Putin perde punti pur mantenendo una guarnigione su due. Questa volta non c’entra la crisi siriana. Stiamo parlando delle elezioni comunali che si sono svolte durante lo scorso week end a Mosca e Ekaterinburg. Mentre sul piano internazionale e strategico lo zar del Cremlino è stato impegnato a San Pietroburgo nella sfida personale contro Obama durante il G20, per quanto concerne le questioni “domestiche” il suo movimento politico ha incassato una mezza vittoria o mezza sconfitta, per come la si vuole vedere.
Nonostante il movimento di opposizione abbia registrato il risultato elettorale più significativo durante i tredici anni dell’era Putin, Mosca si riconferma una roccaforte di primo piano del partito politico Russia Unita. Con il 51,37 % dei voti, per il sindaco Sergei Sobyanin è stato possibile scongiurare qualsiasi ipotesi di ballottaggio, dal momento che la soglia del 50 % è stata ampiamente superata.
D’altro canto non si sono fatte attendere le proteste di Alexey Navalny, candidato sindaco d’opposizione e attivista del movimento anti-corruzione. In una prima dichiarazione rilasciata alla luce dei verdetti elettorali, il blogger trentasettenne ha richiesto un secondo turno di votazione, minacciando massicce proteste di piazza se le autorità si rifiuteranno di indire un ulteriore scrutinio.
Si tratta in ogni caso di un risultato importante per Navalny, peraltro raggiunto senza alcun tipo di supporto finanziario né amministrativo. E’ un chiaro segno della disaffezione da parte della classe dirigente della Capitale nei confronti delle politiche attuate dall’ultima amministrazione filo-governativa.
Ma per Putin e Medvedev le cose non sono andate meglio nella terza città più grande del paese, Ekaterinburg. Il candidato della lista Piattaforma Civica, nonché attivista e fondatore del comitato Città Senza Droga, Evgeny Roizman ha vinto le elezioni comunali ottenendo il 30,11% dei voti. Roizman ha inflitto un duro colpo al suo principale rivale, il candidato del partito filo-governativo Russia Unita e vice governatore della regione Yakov Silin. Lo scarto tra i due è stato di 14mila voti. Per la poltrona di sindaco di Ekaterinburg, candidata ad ospitare l’esposizione universale EXPO-2020, si erano presentate dodici liste.
Navalny ha tutte le buone ragioni per lamentarsi, ma il suo risultato rappresenta comunque un successo e una svolta, soprattutto dopo la tenace campagna elettorale condotta per le strade. Si tratta di un esito storico che chiuderà fino a prova contraria il capitolo delle elezioni plebiscitarie dominate dai candidati dei partiti fedeli al Cremlino. Se non bastasse, l’avvocato e attivista politico può comunque sorridere; non va dimenticato che sopra la sua “testa” pende ancora una pena detentiva di cinque anni di reclusione per “presunte” accuse di frode fiscale, ça va sans dire. Bene. Secondo gli esperti, un risultato elettorale che supera il venti per cento dei voti esclude automaticamente l’incarceramento; quindi per le autorità sarebbe politicamente impossibile rimandarlo in prigione.
Ma Navalny non si ferma qui. In un post pubblicato su twitter, ha sostenuto di essersi aggiudicato almeno il doppio dei voti attesi. Inoltre, a corroborare le accuse di brogli alle votazioni è il suo stesso responsabile della campagna elettorale Leonid Volkov, che ha ribadito la necessità di aprire quello che per Mosca sarebbe il primo ballottaggio da dieci anni a questa parte. “Noi non riconosciamo questi risultati e chiediamo un secondo turno. Se il sindaco e il Cremlino ignoreranno le richieste del popolo mobiliteremo i cittadini per le strade già da domani”.