumenti: rimettere una tassa sulla casa, ripristinare quella sulle eredità, e avviare tagli di spesa che diano risultati negli anni».

Sul fatto che il treno della patrimoniale sia passato due anni fa, quando lo spread era ai massimi, concorda anche Stefano Simontacchi, docente di diritto tributario internazionale e avvocato nello studio Bonelli Erede Pappalardo: «Attenzione, perché dobbiamo attirare le grandi ricchezze, non farle scappare», dice. «Semmai, dobbiamo promuovere una "voluntary disclosure", una volontà di trasparenza da parte dei contribuenti: faccio regole più stringenti per il futuro, ma oggi creo le condizioni per rendere vantaggiosa l'autodenuncia di chi ha evaso il fisco o portato capitali all'estero. Primo, depenalizzando la dichiarazione infedele, secondo, riducendo del 50 per cento le sanzioni amministrative ma non le imposte evase. Insomma, l'Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza non devono più presentarsi come "i cattivi" che vogliono stritolare l'evasore, ma come un'amministrazione pronta a cooperare. Anche con i miliardari».
Tutto perfetto, ma il problema del debito resta. E anche la consapevolezza che con quel fardello il Paese non avrà mai fiato per correre. Forse il governo delle larghe intese, a suo tempo paragonato a quello Cdu-Spd che all'inizio degli anni 2000 ha realizzato le dure riforme destinate a rimettere in carreggiata l'economia tedesca, dovrebbe chiedersi se la questione del debito pubblico può essere lasciata a cuocere a fuoco lento per sempre o se invece non possiamo uscirne, o accelerarne l'uscita, con operazioni a carattere straordinario. Tra le quali la patrimoniale ipotizzata dal Fondo monetario è un possibile strumento. Anche se non il solo. C'è chi ha evocato la possibilità di allungare le scadenze dei titoli e di abbassare i tassi, con un'operazione di sottoscrizione volontaria. Purtroppo però nel clima "divisivo" che caratterizza le larghe intese del governo Letta non si può nemmeno accennare a tali ipotesi senza fare crollare il mercato per la fuga degli investitori.

Espresso


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