Cavalcando l’onda del rivigorito sentimento anti-fondamentalista dopo i recenti fatti di cronaca, la notizia della liberazione di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo continua a occupare un posto importante nei nostri quotidiani, sapientemente condita dai continui dubbi e scandali che si sollevano sulla vicenda, primo fra tutti il presunto pagamento di un riscatto milionario.
I fatti sono ormai più che noti: le due ragazze, da sempre vicine alla causa delle guerra civile che in Siria ha causato la morte di oltre 170.000 persone, si sono recate lo scorso luglio ad Aleppo, salvo poi essere rapite pochi giorni più tardi da alcuni miliziani del posto. Il 31 dicembre viene diffuso un video nel quale Greta e Vanessa affermavano di essere in pericolo di vita e chiedevano aiuto al governo italiano. Il 15 gennaio arriva la notizia della liberazione e subito scattano le polemiche: secondo i rapitori, il governo italiano avrebbe pagato l’astronomica cifra di 12 milioni di euro per far rilasciare le due ragazze, senza contare che non sono chiari i motivi del pericoloso viaggio in Siria. Il progetto delle due ragazze sarebbe stato quello di raccogliere fondi per donare kit di pronto soccorso e viveri alle popolazioni colpite dalla guerra, ma da alcune intercettazioni e da altre (in alcuni casi flebili) indagini sembrerebbe che questi kit fossero in realtà rifornimenti bellici per i ribelli, alcuni dei quali estremisti islamici, come riportato da diverse testate giornalistiche, tra cui Il Giornale.
Non c’è dubbio che il sentimento popolare dovuto ai fatti di Charlie Hebdo abbia contribuito a far avere a questa vicenda molta visibilità, con allusioni a rapporti con i fondamentalisti islamici o all’odio nei confronti dell’Occidente emerso da presunti stati e foto su Facebook. Tuttavia fa riflettere il pesante accanimento da parte dell’opinione pubblica, specie se relazionato a come sono invece stati trattati altri casi riguardanti italiani invischiati in situazioni scomode all’estero.
Impossibile non pensare al caso di due marò, sempre difesi a spada tratta da notiziari e talk show che ne richiedono il rilascio o quantomeno lo svolgersi in Italia del processo, ma che in fin dei conti sono due soldati accusati di aver sparato a dei pescatori innocenti.
Lo stesso accanimento mediatico è stato riservato a Fabrizio Pulvirenti, il medico di Emergency guarito dall’ebola (improvvisamente sparita dalle notizie di cronaca) ma non risparmiato dall’opinione pubblica. In missione in Sierra Leone per aiutare i malati, Pulvirenti ha contratto il virus e per la sua salvezza lo Stato ha pagato ingenti somme di denaro. Appena ristabilito, il medico ha dichiarato di voler tornare in Africa ad assistere i malati e subito è stato fortemente attaccato da chi si è sentito rapinato per aver curato un “perfetto incosciente” che “se l’è cercata”.
Di incoscienza sono state accusate anche Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, ma prima di dare giudizi affrettati bisognerebbe aspettare di avere un quadro chiaro e completo della vicenda.
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