Magazine Economia
***Il Fondo monetario internazionale non ha mai offerto aiuti all'Italia. La precisazione sui contenuti dei colloqui avvenuti al G20 in merito ai Paesi a rischio è arrivata puntuale a smentire le parole pronunciate da Silvio Berlusconi nelle conferenza stampa conclusiva al vertice G20 di Cannes. Per rovesciare la versione del premier italiano, è bastato che il direttore del Fmi Christine Lagarde prendesse la parola: «Il problema dell'Italia è la mancanza di credibilita» fonte***
E visto l'attuale situazione, i dubbi più forti gli hanno proprio i mercati, che non credono più in questa
nostra leadership politica.
fonte
***C‘è una crisi di fiducia verso l’Italia ha detto il Capo dello Stato Giorgio Napolitano. Una crisi manifestata anche a piazza Affari con una chiusura in negativo oltre il 2.5% e con lo spread tra Btp e Bund sopra la soglia record dei 460 punti. fonte***
E tanto per rinfrescarci la memoria, ecco una previsione plausibile.
Arriva il 2012 e le famiglie saranno ancora più povere.
Il centro studi Prometeia annuncia un 2012 in cui il reddito disponibile delle famiglie calerà ulteriormente: sarà il quinto anno di seguito.
Preparatevi bene al 2012, anno in cui, con tutta probabilità, non sarà la tanto annunciata fine del mondo a doverci preoccupare, bensì qualcosa di molto più realistico e, purtroppo, inevitabile: il centro studi Prometeia ha infatti presentato, pochi giorni fa, il Rapporto di Previsione che delinea lo scenario dei mesi a venire, in cui ad una caduta del PIL media dello 0,3% dovrebbe seguire una ripresa piuttosto lenta, comunque inferiore all’1%. Una tendenza che, inevitabilmente, si rifletterà sul reddito disponibile delle famiglie.
Il rapporto sottolinea come lo snodo fondamentale per il nostro paese sarà «la ricostruzione della credibilità della politica economica italiana»; «l’eccessiva concentrazione» sulle esigenze di immagine di parte dei membri del Governo, messe a dura prova dai risultati elettorali di maggio-giugno, hanno, infatti, avuto un peso non indifferente quest’estate sulle nostre finanze, andando a riversarsi, così, sul debito pubblico, «a differenza della Grecia, la cui crisi non poteva essere evitata».
Parole che, inevitabilmente, potrebbero non suonare nuove alle orecchie di nessuno, se si pensa che, comunque, l’andamento della nostra economia è ormai da un decennio inferiore a quello europeo; e il futuro non prospetta niente di buono, con la domanda, sia interna sia esterna (influenzata a sua volta dalla crisi negli altri paesi, a partire dagli Stati Uniti) per la quale si prevede un sensibile rallentamento della crescita.
Ma quello che, maggiormente, dovrebbe mettere in allarme, saranno le conseguenze sulle singole famiglie che vedranno il proprio reddito disponibile scendere a causa dell’aumento della pressione fiscale che toccherà il 44% nonché per i problemi legati all’occupazione; negli ultimi cinque anni il reddito è andato a ridursi sempre più e, al termine di questo ciclo, le famiglie avranno perso il 5,6%, riportandosi ai livelli del 2000. Coinvolte in prima persona anche le imprese che pagheranno i costi dell’incertezza economica degli italiani con la caduta dei consumi ed il rallentamento degli investimenti.
«Dopo la prima fase della crisi che ha trovato il proprio fulcro negli Stati Uniti, le insufficienze istituzionali europee e la cattiva gestione di tali insufficienze hanno aperto un nuovo fronte della crisi questa volta in Europa» conclude il documento; una crisi che, questa volta tuttavia, non godrà dell’ “effetto sorpresa” devastante del 2008, all’epoca del fallimento Lehmann. Una previsione o, forse, una speranza? Sì, perché per il nostro paese « ricostituire la credibilità della classe politica e in subordine del debito pubblico» potrebbe essere un’operazione lunga e dolorosa, oltre che indispensabile, ma i cui benefici sarebbero condivisi da tutti: certo, sempre che si trovino rapidamente soluzione per i paesi europei a rischio e a condizione che tutto vada bene. Cosa niente affatto scontata. fonte
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